Lucio d’la Veneria
Gennaio 30, 2003 in Libri da Sandra Origliasso
Luigi Pietracqua, “Lucio d’la Veneria”, Ananke
La lingua piemontese vanta una lunga tradizione orale, che comprende una miriade di parlate diverse a seconda dell’area geografica in cui si abita. A fianco di quest’ultima, esistono numerosi scritti in prosa dialettale, appartenenti al teatro ma non solo, che testimoniano un pezzo di storia importante di torino e del Piemonte. Uno di questi libri è senz’altro “Lucio d’la Veneria” di Luigi Pietracqua. Forse non tutti sanno che lo scrittore, vissuto nell’ottocento, fu uno dei grandi esponenti della letteratura regionale, grazie a commedie ed opere come Don “Pipeta l’asilè”.
Con questa pubblicazione, che propone la traduzione italiana del testo a cura di Pier Mario Armando e Germano Graglia, Ananke si propone lo scopo di divulgare un libro divertente ma improponibile al largo pubblico nella veste originaria. La prima edizione del romanzo fu proposta nel 1870, sotto forma di dispense e si fa portavoce di un periodo storico attraversato da lotte sanguinose: la Rivoluzione francese. La storia, ambientata in una Torino settecentesca dove il clero è minacciato dall’ombra di una spietata inquisizione, che minaccia qualsiasi gesto di libertà espressiva, ha come protagonista un trovatello. Il ragazzo mentre va alla ricerca delle proprie origini, scopre le cause della sua difficile situazione. Diventato ricco e adulto, dedica le sue finanze ai bisognosi. Il volume, diviso in tre parti, si avvale per ogni capitolo di illustrazioni in bianco e nero. Certamente un libro curioso da sfogliare nei ritagli di tempo.
di Sandra Origliasso