L’italiana in Algeri

Febbraio 24, 2009 in Spettacoli da Stefano Mola

RossiniDalle atmosfere romantiche a mezzo tra vita e arte dei Racconti di Hoffmann, alla smagliante e fascinosa rapidità rossiniana. Mercoledì 4 Marzo sul palco del Teatro Regio debutta il dramma giocoso in due atti che consacrò definitivamente il musicista pescarese, al tempo soltanto ventunenne: L’italiana in Algeri.

L’allestimento approntato dal Regio è nuovo di zecca, per la regia di Vittorio Borrelli, primo direttore di scena del Teatro e abituale collaboratore di registi di fama mondiale. Le scene sono di Claudia Boasso, responsabile del settore realizzazione allestimenti del Teatro. Costumi di Santuzza Calì, luci di Andrea Anfossi. Borrelli e Boasso, enfats du Regiò, hanno alle spalle già due assai fortunate produzione: il Barbiere di Siviglia e la Bohème che tanto successo hanno riscosso nel tour regionale.

Un po’ di storia, ovvero, quando si dice il genio. Maggio 1813: Giovanni Gallo, impresario del teatro San Benedetto di Venezia chiede al giovane Rossini una nuova opera. Tempo per la composizione: pochissimo. Di far scrivere un libretto manco a pensarci, tocca riciclare. Ecco quindi che spunta una vicenda messa in parole da Angelo Anelli per la musica di Luigi Mosca, vicenda di cui pare ci fosse una eco in fatti di contemporaneo gossip. Diciotto giorni dopo, ecco pronta la perfezione del genere buffo (parole di Stendhal). Trionfo.

Dicevamo del gossip. Una certa signora milanese, Antonietta Frapolli, viene rapita dai corsari nel 1805. Portata nell’harem del bey di Algeri Mustafà-ibn-Ibrahim riesce a far ritorno sotto la bela Madunina che te brillet de lontan. Ecco, Anelli racconta in sostanza questo. Abbiamo un Bey che per l’appunto si chiama Mustafà e per l’appunto sta ad Algeri. È stufo della moglie Elvira, e pensa di aver avuto un’idea geniale: dare Elvira in sposa allo schiavo italiano Lindoro, purché questi in cambio gli porti un’italiana da aggiungere alla collezione. Potrebbe andare tutto benissimo perché il corsaro Haly ne ha una sottomano, una certa Isabella.

Il fatto è che Isabella altri non è che l’intrepida innamorata di Lindoro, rapita da Haly mentre cerca per tutto il mediterraneo l’amato bene. Per sfortuna di Mustafà, Isabella non è solo intrepida, ma anche astuta, e poi si sa bene che gli uomini ci vuol ben poco a intortarli, soprattutto se ingordi come il nostro bey. Due moine, ed ecco che Lindoro le viene concesso come schiavo. Di lì a concepire l’inganno che la porterà su un vascello in partenza per l’Italia non ci vuol molto. Mustafà resta quindi, come si direbbe in termini tecnici, cornuto e razziato, con ancora sul groppone Elvira, solo meno sottomessa di prima.

A tenere le irresistibili musicali fila del tutto la bacchetta del Maestro Bruno Campanella, grande interprete del belcanto e storico direttore torinese. Il coro sarà affidato al Maestro Claudio Fenoglio

Voci: Isabella sarà interpretata dal contralto statunitense Vivica Genaux, che debuttò proprio in questo ruolo nel 1994. Il tenore messinese Antonino Siragusa, una delle più famose voci del panorama lirico internazionale, darà la voce a Lindoro. Mustafà avrà la forte presenza scenica del basso veneziano Lorenzo Ragazzo, affermato interprete rossiniano. Elvira, moglie di Mustafà, sarà interpretata dalla giovane soprano Carla Di Censo, voce agile e leggera, anche lei per la prima volta al Regio. Last but not least, il baritono dalla straordinaria carriera internazionale Roberto de Candia, raffinato interprete del repertorio rossiniano, già presente in passato in numerose produzioni del Regio, sarà Taddeo. Nei ruoli principali si alterneranno Anna Rita Gemmabella (Isabella), David Alegret (Lindoro), Carlo Lepore (Mustafà), Elena Borin (Elvira) e Christian Senn (Taddeo). Partner sostenitore della produzione è Thales Alenia Space.

La prima sarà trasmessa in diretta da Radio 3.

Dieci recite, fino a Domenica 15 Marzo.

Per informazioni e vendita biglietti

Biglietteria del Teatro Regio

Piazza Castello 215

Tel. 011.8815.241/242

[email protected]

www.teatroregio.torino.it

di Stefano Mola