Mutazioni

Maggio 14, 2003 in Arte da Sonia Gallesio

Dirti di sculture dove le guardi da sopra, da sotto, di fianco e dentro. Dirti di cose che si vedono dentro…[Luigi Stoisa, Lettera ad Alessandro, 2002]

Dalla terra al catrame, dal catrame alla terra. Figure mi guardavano e si guardavano come ombre in cerca di luce…

[Luigi Stoisa, Dalla terra, 2003]

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Con le sommità che rimandano a volti urlanti in procinto di liquefarsi, cinque grandi aghi in alluminio sono uniti tra loro da un cavo di acciaio inox. Svariati busti in ceramica, poi, sono collocati ai lati dello spazio espositivo, in alto. Alcuni si direbbe in modo piuttosto atipico, considerando che invece di essere rivolti verso lo spettatore guardano fuori dalle ampie finestre (Orgoglio; Il melograno, 2002). Nella suggestiva e decadente Cavallerizza, l’ex maneggio reale progettato a metà del XVIII secolo da Benedetto Innocente Alfieri per Vittorio Emanuele III, è allestita una bellissima personale di Luigi Stoisa. In vent’anni di attività, l’artista piemontese ha esposto nei più accreditati spazi internazionali, dalla galleria Antonio Tucci Russo (Torino; 1984, 1987, 1991, 1997) alla Neue Nationalgalerie (Berlino, 1996), passando per la De Appel Foundation (Amsterdam, 1986). In mostra sono presenti lavori assai diversi tra loro, ma con svariati aspetti in comune. Installazioni, dipinti, sculture: nell’universo creativo di Stoisa coesistono tecniche e mezzi espressivi antitetici solo in apparenza. Così come vi è l’impiego di una sorprendente varietà di materiali: argilla, granito, marmo, gesso, legno, oggetti recuperati. L’attuale esposizione fornisce all’autore persino il pretesto per un nuovo approccio, quello della comunicazione video.

34646Il tema principale di Mutazioni è appunto il cambiamento, inteso sia come alterazione della materia, sia come evoluzione esistenziale. Secondo Stoisa la precarietà è una condizione imprescindibile e necessaria. Per questo la sua produzione, in un certo qual modo, può essere accostata alla cosiddetta arte processuale – rivolta perlopiù all’analisi dei processi fisici e chimici di trasformazione degli elementi costituenti gli artefatti. Ma l’allestimento torinese rimanda anche all’eterna compresenza di bene e male e al trascorrere del tempo, così com’è palesemente incentrato sulla figura umana. La coppia sembra rivestire per l’autore un’importanza particolare, proprio come suggeriscono le silhouette presenti in Noi nel rosso assoluto e Noi nel nero assoluto. Alcune opere di Stoisa, poi, interagiscono con l’ambiente circostante, toccano il suolo con la loro sostanza viva (Guglia, marmo e creta inumidita). Conquistando lo spazio, la materia si effonde anche in Passaggio a Castellò – installazione in parte rivolta a celebrare un viaggio fatto in Spagna (Castellò è una città situata nel golfo di Valencia) – nel cui ambito una barca a remi emerge da un lago di catrame che si espande direttamente sul pavimento. Così come per l’artista la pittura è un mezzo espressivo fondamentale (egli stesso la definisce la più elegante e mistica di tutte le arti), nelle sue scelte compositive si riconosce una visione dello spazio molto vicina a quella tipica dell’arte concettuale.

34647Luigi Stoisa pare non preoccuparsi troppo della consumabilità di certe sue creazioni. Anzi, sovente la deteriorabilità delle stesse assume un ruolo primario, acquista un valore pregnante. Come nel caso di Narciso, inclusa nella collezione permanente della Galleria d’Arte Moderna di Torino (non presente in mostra), nella quale l’immagine ad olio del giovane viene progressivamente assorbita dal bitume. Del resto, l’opera d’arte non nasce per durare in eterno, bensì per esprimere emozioni, idee, concetti. Sebbene – come già accennato – rimandino spesso ad uno stato di transitorietà, i lavori di Stoisa infondono armonia, serenità, quiete. Che si tratti di dipinti o di sculture, di frequente l’autore opera rimovendo in parte il colore. Il fine ultimo di tale procedura è perfettamente reso dalle parole di Pelle al vento (Stoisa, 1998): “Toccare, plasmare, accarezzare, consumare per sentire colori, forme e profumi che abbiamo dimenticato da tempo”. Si pensi, a tal proposito, alle tele intitolate Cavalieri, nelle quali le due figure – possenti e dinamiche – affiorano dal fondo nero di catrame, parzialmente asportato quando ancora caldo. O alle ceramiche, di notevole impatto visivo, ingobbiate con smalto bianco e poi dipinte con il bitume. Busti che rivelano un incarnato sanguigno (Daniela Lancioni, da La mostra di Luigi Stoisa alla Cavallerizza), fortemente materico, la cui superficie appare ora lacerata ora velata da ambiguità e fumose incertezze.

Mutazioni – Luigi Stoisa

Dall’11 aprile all’8 giugno 2003

Torino, Cavallerizza Reale, via Verdi 9

Orari di visita: da mart a dom 10.00/12.30 – 16.00/19.30; lun chiuso

Ingresso: libero

Catalogo: Marianna Ferrero Editore, € 30.00 in mostra

Per informazioni: Associazione Piemontese Arte tel. 011 24.81.790

di Sonia Gallesio