Matteo Gambaro parla di Avorio con Traspi.net
Marzo 12, 2010 in Libri da Cinzia Modena
Sarà possibile incontrare l’autore il 13 marzo in occasione del Buk, festival della piccola e media editoria di Modena, presso lo stand numero 19
Traspi.net torna a parlare di Avorio, un progetto di Matteo Gambaro, edito da Historica Edizioni, composto di quattro racconti ambientati in un mondo minacciato dalla presenza di vampiri. Dopo aver recensito la prima versione del libro, abbiamo intervistato gli illustratori che hanno collaborato alla nuova edizione del libro (pubblicata da Historica e che, rispetto alla precedente, si compone di quattro racconti e non solo di tre). Quattro matite che hanno introdotto con tavole in bianco e nero ogni singolo capitolo di questa “antologia”. Per concludere questa piccola “indagine” sull’iterazione autore e illustratori, ecco infine la voce dello scrittore e committente del contributo grafico.
Quella di pubblicare una mia antologia, dopo diverse partecipazioni antologiche con altri autori, era un desiderio che mi trascinavo da tempo. Quando nel 2005 contattai la neonata Magnetica, l’editore Lorenzo Nicotra si disse disposto a leggere una raccolta.
Iniziai così a selezionare alcuni scritti e senza quasi volerlo, nacquero due diverse raccolte: una di fantascienza, rimasta inedita, e appunto Avorio.
In quella occasione lavorai anche sulle trame, apportando piccole modifiche per rendere i racconti omogenei. Fu solo nel 2008, quando ormai Magnetica non esisteva più e iniziarono i primi contatti con Francesco Giubilei di Historica Edizioni, che compresi quanto Avorio fosse un’opera incompleta.
Iniziai così a scrivere l’anello mancante della raccolta, quel quarto racconto diventato parte integrante e imprescindibile del libro.
Per caso, direi. I miei racconti sono nati molti anni prima dell’esplosione di questa moda. La scelta fatta, insieme a Nicotra prima e a Giubilei poi, fu puramente qualitativa.
E’ vero comunque che il genere thriller ha sempre avuto un suo seguito letterario, aspetto importante per un editore che investe in un nuovo libro.
Leggendo tantissimo! Nel mio caso, soprattutto fantascienza e noir. Il resto lo fa la costanza, che nasce dalla passione: scrivere è come fare sport o suonare, serve esercizio per raggiungere buoni risultati.
Onestamente, non ricordo in che ordine ho scritto i racconti, essendo stati scritti in momenti diversi. La successione invece è una scelta precisa: ho voluto sottolineare la singolarità di ogni racconto, che può vivere a prescindere dagli altri, ma solo all’ultima pagina il disegno generale diviene completo e omogeneo. Penso che questa sia il vero punto di forza del libro.
Riguardo agli aggettivi, non ci ho mai pensato. Di getto, direi: “Il borgo” angosciante-paranoico, “Aspettando il figlio” delicato-sofferente, “Avorio” adrenalinico-crudo, “L’anello” introspettivo-psicologico.
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“L’anello” invece è il racconto con meno richiami al mio vissuto: qui il lavoro è stato di totale immedesimazione nel personaggio, senza personalizzazioni particolari, anche per la funzione che questo racconto ricopre nel libro.
Istintivamente, mi verrebbe da dire dentro quello che non ho ancora scritto. In realtà, forse non vorrei essere dentro nessuno dei miei racconti, per il fatto che non amo molto le storie a lieto fine.
Racconti per altre antologie ne ho a disposizione, ma al momento il mio desiderio è quello di pubblicare un romanzo inedito, del quale sto già scrivendo anche il seguito.
Le trame sono sempre ambientate in questo “mondo vampiresco”, ma i contenuti horror sono molto più spinti rispetto ad Avorio, che a ben vedere ha forse più la connotazione di un thriller.
Il progetto finale è quello di avere una serie di opere i cui personaggi e trame vanno a intrecciarsi con quelli di Avorio.
Forse da una vecchia passione per le illustrazioni, nata grazie all’associazione ludica che fondai con amici veneziani, ma soprattutto dal mio desiderio di coinvolgere altre persone nei miei progetti.
Per me è un piacere integrare il mio lavoro con altri lavori creativi, soprattutto se si tratta di ragazzi giovani e talentuosi come quelli che hanno partecipato al progetto Avorio.
Ho scelto la via del compromesso. Volevo idee fresche, visioni diverse dalle immagini che io avevo in testa. Ho consegnato ad ogni autore un racconto e ho dato loro delle indicazioni minime, lasciando libertà di interpretazione. Ciascuno ha scelto uno o più passaggi del proprio racconto e mi ha presentato un bozzetto da finalizzare. Il mio ruolo è stato semplicemente di scegliere, fra quelli proposti, il disegno che più ritenevo adatto al racconto e confrontarmi sulle soluzioni di finalizzazione che loro avevano in mente. E’ stato lo stesso anche per la copertina, aggiungerei, elaborata a partire dallo scatto fatto apposta per me da un amico. I risultati finali mi soddisfano pienamente.
Carnielli è un uomo disilluso, con esperienze personali e professionali che l’hanno segnato indelebilmente. Svolge il suo lavoro con tenacia e un pizzico di cinismo, bada
ndo poco al formalismo e andando al sodo delle questioni; ma altri aspetti della sua vita andrò a sviscerarli nei prossimi romanzi, sperando non restino inediti ovviamente. Forse c’è molto di lui in me, ma questo dovrebbe dirlo chi mi guarda da fuori perché io non mi sento addosso i panni di Carnielli.
Amore per la sintesi. Penso che i titoli corti siano (come dici tu) più incisivi, restino più in mente.
Solitamente inizio a scrivere da uno scenario preciso che ho in mente, ispirato spesso da un’emozione, e casomai le illustrazioni arrivano in seguito, sulla scia di questo scenario. Non esiste però un metodo preciso: ogni illustratore ha il suo stile e il suo modo di lavorare, l’integrazione arriva con pazienza, confronti continui e disponibilità da ambo le parti di accettare dei compromessi. Di questo rendo merito a tutti e quattro gli artisti: Luca Amerio, Monica Venzo, Darinka Mignatta e Federico Fiorenzani.
Il nero è il mio colore predominante, in generale. Ma a pensarci bene, associo ad ogni racconto un colore diverso: il giallo di sole e polvere per Il Borgo, il grigio di un appartamento in penombra per Aspettando il figlio, il rosso del sangue di Avorio e il nero per L’anello, come il buio che pervade l’animo del suo protagonista. La mia compagna di scrittura è da sempre la musica, generatrice di emozioni e di idee.
Si, mi piacerebbe ripetere questa formula, se troverò ancora giovani artisti disponibili a cimentarsi in questa prova. Sicuramente se verrà pubblicato il mio romanzo inedito, Luca, Monica, Darinka e Federico riceveranno un mio contatto. La decisione però spetta anche all’editore.
di Cinzia Modena