L’imperfezione dell’amore
Luglio 18, 2005 in Libri da Marcella Trapani
Titolo: | L’imperfezione dell’amore |
Autore: | Camilla Baresani |
Casa editrice: | Bompiani |
Prezzo: | € 14.00 |
Pagine: | 187 |
E’ uscito in libreria da qualche mese il libro di C. Baresani L’imperfezione dell’amore, edito da Bompiani. La Baresani è scrittrice (Il plagio – 2000 e Sbadatamente ho fatto l’amore – 2002) e giornalista: collabora con “Il Sole 24 ore” e “Vanity Fair”. Si tratta di un romanzo molto moderno, tutto incentrato su due personaggi principali, Galja e Stefano, protagonisti di una storia d’amore anch’essa molto moderna. Le loro personalità, completamente diverse, sono delineate con grande precisione, quasi con una sorta di sadismo, dall’autrice nel descrivere i difetti dell’uno e dell’altra.
Gajia è una donna russa, molto impegnata nel lavoro e nella realizzazione sociale, è una che “si è fatta da sé” per riscattarsi da un’infanzia dura e povera nella Mosca dell’epoca comunista. La lotta per sopravvivere prima e per primeggiare poi l’hanno temprata e apparentemente resa insensibile alle sofferenze altrui.
Stefano è un uomo italiano, affascinante e superficiale, proveniente da una ricca famiglia decaduta, abituato a un lusso che non può più permettersi e che cerca comunque di mantenere con le sue frequentazioni e i suoi precari traffici.
L’amore tra questi due personaggi è quanto di più imprevedibile si possa immaginare perché si tratta dello scontro di due culture, di due mondi molto diversi che spesso, nel corso della loro storia, divampa violentemente e porta alla rottura. Ma il romanzo della Baresani è moderno anche nella sua scrittura guizzante e mai noiosa che pone il lettore alternativamente nei panni di Stefano e di Galja e gli mostra la relazione da due punti di vista opposti. Si fa apprezzare per le riflessioni poste qua e là durante la narrazione, come quella sul “machismo” di Stefano, a cui basta “qualche telefonata di Galja e un fitto scambio di sms erano bastati, in quei mesi, a dargli un rassicurante senso di possesso saziato, il comodo appagamento di sapere che l’occorrente è a portata di mano anche se non ne hai necessariamente voglia o bisogno. Come la mazza da golf che non usi più ma di cui non ti disfaresti per nessun motivo al mondo (…)” (p. 30). E’ raggelante ma è una realtà su cui basano molte relazioni “d’amore”. E oggi l’oggettivazione della donna nel rapporto non ha alcun fondamento né storico né sociale, dal momento che si è verificata un’evoluzione della figura femminile rispetto ai secoli scorsi (almeno in Occidente). Sembra piuttosto far parte di un generale fenomeno di “banalizzazione” della persona umana, sia essa donna o uomo.
O ancora le riflessioni di Stefano, questo “ragazzo invecchiato”, come ce sono tanti in Italia attualmente, sul suo amore per Galja “anche se l’amore gli pareva comunque un sentimento indefinibile e cinque minuti ti sembra di provarlo mentre un momento dopo già ti dici che è solo affetto, ma che in fondo va bene anche così” (p. 78). Un ragazzo che non è troppo abituato a riflettere su se stesso e sui suoi sentimenti e che è indotto a farlo dal suo incontro con Galja. Lei a sua volta è la donna razionale per eccellenza, abituata a calcolare in anticipo le mosse del potenziale acquirente-avversario. Tenta di porsi in questo atteggiamento anche nei confronti dell’amore, si sforza di non essere spontanea, e a volte ci riesce, ma quasi sempre soccombe davanti alla forza del sentimento e del desiderio. Le difese di entrambi cadranno di fronte a un tragico evento esterno che li metterà davanti alle loro anime nude.
Attraverso la storia di Galja e Stefano, noi lettori riflettiamo sulle nostre paure nei confronti dell’amore, sulle nostre velleità e sulle difficoltà della vita di coppia alla quale, tutto sommato, ancora non abbiamo trovato una valida alternativa né pratica né soprattutto emotiva.
di Marcella Trapani