Oggi: Spolpo e Krapfen
Dicembre 30, 2017 in Musica, Primo Piano, Racconti da Meno Pelnaso
Sono a Bolzano, in una via Museo fredda e stranamente poco frequentata il 30 Dicembre 2017 poco dopo le 21. Complice il gelo, le vetrine chiuse e i pochi passanti che si affrettano verso casa, una sensazione di déjà-vu mi avvolge umida e tormentosa. Manca qualche cosa al numero 15. Manca una facciata color vinaccia, manca un’antica scritta “Cafè – Konditorei – Pasticceria”, manca il tavolino con le sedie subito fuori dalla porta, mancano gli addobbi natalizi, manca il Zelten nella vetrina ad arco, … insomma, manca proprio tutto!
Un irreale bambino esce da un inesistente ingresso di legno con un immaginario Krapfen in mano e il viso imbrattato di zucchero a velo e marmellata di albicocche. Vengo richiamato bruscamente alla realtà, sono invitato ad entrare nel portone di fianco e il ricordo si volatilizza subito, peccato quel Krapfen doveva essere meraviglioso …
Scendo lungo le scale ripide dietro una porta che si apre nel corridoio imbiancato. Al fondo, un uomo, seduto ad un tavolino arredato con un boccale di birra mezzo vuoto e un blocchetto dei biglietti, blocca ogni accesso, sarà il nostro Virgilio? Paghiamo ed entriamo. La cantina parla di birra e musica. Vecchi strumenti, chitarre, piatti di batteria, ma anche manifesti, foto di celebrità della scena blues-rock-pop, personaggi internazionali e locali, dischi e copertine tappezzano ogni centimetro quadrato. Prendo il corridoio che porta al “loggione”.
Affacciandosi alla balaustra si vedono sotto gli strumenti pronti sul palco nel piccolo spazio in cui i gruppi suoneranno. Alcuni aficionados si sono già accaparrati i posti migliori e i boccali sono già mezzi vuoti, le risate cominciano a salire di tono, le ragazze accennano alcuni movimenti al ritmo della musica tenendo in mano i bicchieri, la tensione sta salendo carica di aspettative. Mi tolgo il giaccone pesante e ordino distrattamente da bere, la mia attenzione è attratta solo dalle foto alle pareti e dalle persone che circolano nel locale. Loro guardano me io guardo loro, ognuno sembra cercare qualcosa o qualcuno, un volto conosciuto, un amico, un ricordo. Mi fanno notare che alcuni importanti volti noti della scena musicale stanno affollando il locale. Baci e abbracci, battute e risate mi danno la sensazione di trovarmi imbucato ad una festa privata tra vecchi amici.
Ma di che festa si tratta? Forse in ricordo del Dicembre 2014, quando la famosa pasticceria Streitberger ha chiuso definitivamente i battenti, lasciando in migliaia di bambini, o ex-bambini, solo la struggente memoria dei suoi fantastici dolci?
Un basso inizia a suonare, seguito a ruota da una batteria dirompente e un’agile chitarra dai risvolti funky che scatena un vulcano di emozioni. L’elettricità del ritmo esplode dalle casse e attraversa i corpi che cominciano a muoversi. Non conosco il gruppo di supporto e nessuno dei miei accompagnatori sa darmi indicazioni. Sono bravi e mi riprometto di parlare con loro dopo il concerto o di cercarli su Internet. La gente si affolla attorno alla balaustra e perdo il contatto visivo, ragazze procaci si muovono e ballano sui due piani del locale e alcune coppie si abbandonano a balli con movimenti frenetici o languidi, a seconda delle aspettative per il resto della serata dopo il concerto. Una voce, non vedo chi parla ma potrebbe essere quella di Elmar, il proprietario del locale, annuncia l’arrivo dell’apice della serata, il concerto della SPOLPO BLUES BAND.
La band è stata fondata nel 1981 da Agostino “AGO” Accarrino, che dalla Val Pusteria era prima esondato come roadie improvvisato, ancora teenager, nell’Europa in cui potevi assistere ai concerti rock e blues se avevi un po’ di iniziativa e faccia tosta (e stiamo parlando di nomi pesanti che facevano e fanno sognare come Led Zeppelin, Rolling Stones, Genesis, Deep Purple, solo per citarne alcuni che anche gli adolescenti di oggi ascoltano avidamente), per poi abbracciare un microfono e calcare la scena in prima persona e non lasciarla più.
All’inizio con lui c’erano Werner Bauhofer alla chitarra, Benny Zemmler alla batteria e Hubert Weiss al basso, poi molti altri si sono alternati agli strumenti per arrivare alla formazione che sto ascoltando con Agostino “AGO” Accarrino voce, Paolo “Jack” Alemanno alla batteria, Enrico “Eric” Siviero alla chitarra, Alex Trebo alle tastiere, Werner “Haifisch” Heidegger al basso. Negli anni ha alimentato aspettative ed emozioni, tanto da meritarsi, nel 2008, un libro che ne descrive la storia e le gesta: “Spolpo Files. Una storia altoatesina” di Paolo “Crazy” Carnevale.
Seguo le evoluzioni delle dita del basso di “Haifisch” e poi quelle di Siviero alla chitarra, Elmar si affianca a cantare un paio di pezzi, ma parte l’assolo di batteria e non ce n’è più per nessuno! Il pubblico è ipnotizzato e interrompe balli, applausi e canti per ascoltare i virtuosismi che Jack è in grado di produrre sullo strumento. ANZI, su qualunque cosa possa emettere un suono, visto che vibra le bacchette anche sulle travi del palco e su tutto ciò che entra nel suo raggio d’azione! Una valanga di colpi s’abbatte impetuosamente sulla batteria che trema e vacilla. Il palco sembra cedere e le vibrazioni della cassa si trasmettono alla struttura della cantina per ripercuotersi nello stomaco. Il finale è liberatorio ed esplosivo. Il pubblico applaude e, a fine concerto, la band regala una personalissima interpretazione di “The Wall”.
Esco soddisfatto di aver assistito ad un concerto fantastico che mi ha proiettato nei ricordi più felici tramite la musica che amo. Mi rendo conto di aver perso l’occasione di avvicinare la band di supporto e, mentre mi avvio lentamente, cerco su Internet il loro nome, ma non trovo alcun riferimento alla serata, non sui siti che parlano della band, non sui siti di eventi musicali, nulla sul locale. Voglio rientrare ma la porta ora è chiusa, la strada è deserta, una nebbiolina strana comincia a salire dalla strada, la luce è sempre più fievole, non un suono si propaga dai muri delle case, non un rumore dalla via, rimane solo il ricordo ovattato di una fantastica serata e della musica che sembra rimbombare ancora nelle orecchie …
… forse un bambino si allontana in mezzo ai turisti vociferanti, forse una madre lo richiama, forse lui si volta, la faccia sorridente imbrattata di zucchero e marmellata, un Krapfen smangiucchiato in una mano … forse ancora, … forse in un altro tempo.
Affettuosamente Vostro
Meno Pelnaso