Pirandello allo Juvarra

Novembre 6, 2003 in Spettacoli da Stefania Martini

Fabula Rasa non è e non vuole divenire una “compagnia teatrale” nel significato comune del termine. Per tale motivo propone delle opere-esperienza in contrasto con la straripante diffusione delle opere–dimostrazione, suggerisce un teatro dei sensi contro il teatro della verità, dell’invettiva (o della quotidiana morte dei sensi).

Fabula Rasa vuole essere un laboratorio in movimento dove gli artisti possano incontrarsi, fondere i propri intenti nello spettacolo, rinnovare i contenuti, le forme e sé stessi.

JuvarraQuesta la premessa che introduce allo spettacolo in scena venerdì 7 novembre al teatro Juvarra.

Il titolo riprende una frase che il celebre drammaturgo e novelliere siciliano scrisse nel 1893 in “Frammento d’autobiografia”: Io sono figlio del Caos e non allegoricamente, ma in giusta realtà.

Era il 28 giugno 1867 quando Pirandello nacque. La contrada nella quale la famiglia di Stefano Pirandello e Caterina Ricci Gramitto (residente a Agrigento, allora chiamata Girgenti) s’era rifugiata per sfuggire al colera che infieriva quell’anno in Sicilia si chiamava “Càvusu”, Caos.

Per Fabula Rasa un suggestivo pretesto per intraprendere un viaggio alla scoperta dell’uomo Pirandello, degli amori più intensi e difficili, delle aspirazioni e delle frustrazioni quotidiane e artistiche, attraverso lo studio, in particolare, delle Novelle, dei Quaderni di Serafino Gubbio operatore e degli epistolari, dove Pirandello, in una lettera alla fidanzata Antonietta afferma: Noi non sapremo mai nulla, noi non avremo mai della vita una nozione precisa, ma un sentimento soltanto, quindi mirabile e vario, triste o lieto a seconda della fortuna. Nulla di assoluto dunque. Che cosa è il giusto? Che cosa l’ingiusto?…

JuvarraLa ricerca è sfociata nella sfida di rendere un teatro di parola in teatro di movimento senza perdere mai, all’interno, echi e suggestioni del linguaggio pirandelliano. Dei dialoghi fitti come dei monologhi interiori che esprimono passioni mute o ossessivi meandri di pensieri, delle forme di ripetizioni, allusioni e suggestioni sonore che caratterizzano i singoli personaggi.

Ed è il corpo che se ne fa interprete: tempio inviolabile e campo di battaglia, centro pulsante di contrasti e di scissioni profonde, fulcro da cui, in un susseguirsi di proiezioni, emanano i diversi personaggi in continua oscillazione tra ombra e luce, possibile e impossibile, normalità e follia.

Lo spettacolo, ideato e diretto da Beppe Gromi, grazie alla collaborazione drammaturgica di Massimo Merulla e Alessandro Olivieri e alla realizzazione coreografica di Irene Pulzoni, vede in scena Enza Fantini, Massimo Cafarella, Irene Pulzoni, Francesco Bernardo, Maurizio Bertolini, Claudio Icardi, Elena Maritano, Alessandro Olivieri, Sara Rossino. Le voci narranti sono di Eugenio Allegri ed Enza Fantini, musiche di Moby, D. Sepe, K. Jarrett, X-Dar.

Sono figlio del Caos

Venerdì 7 novembre, ore 21.

Teatro Juvarra, Via Juvarra 15 – Torino. Tel.011/540675.

Informazioni:

Fabula rasa: 0119351125 – 3357178951. [email protected].

di Stefania Martini