Morta l’ultima persona che parlava la lingua “Bo”

Marzo 16, 2010 in Medley da Pierluigi Capra

BOA Con la morte di Boa Sr, di 85 anni, ai primi di Febbraio 2010, scompare dalle lingue parlate sulla terra, una delle dieci lingue del popolo degli Andamanesi. Nativi dell’arcipelago delle Andamane e Nicobare (oggi parte dell’India), nel Golfo del Bengala, non lontano dalla Birmania.

Era un idioma con una tradizione di 65 mila anni, apparteneva ad uno dei più antichi popoli della Terra, colonizzato dai britannici nel 1858 quando gli andamanesi erano almeno 5.000. Oggi ne sopravvivono solo 52. Boa era una di loro.

“Si sentiva molto sola da quando era rimasta la sola a parlare il Bo”. Racconta il linguista Anvita Abbi, dell’Università di Nuova Delhi, che la conosceva da molti anni.

“Boa Sr aveva un grande senso dell’umorismo; il suo sorriso e la sua risata fragorosa erano contagiosi”.

Oggi gli abitanti sopravvissuti dipendono in gran parte dal governo indiano per il cibo e le case, e fra di loro è molto diffuso l’abuso di alcool. Scrive Stephen Corry, Direttore Generale di Survival International: “I Grandi Andamanesi sono stati prima massacrati, e poi quasi tutti spazzati via da politiche paternalistiche che li hanno condannati a malattie epidemiche e li hanno derubati della loro terra e della loro indipendenza”.

Con la morte di Boa Sr qualcosa è cambiato per sempre. Si tratta di una grande perdita, poiché scompare una persona preziosa testimone di una cultura straordinaria, di un modo di esprimersi originale e di una lingua unica. Un patrimonio che non sarà più recuperato in alcun modo neppure con le più sofisticate tecnologie.

Non è un fenomeno raro, secondo i linguisti esistono circa 7.000 lingue nel mondo e, di queste, 5.900 sono parlate soltanto dal 3% della popolazione del pianeta. Dunque si tratta di lingue ad alto rischio d’estinzione, che se spariranno non ci potranno mai più raccontare nulla su chi è l’uomo, sul suo rapporto con l’ambiente, sulla sua cultura ed evoluzione.

D’altronde queste lingue in pericolo sono legate intimamente alle stesse società rurali, tribali e contadine che esse rappresentano.

Scrive Carlo Petrini, Presidente di Slow Food Internazionale: “La stessa diversità alimentare, l’affermazione identitaria di un’agricoltura e di una gastronomia buone, pulite e giuste corre seri pericoli se si erode il patrimonio linguistico della Terra. Le lingue sono tante, variegate, espressioni di una diversità preziosa, associata alla biodiversità, ai saperi che difendiamo, ai modi più sostenibili di stare al mondo”.

di Pierluigi Capra