“Mother Africa”, ultimo album Labgraal
Ottobre 24, 2006 in Musica da Giovanni Rolle
Dall’Europa celtica all’Africa. Questo è il lungo percorso compiuto dal Laboratorio Musicale del Graal, gruppo torinese fra i più noti nel panorama della musica celtica internazionale, che dopo il successo di “Dreaming” sta per uscire con un nuovo album, dal titolo “Mother Africa”.
Anche questa volta l’ispirazione del gruppo capitanato dalla cantante Rosalba Nattero è ispirato dai canti tradizionali delle popolazioni indigene, in questo caso del continente nero: i brami dell’ultima fatica del Labgraal fungeranno inoltre colonna sonora al documentario “Ikonda”, girato interamente in Tanzania.
”Mother Africa” non rappresenta tuttavia la prima incursione fuori dai confini dell’Europa dei Celti per Nattero e compagni: anche l’ultimo cd del Labgraal, “Dreaming”, aveva come tema, infatti, i canti tradizionali di popolazioni lontane, in questo caso gli aborigeni australiani. Dopo il successo di “Dreamnig”, al quale ha fatto seguito un altrettanto fortunato tour estivo del gruppo proprio nel continente australiano, Rosalba Nattero e gli altri quattro musicisti del Labgraal hanno scelto il continente nero per proseguire il loro percorso musicale attraverso i suoni delle tribù indigene del pianeta. Una ricerca abbinata ad azioni di solidarietà internazionale, in collaborazione con le Nazioni Unite, per la salvaguardia delle popolazioni tribali e delle loro terre.
La creatività della musica del Graal da sempre si accompagna alle battaglie legate alla difesa delle minoranze culturali, dell’ambiente e della pace, che ha portato la band tornese ad esibirsi nelle maggiori rassegne i musica etnica in ambito mondiale.
Un momento importante è stato il concerto, svoltosi durante l’ultima estate, a Carnac in Bretagna, nell’ambito del festival “Fest-Noz”, organizzato dalle comunità locali in difesa del patrimonio rappresentato dai suoi menhir. Il sito megalitico di Carnac, oltre ad essere uno dei più importanti nel mondo, è considerato un luogo sacro dalle popolazioni bretoni.
di Giovanni Rolle