Parigi-Roubaix, tutti contro re Museeuw

Aprile 13, 2003 in Sport da Federico Danesi

Torna la Coppa del Mondo, torna l’incubo della Roubaix. E’ l’edizione 101, ma ancora nessuno si è stufato di vederla, per la tradizione e la storia che rappresenta. Freddo, pioggia, ma soprattutto quel pavè che è da sempre il suo marchio di fabbrica e che qualcuno avrebbe voluto abolire, o almeno limitare. Nemmeno per sogno: nel ’95 è nato addirittura un comitato per la salvaguardia dello storico acciottolato caratteristica unica di questo nord della Francia. La massima concessione alla modernità è stata quella di stendere due piccoli nastri d’asfalto ai lati, ma non in tutti i settori. Così, ad esempio, la foresta di Arenberg è rimasta la stessa, quasi un monumento alla leggenda: 2400 metri che già sono impossibili con il sole e con il maltempo diventano impraticabili, se non per gli specialisti.

La corsa per la vittoria, molto probabilmente, anche oggi comincerà lì, nel tratto di pavè numero 15. In tutto sono 26, per un totale di 49 chilometri sui 261 complessivi, anche se i primi serviranno ‘solo’ per scremare il gruppo. Da Arenberg in poi non si potrà più scherzare e i favoriti usciranno tutti allo scoperto. La rosa è ampia, anche se per i bookmakers i favoriti sono due, Johan Museeuw e Peter Van Petegem. Museeuw, a 37 anni, vuol chiudere in bellezza: ha vinto tre volte (’96, 2000 e lo scorso anno), è quello che conosce meglio queste strade ed ha la squadra più forte perché il suo direttore sportivo, Patrick Lefevére nelle ultime sette edizioni ha portato sei suoi uomini alla vittoria, quando era alla guida della Mapei. Senza contare che la Quick Step è la più forte, con Knaven, Vandenbroucke e Boonen. Van Petegem, che non l’ha mai vinta, cerca la doppietta con il ‘Fiandre’ per involarsi in Coppa. Con loro anche i francesi Guesdon e Gaumont, Romans Vainsteins, Mattan e Van Heeswijck. E l’Italia? C’è Andrea Tafi, forse alla sua ultima recita sul pavè. Se vincesse, come successo quattro anni fa, difficilmente non replicherebbe, anche se sa di dover fare tutto da solo. Buone possibilità anche per Dario Pieri, altro toscano che ha tanto del ‘nordico’, Bortolami e Baldato. In attesa che arrivino l’Amstel e le Ardenne care a Bartoli e Bettini.

di Federico Danesi