Musica Rock da Vittula

Maggio 5, 2003 in Libri da Stefano Mola

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Mikael Niemi, “Musica rock da Vittula”, Iperborea, pp. 260, Euro 13,00

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Cos’è Vittula? Innanzi tutto, è un’abbreviazione di qualcosa di molto più complicato, Vittulajankka, che a sua volta è un quartiere di Pajala. Che è una città nella regione del Tornedal, Svezia settentrionale, ai confini con la Finlandia, con cui in parte condivide la lingua. Una regione povera, dove lavorare significa tagliare la legna nei boschi o estrarre ferro dalle miniere.

Veniamo proiettati a Vittulajankka agli inizi degli anni sessanta, proprio mentre per la prima volta iniziano ad asfaltare le strade. Pajala è tuttora un posto molto lontano: più di mille km a nord di Stoccolma. Negli anni sessanta era sicuramente più lontano. Era ai suoi primi vagiti la velocità della radio e della televisione, ovvero la possibilità per le cose di accadono contemporaneamente perché vengono viste contemporaneamente, invece di arrivare solo dopo invecchiate o non arrivare per nulla. Anni che per molti sono minigonne e musica rock, vagiti di libertà e di ribellione. Ormai rivestiti di una patina mitica, quasi come l’Iliade o l’Odissea.

Un giorno a Vittulajankka, Matti, 5 anni, entra furtivamente nella camera di sua sorella. Mette esitante un disco sul piatto e la sua vita cambia: “Accordi duri. E poi la voce febbrile di Elvis. Rimasi pietrificato. Mi dimenticai di deglutire, senza accorgermi che un filo di saliva mi gocciolava dal labbro inferiore. Avevo le vertigini, mi girava la testa, mi dimenticai anche di respirare. Era il futuro”. Ecco. È così che arriva la velocità, anzi, che inizia l’inseguimento. A qualcosa che non si sa ancora cosa sia esattamente. Quel poco che si intuisce si può definire solo molto approssimativamente “diventare grandi”. Anche perché i modelli di adulti intorno, d’improvviso, proprio perché Elvis c’è, non possono più essere adeguati. Sono fermi in una ciclicità irrimediabile. Che a sua volta rimanda a qualcosa che gira, ma piano, nel modo lento in cui girano le stagioni. Ora questa accelerazione improvvisa si può ancora descrivere con un movimento ciclico (non a caso, un disco ruota sul piatto), ma rapidissimo, tanto che può far schizzar via per la tangente: forza centrifuga.

Questo processo, che come la storia stessa ha dimostrato, può anche portare a esiti carichi di conflittualità estrema e drammatica, qui viene descritto con ironia, affetto, nostalgia, comicità, freschezza. Il percorso di Matti dai suoi cinque anni alla fine dell’adolescenza, accompagnato dal sogno di formare un complesso rock, tra adulti silenziosi, forti e lavoratori, i cui parametri di merito sono fondamentalmente la resistenza all’alcool, alla sauna e alla fatica, è descritto con leggerezza, con un occhio carico di favola. Un po’ come se Emil venisse ambientato qualche decina di anni dopo conservando il realismo magico di Pippi Calzelunghe, per richiamare la conterranea di Mikael Niemi Astrid Lindgren. Ad esempio, subito dopo aver ascoltato il disco di Elvis, Matti conosce Niila, che sarà il suo compagno inseparabile. Insieme si incamminano, finiscono su un aereo e sbarcano a Francoforte. Ovviamente tutto questo non accade realmente, è solo simbolo del desiderio di “qualcos’altro” che li intreccerà per sempre.

Episodi ricorrenti nel libro: pian piano, da una narrazione realistica sboccia un germoglio fantastico che dell’episodio reale è spesso la trasfigurazione simbolica. Sicuramente ha un’influenza la matrice culturale della regione del Tornedal, legata alla trasmissione orale. Ma queste sono parole pesanti: è importante invece sottolineare come la cifra principale del libro sia il divertimento, una comicità leggera venata a tratti di malinconia. Vale anche per la descrizione del conflitto col mondo degli adulti, pur se il rapporto è marcato da una violenza estrema (Niila viene regolarmente picchiato dal padre, per esempio).

Funziona perché Niemi riesce a tenere vivi contemporaneamente due piani temporali. Le cose che accadono sembrano narrate con la freschezza e l’ingenuità propria di chi le sta vivendo in quel momento. Dell’adolescenza ci vengono restituiti intatti quel senso di urgenza, la goffaggine, la voglia di vivere intensamente il presente e insieme di bruciarlo per uscire dal bozzolo. Eppure, questa luce fortissima sul presente della vicenda è al tempo stesso filtrata. Si avverte che si sa già come è andata a finire, si capisce da accenni e malinconie lievi, che il sogno di fare della propria un complesso rock on the road per girare il mondo intero verrà bruciato, che i sogni e la realtà non aderiranno. Ma questo non toglie nulla alla forza delle emozioni e delle disavventure eroicomiche dei personaggi, perché nulla viene rinnegato e tutto, se mai fosse possibile, verrebbe rivissuto di nuovo tale e quale.

Per chi fosse interessato a conoscere l’autore dal vivo (che in Svezia ha avuto un successo straordinario, 700.000 copie vendute in un paese che ha poco meno di 9 milioni di abitanti), potrà farlo alla imminente Fiera del Libro di Torino, Domenica 18 maggio ore 21, presso lo Spazio Giovani.

Alcuni links:

Per chi non sapesse nulla di Astrid Lindgren

Per chi fosse curioso delle minoranze linguistiche svedesi

di Stefano Mola