Performances come dipinti

Ottobre 26, 2003 in Arte da Sonia Gallesio

[Ogni performance di Beecroft] ha la potenza coloristica e compositiva di un grande dipinto figurativo, ma non è un dipinto…

[Jeffrey Deitch, da Vanessa Beecroft. Performances 1993-2003, ed. Skira]

Vanessa Beecroft 2.1Mediante esclusivi tableaux vivants, Vanessa Beecroft affronta alcuni tra gli aspetti più controversi della realtà sociale contemporanea: la ricerca ed il bisogno di stereotipi, la violenza della cultura dell’immagine (Marcella Beccaria), le ossessioni legate alla perfezione e alla bellezza del corpo, i disordini di origine alimentare.

Le sue performances prendono vita perché i linguaggi tradizionali – dalla scrittura alla pittura – non sono sufficienti a rendere al meglio ciò ch’ella vuole esprimere. Sono indubbiamente raffrontabili, tuttavia, a grandi opere figurative. Per questo assumono una funzione del tutto nuova nel mondo dell’arte, quella di veri e propri disegni performativi: “Il dipinto reale è sostituito assai meglio da altri tipi di dipinti che non conosciamo ancora troppo bene”, sostiene la stessa autrice.

Il disegno, in realtà, da sempre riveste un ruolo importante nella sua produzione, perché è da esso che Beecroft parte per realizzare le sue coreografie di immagini di carne, quelle creazioni – tanto straordinarie – che parlano “un idioma corporale fatto di silenzio e di immobilità” (Germano Celant, da “Vanessa Beecroft: disegni carnali”, testo presente in catalogo).

Vanessa Beecroft 2.2Nonostante Vanessa utilizzi sempre il medesimo modulo espressivo, in questi primi 10 anni di carriera i suoi lavori subiscono molteplici trasformazioni. Le performer, se agli inizi possono essere addirittura reclutate per strada, con il passare del tempo diventano modelle professioniste.

Al fine di ottenere eventi performativi curati nei minimi dettagli, si rende necessario l’impiego di svariati collaboratori qualificati: truccatori, acconciatori, fotografi. La scelta degli indumenti e degli accessori, altresì, diviene via via più scrupolosa, e spesso stilisti e designer sono chiamati a fornire il loro prezioso contributo.

Parallelamente a tali evoluzioni, anche il modello femminile proposto cambia: dalle immagini di soggetti fragili, imbarazzati ed esitanti, si passa a quelle di donne più consapevoli e sicure di sé.

Il rapporto con il cibo è indagato da Beecroft sin dai suoi esordi. Realizzata a Milano, risale al giugno del 1993 la sua prima performance nella quale 30 ragazze tra conoscenti e studentesse dell’Accademia di Brera sono chiamate ad assistere alla presentazione di Despair, un dattiloscritto che elenca tutti i cibi ingeriti dall’artista nei precedenti 8 anni, specificandone quantità e colore.

Vanessa Beecroft 2.3Nella produzione di Vanessa, è indubbio, è presente una forte componente autobiografica, benché le specifiche esperienze personali non vengano propriamente palesate: “L’io dell’artista sta giù nel profondo, probabilmente troppo in profondità per permettere ad altri di percorrere con lei l’intero percorso” (da “Il film infinito – da Raffaello”, Jeffrey Deitch, testo presente in catalogo).

Di volta in volta, poi, l’autrice sceglie le sue modelle in base a specifiche caratteristiche, alla loro corrispondenza a precise tipologie. Rievocanti, in un certo qual modo, i manichini di Charles Ray, in alcuni casi i loro corpi sono nudi, e in altri ‘adornati’ soltanto da succinti capi di biancheria intima, parrucche colorate o ricciute, calzature fetish dai tacchi altissimi.

Generalmente, le performer ricevono istruzioni minime in merito a ciò che dovranno fare e ciò consente di ottenere un certo, spontaneo, disorientamento. L’importante, in ogni caso, è che la loro condotta non risulti artificiosa. Non devono recitare, difatti, ma muoversi in modo naturale: possono accovacciarsi e riposare, se sono stanche, o stirarsi, grattarsi, fare qualche passo, spostare il peso da una gamba all’altra…

I brani dai quali sono state tratte le citazioni presenti sono inclusi nel catalogo della mostra Vanessa Beecroft. Performances 1993-2003, edito da Skira (2003).

Beecroft a Rivoli

di Sonia Gallesio