Piccoli crimini coniugali
Giugno 4, 2007 in Libri da Tiziana Fissore
Titolo: | Piccoli crimini coniugali |
Autore: | Éric-Emmanuel Schmitt |
Casa editrice: | e/o |
Prezzo: | € 12,00 |
Pagine: | 160 |
Quando si parla di libri viene quasi spontaneo che si farà la recensione, la critica di un romanzo o si parlerà di saggistica. Raramente si parla di poesia e soprattutto di teatro, per questo si vuole affrontare su queste pagine la recensione di un libretto che è un copione scritto da un autore teatrale contemporaneo: Éric-Emmanuel Schmitt, nato a St. Foy Les Layons nel 1960. Ha studiato musica e letteratura, è laureato in filosofia e dopo aver ottenuto un dottorato è divenuto ‘maître des conferences’ all’Università di Chambery; è considerato uno degli autori di maggior pregio della drammaturgia francese in quanto è autore di romanzi e di opere teatrali che sono state tradotte in tutto il mondo. Molte volte le opere teatrali nascono da novelle o romanzi scritti precedentemente, come nel caso di Pirandello, e solo successivamente tradotte in testi teatrali a meno che non nascano già come tali ma occorre leggerli in tale chiave. Questo copione invece è nato già come copione teatrale ma la sua scorrevolezza ne fa quasi un racconto da leggere facilmente.
‘Piccoli crimini coniugali’ che negli ultimi anni è stata rappresentata in Italia con grande successo da Andrea Jonasson e Massimo Venturiello (dopo la prematura scomparsa di Gianpiero Bianchi), sotto la regia di Sergio Fantoni, è un grande quadro d’interno borghese dove si vive un passaggio particolare di vita coniugale. Lisa e Gilles tornano a casa dell’ospedale dove lui è stato ricoverato per un incidente domestico non troppo chiaro, una botta in testa e a seguito della quale ha perso la memoria non riconoscendo né le cose né la moglie. Questo è l’inizio e la continuazione del testo molto veloce e dinamico, è un discorso tra i due protagonisti, un susseguirsi di battute, a volte ironiche, a volte cattive che costruisce un meccanismo perfetto in un’atmosfera che diventa inquietante. Capovolgimenti improvvisi di situazioni e battibecchi continui porteranno alla realtà, al finale a sorpresa ma rasserenante.
La vicenda mette in luce le problematiche di una vita a due, la gelosia, la paura di trovarsi da soli, le bugie che non servono a nulla se non a complicare le situazioni e ad alimentare i dubbi e a portare le persone a compiere atti di cui ci si può pentire amaramente. Questo copione e di conseguenza lo spettacolo fornisce spunti di riflessione grazie al modo di esprimersi concretamente dell’autore. Ipocrisia, dramma, umorismo, vengono messi in luce in queste pagine raffinate, mantenendo un livello né troppo superficiale né troppo drammatico. Il trauma cranico con la conseguente amnesia temporanea di Gilles può rappresentare la voglia di staccare la spina da un rapporto che si pensa frustrante ma anche la base per mettere alla prova l’altro mentre il tentativo di Lisa di fargli ritornare la memoria è il simbolo della voglia di ricostruire un rapporto che si credeva devastante.
Il lieto fine arriva e mette a posto le insicurezze dei due protagonisti che erano arrivati veramente sull’orlo del precipizio. Schmitt è veramente bravo nel descrivere i pensieri più reconditi della mente umana, è bravo nel descrivere il pathos forte ed il ragionamento filosofico, adoperando un linguaggio molto semplice, facile da capire, un linguaggio di tutti i giorni. La sua scrittura è parlata e scorre benissimo come un fluido racconto. Forse, dopo tutto questo convergere di dialogo tra i due protagonisti ci si aspetta un finale più vivace ma è giusto far capire che nella vita il vero fuoco sta nel trovare la serenità.
di Tiziana Fissore