PARIGI – GRAND PALAIS 1946
Novembre 10, 2010 in Viaggi e Turismo da Meno Pelnaso
Scendo le scale dando il passo ad un’adorabile mademoiselle in abito giallo pallido, capelli ramati fluenti ed una piccola borsetta che pende da una delicata mano inguantata di pizzo e un cappello a tesa larga in tinta nell’altra.
Il viso rimane nascosto mentre volta la rampa di scale con lo sguardo abbassato, il vitino da vespa ed il portamento eretto fanno immaginare ad una giovane donna aggraziata, mentre il passo deciso lascia intendere un carattere indomito.
Il Salone dell’Automobile di Parigi, ospitato in questo meraviglioso padiglione espositivo costruito ben 46 anni fa per la grande Esposizione Universale del 1900, attira espositori e curiosi da tutto il mondo e porta una boccata di aria fresca in una città ancora molto ferita dalla recente guerra.
La giovane donna sale le scale sicura seguita da uno stuolo di patetici pretendenti, per altro tenuti alla larga da una robusta ed arcigna signora che frappone il proprio ingombrante corpo tra il giovane e delicato virgulto e la masnada di giovanotti.
Noi italiani siamo stati esclusi dall’esposizione, come era prevedibile vista la situazione, ma tanti appassionati sono venuti ugualmente sotto l’ampio soffitto nella speranza di ammirare i modelli delle tante marche che hanno fatto sognare grandi e piccini: Ford, Lagonda, Citroën, Peugeot, Austin, Chenard & Walcker, Invicta, forse le Oldsmobile, Plymouth, ma soprattutto sperano di vedere le meravigliose Delage, le Allard, le Hispano-Suiza, le Packard, le Panhard, qualche modello sportivo dal grande radiatore e la coda affusolata e tante altre marche che, nonostante tutto, forse sono sopravvissute.
L’eco del chiacchiericcio è assordante, i motori rombano, le persone si accalcano, la temperatura diventa presto insopportabile, ma tutto aiuta a dimenticare per qualche ora le ferite ancora da rimarginare, sia nel fisico che nell’animo, i buchi di pallottola nei muri, le pareti crollate.
Le auto esposte sono molto interessanti, ma ora ho proprio bisogno di una boccata della mia pipa.
Vedo nuovamente passare la rossa delle scale, sempre a passo marziale, con il suo codazzo di ammiratori.
Mi accodo solo per guadagnare l’uscita e la luce che illumina la facciata.
Esco e noto una insolita ressa di fronte al palazzo.
Di fronte all’imponente facciata due auto parcheggiate fanno bella mostra di sé.
Carico la pipa e mi avvicino lentamente.
La folla ondeggia e si apre un varco attraverso il quale intravedo ancora la giovane rossa che sale su una delle due auto, l’accompagnatrice tenace la osserva con uno sguardo di disapprovazione.
Donne e motori, … che binomio esplosivo.
La folla di giovanotti sembra impazzire.
Mi avvicino, le auto sono un’Alfa Romeo e una Lancia.
Due uomini girano attorno alle auto rispondendo alle domande dei curiosi.
Dal vociare degli astanti catturo due nomi.
Battista Farina detto “Pinin”, il più anziano che ha anche conosciuto il Signor Henry Ford negli Stati Uniti, e suo figlio Sergio sembra siano partiti da Torino, dove conducono da una quindicina d’anni una carrozzeria per lo studio e la costruzione di carrozzerie speciali, con questi due modelli da presentare a questo salone.
Non potendole esporre nel padiglione, le hanno parcheggiate fuori, col risultato che ora stanno rubando la scena a tutte le altre rinchiuse nel Grand Palais … è proprio vero che gli italiani intraprendenti ne sanno una più del diavolo.
A proposito di diavoli e diavolesse, la rossa spumeggiante scende dalla Alfa Romeo 6C, ancheggia, si liscia la gonna, affascina sorridente la platea impomatata, fulmina qualche cuore e se ne va, seguita sempre dalla fedele e voluminosa dama e dallo stuolo di giovani e meno giovani corteggiatori.
Rimango ad osservare ancora un po’ queste due auto frutto del genio, della fantasia e della determinazione italiana, il nome della giovane rossa non lo sapremo probabilmente mai, ma, viste le premesse, credo che sentiremo ancora parlare della carrozzeria di “Pinin” Farina.
Affettuosamente Vostro
Meno Pelnaso
di Meno Pelnaso