Solo il mio silenzio

Aprile 10, 2015 in Libri, Net Journal, Primo Piano da Benedetta Gigli

Titolo Solo il mio silenzio
Autore Pina Ligas
Editore Pintore Edizioni
Pagine 212
Prezzo 15 Euro

 

SoloIlMioSilenzioFare davvero i conti con la propria identità, considerandola qualcosa di inconfondibile e unico, certo, ma che cresce e si modifica nel tempo. Come una pianta, il cui nome non cambia, ma la cui crescita dipende dal vento, dalla pioggia, dal terreno. Qualcosa che muta diventando sé stessa. Un processo non necessariamente lineare e positivo, dove potenzialmente incontriamo spigoli e grandine, e qualcuno magari passa di lì e stacca una foglia, magari nemmeno pensando che possa creare dolore. Eppure, sentire l’orgoglio del fusto che tende verso l’alto, e dei rami che si stendono e si cullano nell’aria.

L’identità di un’isola, dove quest’isola è la Sardegna, non è così facile da maneggiare, se vogliamo andare al di là dello stereotipo tascabile. Ci vogliono la voglia e il coraggio di raccontare come quella singola pianta cresce, distinguendola da tutte le altre che eppure a un primo sguardo sono uguali. Bisogna mettere la pianta nella Storia, quella che possiamo trovare facilmente sui libri, ma soprattutto quella delle fatiche e delle gioie di tutti i giorni.

Questa voglia e questo coraggio, nonché abilità e sensibilità, si trovano nelle pagine di Solo il mio silenzio, romanzo di Pina Ligas edito da Pintore. Qui la Storia scorre tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, dove fame, miseria e malaria timbrano di nero i giorni, e i corpi vestono le strette camicie dei sacrifici. La storia è invece quella di una famiglia, a partire dallo strappo di un bambino, Vincenzo, che nasce senza che la madre, Vittoria, ne dichiari il padre. Una crepa che si allungherà nello scorrere del tempo, attraversando la guerra, il fascismo, lo sfruttamento delle miniere, la costruzione della ferrovia, la presenza dei continentali, la presunta “modernità”.

Vincenzo sceglierà i gambali, ovvero gli animali e la terra, mentre Giulio, suo figlio scenderà sotto, conoscerà la buia durezza della miniera, e la marea della necessità lo spingerà fino in America.

Vittoria dovrà ovviamente fare i conti con lo specchio deformante della vergogna, cui saprà non cedere, dovrà affrontare l’ira senza appello dei genitori e alla fine sarà capace di costruirsi una nuova vita.

Pina Ligas affronta tutto questo con una scrittura nitida, che si tiene lontana dai facili effetti cui pure la materia potrebbe chiamare. Ha scelto una gestione del tempo non sempre lineare, che offre una tensione narrativa non scontata. Ci regala immagini vive di tradizioni, costumi, sentimenti, emozioni. Un romanzo che aggiunge un tassello importante al racconto dell’identità di un’isola.

Informazioni

L’autrice presenterà il libro a Parolario, manifestazione dedicata ai che si terrà a Como dal 19 al 27 Giugno