Le Quai de Ouistreham

Aprile 28, 2010 in Libri da Stefano Mola

Titolo: Le Quai de Ouistreham
Autore: Florence Aubenas
Casa editrice: Editions de l’Olivier
Prezzo: € 19,00
Pagine: 276

aubenasImmaginate una donna, sui cinquant’anni. Con un diploma di scuola superiore. Che ha convissuto con un uomo, facendo la casalinga. Immaginate che questa relazione un giorno finisca.

Non è la storia d’una storia d’amore. Non ci interessa sapere perché e percome questa relazione sia finita, i pregressi o la sofferenza. Ci interessa quello che succede da quel giorno in avanti nella vita concreta. Trovare un lavoro, prima di tutto.

Quel giorno è importante soprattutto per la data. Perché se le cifre della data cadono nel 2009, per esempio, la vita concreta si declina con il tempo della crisi.

Questo libro infatti inizia proprio così: C’etait la crise. Perché le parole a volte sono facilissime da dire, ma poi bisogna saperle riempire. Per alcuni di voi che state leggendo (e spero siate in molti) la crisi ha voluto dire poco. Per il semplice ma fondamentale motivo che prima della crisi avevate un impiego a tempo indeterminato in un’azienda che non ha sofferto eccessivamente. Per chi invece aveva un impiego a tempo determinato, o ne stava cercando uno, le cose sono cambiate in maniera drammatica.

La giornalista francese Florence Aubenas ha provato a mettersi dentro la pelle di quella donna. Ha raccontato agli amici che partiva per un reportage in Marocco, e invece ha affittato un minuscolo appartamento a Caen. Zona un tempo industriale, e ora colpita dalla crisi in maniera durissima. Si è presentata all’ufficio di collocamento con un curriculum striminzito, come descritto all’inizio, e ha provato a cercare lavoro. Per sei mesi.

Lavoro significa fare la donna delle pulizie. Contratti volanti, qualche ora alla settimana, sostituzioni. Ore teoriche che quasi mai corrispondono alla durata della fatica vera, e gli straordinari non vengono retribuiti. Il mondo dei centri per l’impiego, sottomessi anch’essi alla cadenza della produttività.

Il grandissimo pregio di questo libro sta nel rimanere ben lontano da qualunque ipotesi di facile polemica politica o di giudizio preconfezionato. È davvero un reportage, dove contano le descrizioni dei gesti, della fatica, dello scoramento, del senso di inadeguatezza, della necessità di far tutto e sempre più in fretta. E soprattutto, le persone.

Certo, c’è anche il contesto, le fabbriche che hanno chiuso negli anni precedenti. La scomparsa del ruolo del sindacato. Ma tutto sempre filtrato attraverso incontri.

I rapporti che Florence Aubenas stabilisce con le colleghe, la grandissima attenzione e umanità con cui vengono tratteggiate: sbalzano dalla pagina vive, e basterebbe anche solo questo per spingerci ad andare avanti una pagina dopo l’altra.

In questo, l’opera di giornalismo si fa letteratura. Un’opera che non è politica nel senso unicamente polemico e litigioso ormai dominante. È politica nel senso etimologico, attiene alla città, al modo in cui si esprimono i rapporti tra i cittadini e il lavoro. Potrebbe essere una delle basi per far davvero azione politica. Speriamo che qualcuno lo traduca in italiano. Oppure che qualcuno ci offra un’opera simile, calzata nel nostro quotidiano.

di Stefano Mola