Museo Museo Museo

Gennaio 10, 2007 in Arte da Stefano Mola

Il fiume appare - Mario MerzMuseo Museo Museo. Padiglione di Torino Esposizioni. Duecentocinquanta opere di arte contemporanea, una selezione di quelle acquistate della GAM negli ultimi otto anni (più altre dalla Fondazione CRT, dalla Fondazione De Fornaris, e donazioni). Dovreste andarci, prima di tutto, perché è un bell’allestimento. L’impressione che ne ho avuto, visitando la mostra ieri, è che la struttura sia perfettamente adatta per mettere in evidenza l’arte moderna. C’è molto spazio. Le opere hanno respiro, una dall’altra. Le ampie distanze che le separano permettono quasi di evidenziarle una ad una, nel bianco dei pannelli che creano un piccolo labirinto sotto l’alta volta centrale. Sarà banale, ma non è una cosa da poco. La sensazione che ti porti dietro, uscendo, è che non si dovrebbe toccare niente, e lasciare tutto così.

Decisamente notevole la sezione dedicata alla fotografia, da non perdere e da visitare con molta attenzione. Opere di Basilico, Jodice, Cresci, Moncalvo, Fontana, Ghirri e altri. Uno sguardo sugli sguardi, sui mille modi in cui una stessa cosa può essere guardata. Sui significati che possono essere aggiunti alle cose da una scelta rettangolare, bidimensionale.

Tra le opere che mi hanno maggiormente colpito scelgo Parlez moi d’amour, di Mario Airò. È al secondo piano. Appena in punta alle scale si sente una voce di donna provenire da una stanza, sulla destra. Personalmente, già questo mi attira molto. Non conosco molte cose che chiamino a una dimensione al di sopra di questo mondo, capaci di sospendere l’istante, sollevandoci per un attimo due dita sopra la terra, quanto una voce di soprano. Così sono stato naturalmente attirato ad entrare nella piccola stanza, che è in penombra. Al centro, una colonna. Sopra la colonna, un cilindro di vetro riempito d’acqua. Dentro l’acqua, due petali, rosa. Insieme ai petali, una pillola bianca. Sotto il cilindro, un agitatore magnetico. Ovvero, un marchingegno che mette in furioso movimento la pillola bianca, che in realtà è una barretta magnetica. Questo fa si che nell’acqua si formino dei vortici e che quindi anche i petali siano in continuo movimento. Spero che questa descrizione non sia asettica, provate adesso a rimettere tutti i pezzi insieme: siete nella stanza, in penombra, solo il cilindro di vetro è illuminato, attorno a voce una stupenda voce di donna canta e i vostri occhi sono catturati da questo movimento incessante che avviene dentro l’acqua. Da questi petali che ora si sfiorano, ora si allontanano, ora sembrano allacciati in una danza. Il movimento è in realtà a loro esterno, non sono loro a causarlo, eppure non possono resistergli, lo vivono. Non è un po’ come quando vi sembra di vivere una storia d’amore profonda e intensa? Siete voi, ma al tempo stesso è qualcosa di esterno a voi, è l’altra persona, anche, ma non è solo questo, non è una questione di unità separate, c’è qualcosa di esterno, in mezzo, no? Non vi capita, o non vi è capitato di sentirlo, in certi momenti, guardandovi negli occhi senza dire niente? Questa cosa qui che c’è in mezzo tra i vostri occhi e quelli dell’altra persona, quest’aria che si fa densa, secondo me qui è l’acqua. E non c’è staticità, i petali sono sempre in movimento: lo stesso vale nelle storie. Non potete mai pensare di stare fermi, ci saranno sempre momenti in cui vi parrà di danzare allacciati, e ci saranno sempre momenti in cui invece avrete un terrore folle che l’altro si sia allontanato di due passi, o forse più. Non dimenticate la barretta, la pillola bianca. Fa rumore. Sbatte contro le pareti e il fondo. Un piccolo rumore irregolare, come un barattolo di latta in una strada vuota al mattino. Perché poi l’amore non è solo una voce di donna che canta e ti trasporta da qualche parte, e danza. Tutto intorno scorre sempre la vita. La spesa da fare. Passare l’aspirapolvere. Oggi piove e sono annoiato. Una giornata pesante di lavoro. Ognuna di queste mille cose un piccolo urto, un piccolo rumore della barretta magnetica.

O almeno, questo è quanto ci ho visto io. Penso che ci tornerò solo per quello. Ricordo che Mario Airò è anche l’autore di una delle più suggestive installazioni di Luci d’Artista, le Cosmometrie, che proiettano sulla piazza davanti al Teatro Carignano i disegni di Giordano Bruno.

Poi c’è molto altro. La grandiosa opera di Mario Merz, Il fiume appare, che troneggia al centro del padiglione. I 39 metronomi di Martin Creed. La Venere degli stracci, di Michelangelo Pistoletto. Requiem, di Giulio Paolini. Prendete la vostra curiosità, mettetela in tasca, e il resto scopritelo voi.

Museo Museo Museo

Torino Esposizioni, C.so Massimo D’Azeglio

Orario:

dal martedì al venerdì 14-19

sabato domenica e festivi 10-19

chiuso lunedì

Fino al 27 gennaio

Ingresso: € 7.50 intero; € 6.00 ridotto

Informazioni: 011 4429518

Viste guidate: 011 4429546/47

Gruppi e scuole: 011 4429546/47

di Stefano Mola