L’ultima sposa di Palmira
Agosto 5, 2011 in Libri da Stefano Mola
Titolo: | L’ultima sposa di Palmiea |
Autore: | Giuseppe Lupo |
Casa editrice: | Marsilio |
Prezzo: | € 18,00 |
Pagine: | 174 |
Ventitré novembre millenovecentottanta, ore diciannove e trentaquattro, gradi della scala Richter sei virgola cinque, per novanta secondi. Ovvero – per sintetizzare – il terremoto dell’Irpinia.
Deve essere come se anche tu crollassi dentro. Perché quando i tuoi muri non ci sono più, muri che non dividono, piuttosto abbracciano: affetti storie gioie dolori. Hanno abbracciato: fino a un momento prima, dopo non più. Dopo qualcosa resta, sicuramente – posto che la sorte ti abbia lasciato i tuoi cari – ma bisogna custodirlo in altro modo: le mani e la testa probabilmente non ce la possono fare.
Banale dire che non sia una cosa facile, in tutti i sensi, compreso quello di raccontare. In un’intervista raccolta da Silvia Nava per LeiWeb, Giuseppe Lupo, che con questo romanzo raggiunge la cinquina del Premio Campiello, dice: Ci sono voluti trent’anni, ma alla fine sì. Avevo in testa questo libro da sempre, ma non trovavo la maniera giusta per dargli vita: non volevo che fosse un dramma, un racconto funebre. Evidentemente dovevo prima risolvere qualcosa dentro di me. Quando è arrivata l’intuizione di scrivere un racconto mitico e visionario ho capito di essermi pacificato e di aver chiuso i conti con il passato. Ma senza dimenticarlo.
E per chiudere i conti forse bisogna provare a cambiare pelle. Gli occhi che ci conducono in mezzo alle rovine di Palmira, un paese quasi morto, che nemmeno le cartine geografiche conoscono, proprio al centro di un cratere dove prima c’era una cartolina di paesi sono quelli di una donna: Viviana Pettalunga, antropologa milanese con la solitudine in tasca. A Palmira, oltre alle rovine, incontrerà Mastro Gerusalemme, un falegname che rifiuta di lasciare la sua bottega, che lavora a un armadio di noce massiccio destinato a Rosa Consilio, ultratrentenne e perciò zitella, l’ultima renitente sposa del paese.
Mastro Gerusalemme non è soltanto una falegname: è anche un prodigioso narratore, custode di tutte le storie di Palmira, a partire da quelle del suo fondatore, Patriarca Maggiore, dieci mogli e quaranta figli, dalla morte misteriosa. Ai capitoli dell’oggi, quelli che camminano in mezzo alle macerie, si alternano così quelli mitici e favolistici dove si dipanano le storie di Palmira. Completare l’armadio e raccontare diventano resistenza, tentativi di stringere tra le mani il prima come se la cesura del terremoto non fosse mai avvenuta.
Quale sia l’esito, la possibile salvezza, se l’armadio davvero conterrà il corredo di Rosa, e se Viviana in qualche modo, nella solitudine delle macerie troverà un rimedio alla propria, sulla suggestione delle storie che raccoglierà, è qualcosa che come sempre è bene che il lettore scopra da sé, lasciandosi trasportare dal ritmo binario di questo romanzo.
di Stefano Mola