Lettera aperta sui piaceri della vita

Novembre 7, 2002 in Racconti da Redazione

Ci sono volte in cui, al termine di un pranzo abbondante, di quelli in cui le portate si susseguono incalzanti per un tempo che pare non finire mai, uno strano genere di sensazione si impossessa del nostro corpo.

Difficile dire se sia la pesantezza del cibo, l’effetto dell’alcool con il quale il cibo si è sposato o l’allegria della compagnia, tuttavia un senso di rilassato benessere e di serena ebbrezza coglie il nostro corpo in maniera talmente profonda che ci sentiamo sprofondare sulla nostra sedia. E’ in questo stato di rilassatezza del corpo che il nostro apparato digerente, forse risvegliato dall’abbondante cibo introdotto, forse cullandosi nell’ebbrezza descritta, ci propone con discrezione un leggero stimolo. Non si tratta di uno stimolo intenso, né di una breve fitta, ma quasi di un solletico, cui però fatichiamo, in quello stato di beatitudine in cui stiamo, a dire di no.

Se siamo in casa o se le condizioni igieniche del posto lo rendono un piacevole rito, non possiamo che cedere alle lusinghe del nostro organismo e ci ritiriamo per dar ad esso soddisfazione. Con innocente impudenza scopriamo le natiche e le appoggiamo sull’asse, la cui freschezza regala sensazioni indicibilmente piacevoli al corpo riscaldato dal pranzo. Pochi gorgoglii annunciano ciò che di lì a poco verrà ed un brivido di piacere li accompagna; sono borbottii che nulla hanno di molesto, ma che ricordano anzi il lieto rumore che fa l’acqua corrente prima di prendere a sgorgare da una fonte.

Basta quindi un respiro profondo ed una lievissima contrazione per far fuoriuscire un consistente fardello che, come tagliato con un secco colpo di spada, si stacca di netto e con un breve tuffo conclude la sua caduta nel pozzetto. E’ dal tonfo del nostro prodotto che possiamo valutare peso e solidità di ciò che abbiamo con soddisfazione abbandonato e rimanere sorpresi dalla stima della sua consistenza. Un sospiro di piacere santifica e suggella il momento.

Dopo questa prima emissione il nostro corpo si rilassa come a gustare il piacere di essersi liberato di quel peso, poi qualche altro piccolo nucleo verrà ad aggiungersi a quel primo pioniere, ma senza riproporre più la sua nettezza e la sua consistenza. L’opera di pulizia della zona del nostro corpo interessata alle operazioni sarà resa agevole dalla solidità del nostro prodotto e dalla scarsità conseguente delle tracce lasciate sui bordi della fessura da cui la massa è fuoriuscita; anche questa fase verrà poi resa sublime se eseguita con l’ausilio di un lavaggio con acqua fresca!

Una sorta di vertigine ci coglierà quando ci rialzeremo definitivamente in piedi per riunirci alla tavolata, quasi che il nostro corpo rimpiangesse quel momento di piacere, ma é una sensazione che presto ci abbandonerà per poi condurci, con il corpo rigonfio del piacere di esserci liberati di quell’oggetto estraneo, a gustare ancora un dessert o magari un amaro.

di Alberto Capella