Serial killer a Groningen

Aprile 28, 2003 in il Traspiratore da Redazione

Quando si ha un budget ristreeeetto, ma si vuole lo stesso viaggiare, ci si adatta a dormire negli unici posti a portata di tasca: ostelli, alberghetti con meno 1 stella (se non più giù), stazioni,… anche se per quest’ultime di solito è colpa degli orari dei treni che non “si incontrano”.

Esempi esplicativi:

1. Dovevamo prendere, da Milano, il primo aereo della mattina per Tallin, ma l’ultimo treno Torino-Milano della notte arrivava in stazione verso mezzanotte. Dopo, la stazione chiudeva. Che fare fino alle 4? Semplice: dormirci davanti. Non di lato, perché un tizio ci aveva avvicinati dicendoci che dormire sul lato della stazione centrale di Milano era a nostro rischio e pericolo… di accoltellamento. Va bene, siamo stati davanti insieme ad altri ragazzi con lo stesso problemino!

2. Il programma era di prendere il treno del pomeriggio da Varna, cambiare a Gorna e proseguire per Veliko Tarnovo [tutte località della Bulgaria, n.d.r.]. Cosa ci successe? A causa della zona pedonale di Varna abbiamo riconsegnato l’auto in ritardo, abbiamo perso il treno e quindi la coincidenza. Così abbiamo dormito alla stazione di Gorna (questa volta all’interno!).

Gli ostelli sono comunque il luogo dove si fanno le “dormite” e le “non dormite” più interessanti. Ovviamente capita di dormire con altre persone, ma non credete, anche se il dormitorio è solo femminile, di russatrici folli se ne incontrano parecchie! Mi domando e dico: è mai possibile che questi concertisti notturni riescano a svegliare solo gli altri e non si autosveglino?

Veniamo ai casi più degni.

Ostello di Vilnius [capitale della Litania, n.d.r.], estate 2001. Siamo in una camerata da 9 posti. Un cinese ha messo a punto nella sua gola l’organizzazione di tutta una filarmonica, ma è il meno. Una notte mi sveglio perché non ho più la coperta e sento freddo. Penso che mi sia caduta a terra e guardo giù. È mezza per terra e mezza sul letto di quello di sotto, me la rimetto addosso.

Sera successiva. Mi sveglio perché non ho più la coperta e sento freddo. Penso che sia caduta a terra e guardo giù. Non c’è! Dov’è? No! Qualcuno deve avermela presa!?! Il tizio di sotto ne ha due. Me la riprendo. Non ci posso credere, me la ciula mentre dormo.

Stesso ostello, la notte dopo. Mi sveglio, questa volta non è il russare e non è il freddo, è una puzza incredibile. Sospesa tra il sonno e la veglia, realizzo che il tizio del nono letto quando inspira russa rumorosamente e quando espira… scoreggia fragorosamente… sì, insomma, sfiata dal buco posteriore. Aprire la finestra è impossibile perché vicina a lui. Scendo dal letto, mi riprendo la coperta e vado a dormire sul divano in entrata!

Ostello di Gronigen, estate 2002. Camerata semi deserta da 20 posti. Sono l’unica donna. I letti sono «matrimoniali a castello». Io divido il mio con un ragazzo… carino… e Walter sta da solo. Carino sì, ma strano. Non parla mai e sta sempre a letto a dormire. Ma non dorme né il sonno dei giusti, né quello degli esausti. Ogni volta che usciamo o torniamo è a letto, ed ogni tanto tossisce. Ma non è nemmeno il dormire del malato (dorme a petto scoperto!). Non è possibile che questo non mangi, non pisci, ecc… Decido di indagare. Ha con sé uno zainetto che sembra contenere o pezzi distinti o qualcosa di smontato. Nessuno ne sa niente, sanno solo che è sempre lì nel letto. Mi viene in mente un’ipotesi e quella notte aspetto ad addormentarmi. Dopo le due, quando sono tutti rientrati e scivolati nel sonno, lui si alza, si veste, prende lo zainetto ed esce. Io mi addormento. La mattina presto, il mio sesto senso mi sveglia e tra le ciglia lo guardo rientrare, svestirsi, mettersi a letto, dire le preghiere e mettersi a dormire.

Ipotesi confermata: è un serial killer!

Il Traspiratore – Numero 42

di L. Pugno