OSN: Dvořák e Musorgskij
Novembre 6, 2006 in Spettacoli da Stefano Mola
L’APPUNTAMENTO
Terzo concerto per l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI. Nel doppio appuntamento di Giovedì 9 alle 20:30 e Venerdì 10 alle 21:00, saranno di scena i colori ottocenteschi dell’est europeo, in un programma di grande suggestione. Sopra i legni e i velluti dell’Auditorium RAI di Piazza Fratelli Rossero volteggeranno le note di Antonín Dvořák e Modest Musorgskij. Del primo potremo ascoltare il Concerto in si minore op. 104 per violoncello e orchestra; del secondo, la composizione forse più conosciuta: i Quadri di una esposizione. Qui il merito è in coabitazione con Maurice Ravel che ne curò la straordinaria orchestrazione.
IL CONCERTO PER VIOLONCELLO
Opera della maturità, composta durante il soggiorno americano del compositore (ricordate la sua possente e bucolica Sinfonia dal nuovo mondo) nondimeno porta una forte e radicata ispirazione nel ricco materiale popolare musicale boemo. Ampio spazio al virtuosismo solistico, e il secondo tempo, l’Adagio ma non troppo è sicuramente una delle pagine migliori di Dvořák.
QUADRI DI UNA ESPOSIZIONE
La musica è senza dubbio e prima d’ogni cosa un’atmosfera che ciascuno può costruirsi come meglio crede dentro la sua testa, a seconda delle sue passate esperienze, del suo presente stato d’animo. Anche le composizioni dai titoli più astratti, pertanto, possono essere il tessuto di una storia, di un’immagine, di una sensazione, di una relazione amorosa. Un potere che non è soltanto evocativo, ma che può avere una fortissima valenza narrativa.
Qui abbiamo a che a fare con una composizione che nei titoli è esplicitamente programmatica. Dei quadri, collegati da quattro promenades. Musorgskij vide una mostra dell’amico Victor Alexandrovich Hartmann, morto improvvisamente l’anno precedente a soli 39 anni. Questa la scintilla. Eppure, l’ascolto di quest’opera nulla toglie a chi non ha mai visto i quadri. È forse possibile affermare con certezza che due persone di fronte allo stesso quadro reagiscano allo stesso modo? Non è forse meglio allora avvicinarsi a queste note senza conoscerli, lasciando che siano le nostre suggestioni a costruirli? Né è necessario immaginare forzatamente dei quadri. Il fatto stesso che ci siano delle promenades, dei momenti di collegamento che ci lasciano soli, in forma di variazione, con i nostri pensieri, tra un gruppo di episodi e un altro, non fa che rafforzare la traccia narrativa che ogni brano musicale, inevitabilmente ha. Un altro modo di raccontare, certo. Un altro modo di ricercare specchi per le nostre vicende e i nostri pensieri, ma comunque, sempre, una traccia.
Al di là di queste divagazioni più o meno importanti, quello che conta è che siamo davanti a una delle composizioni più ricche di colore della storia musicale (a mio modesto giudizio, accosterei solo Sherazade di Rimski Korsakov, in quanto a ricchezza e fascino di coloritura). Questo è sicuramente già tutto percepibile nell’originale per pianoforte, grazie anche all’uso frequente delle dissonanze. Noi ascolteremo ovviamente l’orchestrazione meravigliosa di Maurice Ravel, che sembra essere stato capace di tirare fuori tutti i colori della partitura originale, giustapponendoli. Le due opere hanno piena dignità autonoma, e un ascolto comparativo tra quella per pianoforte e quella per orchestra non fa che arricchire entrambe.
(e non perdetevi soprattutto quell’incredile scoppio di luce, di grandiosità, qualcosa che sembra schiacciarci verso il basso come una cattedrale, come la luce che filtri da una vetrata a colori, come il sole attraverso un arco, che è la conclusione, la grande porta di Kiev)
GLI INTERPRETI
Sul podio, salirà uno dei più prestigiosi direttori dei nostri giorni: Dmitrij Kitaenko. Nel 1969 vince il Concorso Internazionale della Fondazione Herbert von Karajan. A 29 anni viene nominato Direttore principale del Teatro dell’Opera di Mosca e ospite delle più importanti orchestre del mondo, tra cui le Filarmoniche di Vienna e Berlino e la London Symphony Orchestra.
Al violoncello, un enfant du pays: il torinese Enrico Dindo, scelto da Riccardo Muti a soli 22 anni per il ruolo di Primo violoncello solista nell’Orchestra del Teatro alla Scala e vincitore nel 2000 del Premio “Abbiati” come miglior solista. È un violoncellista di straordinarie qualità, e possiede un suono eccezionale che fluisce come una splendida voce italiana. Chi l’ha detto? Rostropovič. Chapeau.
I PROGRAMMI DI SALA SUL SITO DELL’OSN
Da un paio di settimane, il sito dell’OSN è ancora più ricco. Se andate nella sezione dedicata alla stagione in corso, potete scaricare i programmi di sala dei concerti già tenutisi. Siccome sono molto curati non solo da un punto di musicale, ma spesso riportano curiosità e assai utili inquadramenti del compositore all’interno del suo tempo storico, ci sembra un’iniziativa che merita una giusta eco. Scaricate numerosi!
NUOVO DIRETTORE ARTISTICO
Lorenzo Fasolo, già Direttore artistico dal 1996 al 2005 dell’Associazione concertistica Ferrara Musica. Tra le varie attività svolte il contributo alla nascita della Mahler Chamber Orchestra, di cui ha curato l’attività artistica e l’organizzazione delle tournée concertistiche in Italia. Suo il coordinamento dell’ultima tournée italiana del Maestro Claudio Abbado alla guida dei Berliner Philharmoniker. Lorenzo Fasolo subentra a Daniele Spini.
di Stefano Mola