Sinceramente vostro, Šurik
Giugno 9, 2008 in Libri da Stefano Mola
Titolo: | Sinceramente vostro, Šurik |
Autore: | Ljudmila Ulickaja |
Casa editrice: | Frassinelli |
Prezzo: | € 18,00 |
Pagine: | 424 |
Gli uomini e le donne raccontati per contrapposte debolezze sullo sfondo dell’Unione Sovietica. Ecco in estrema sintesi cosa ci racconta Ljudmila Ulickaja in questo romanzo con cui è finalista al Premio Grinzane Cavour nella sezione Narrativa Straniera.
Il sinceramente vostro del titolo è un uomo che cresce senza il padre in un universo interamente femminile composto dalla madre e dalla nonna materna. La madre ha avuto per anni un rapporto a distanza, fatto di brevi, disperati e malinconici incontri, con un musicista, nella vana speranza che questi si decidesse finalmente a lasciare la moglie.
La nonna, raffinata intellettuale, dotata nelle lingue straniere, amante della letteratura, si fa putativamente carico della sua educazione. Vezzeggiato e coccolato in una infanzia senza spigoli vivi, Šurik cresce nella servizievole adorazione di queste due figure.
Il romanzo ci racconta la storia di Šurik ma anche quella delle innumerevoli figure femminili che gli ruotano intorno. Šurik è bello, prestante, gentile, non sa dire di no. Ecco che cosa scriverà di sé in una lettera a Lilja, forse l’unica donna di cui sia stato mai innamorato:
Tu lo conosci infatti il mio carattere, in sostanza mi piace essere guidato. Ma non è andata né in un modo, né nell’altro, e io mi sento un treno che hanno agganciato alla locomotiva sbagliata e adesso vola a velocità spaventosa, ma non sa neppure dove. Non scelgo quasi più niente, tutt’al più in rosticceria cosa comprare per il pranzo: bistecca di manzo o cotoletta impanata. Faccio sempre solo quello che è necessario oggi, e non ho nulla da scegliere. [pag. 165]
Šurik è convinto che le donne vogliano da lui una cosa sola, la compassione, che lui identifica con la prestazione sessuale. Il che non significa affatto sedurre e poi abbandonare: Šurik non lascia mai. Šurik è sempre pronto a fare una commissione, comprare medicine in farmacia, chiamare veterinari, accompagnare a casa ad ore impensate.
Šurik fa tutto ciò che ci aspetterebbe da un compagno fidato, salvo essere innamorato. Ecco che cosa si dice a proposito di una delle sue innumerevoli donne, Svetlana:
Era assolutamente felice e perfino sana, e per qualche minuto un velo sottile coprì l’abisso incolmabile fra la donna, per la quale l’amore è l’unico senso e contenuto della vita, e l’uomo, per il quale l’amore non esiste in questa accezione, ma della vita rappresenta solo una delle molte componenti.
Šurik è una specie di Don Giovanni alla rovescia, un motore immobile che non seduce per collezionismo: semplicemente, non sa dire no. Soprattutto, non sa volere nulla per se stesso, macerato dal senso di colpa che si installa in lui dal giorno della morte della nonna, avvenuta in sua assenza.
Il romanzo dunque diventa non solo la sua storia, ma soprattutto la storia delle mille possibili forme che assume l’illusione dell’amore che lui genera nelle donne, il loro desiderio disperato di essere amate, riconosciute, completate.
La narrazione di Ljudmila Ulickaja è godibilissima: ironica, spesso grottesca, svelta, caratterizzata da una capacità creare una storia anche per i personaggi più secondari. Ecco un esempio:
Era un esperto di lavorazione del legno, proveniva dalla famiglia di un ricco commerciante di legname polacco-lituano e aveva studiato in Svezia. Nella Lituania borghese aveva fatto in tempo a diventare professore all’Istituto forestale, s’intendeva non solo di tecnologia della lavorazione del legno, ma anche di valorizzazione delle risorse silvicole.
Queste righe sono dedicate al padre di Valerija, la bibliotecaria che darà a Šurik una occupazione stabile. Questo personaggio non comparirà mai più nel libro. Eppure della sua esistenza noi teniamo in mano tracce concrete. Così, in sottofondo, il romanzo diventa anche la storia della vita quotidiana d’un paese che non c’è più, ovvero l’Unione Sovietica: il lavoro, le raccomandazioni, i soprusi, la penuria del cibo e degli articoli più disparati.
di Stefano Mola