La veste strappata

Aprile 12, 2004 in Libri da Stefania Martini

Titolo: La veste strappata
Autore: Nahid Tabatabai
Casa editrice: Il Leone Verde
Prezzo: € 12.00
Pagine: 122

La veste strappataQuesta raccolta di racconti è il terzo libro pubblicato dalla scrittrice iraniana Nahid Tabatabai, nata a Teheran nel 1958: apparso nel 1998, Jamedaran, letteralmente “Strappandosi le vesti” segue Banu va javani-ye khish (La signora e la sua gioventù) del 1992 e Hozur-e abi-ye Mina (La presenza azzurra di Minà),1993.

La veste strappata si compone di nove storie che hanno come protagonisti donne e uomini che si muovono dentro le rigide regole imposte dalla società iraniana, fuori da qualsiasi collocazione temporale ma attenti ad attenersi al ruolo cui ognuno è chiamato a rispondere.

Nove racconti.

Una veglia funebre vissuta attraverso gli occhi di quattro donne: la moglie e la figlia del defunto, oppresse dal dolore della perdita improvvisa del congiunto ma attente alla forma e alle convenzioni che si devono seguire per il buon svolgimento della cerimonia; l’intrusa e l’altra, la cui mente è affollata da pensieri completamente antitetici.

La gelosia in una monotona vita di coppia, già in là con gli anni.

Una madre misteriosa e idealizzata, rimpianta dalla figlia che non riesce ad arrendersi di fronte alla progressiva perdita di contatto con la realtà del padre, ormai privo di mente e di ricordi.

Una nipote che assiste la nonna perduta in un sogno di colombi, dove le regole della razionalità lasciano spazio al mondo della magia e del surreale.

Un vecchio spazzino e un giovane spazzino rapiti dall’incanto del parco giochi che devono tener pulito e che possono fantasticare solo da lontano. Nel momento in cui riusciranno ad avvicinarsi al loro sogno, il divertimento si trasformerà in paura, la paura in terrore, e pagheranno con la vita la loro “trasgressione”.

Una bici come sogno ed evasione lungo tutta la vita di un dottore.

Al centro della raccolta, “Le tre verità”, tre grandi frammenti di un’unica storia, in cui la stessa sequenza di eventi è colta da tre punti di vista, tutti femminili. Tre donne sono coinvolte in una vicenda d’amore e di dolore.

La storia si sviluppa a partire dall’indiscusso potere che gli uomini esercitano sulle donne, alle quali non rimane altro da fare che piegarsi, per tradizione, per rassegnazione, per impotenza: un padre accetta che la sua giovanissima figlia contadina e serva venga data in sposa al figlio del padrone per cui lavora, onde evitargli il servizio militare. Dopo pochi mesi non avrà più notizie del marito, che si trasferisce in città e si sposerà con una ragazza di buona famiglia, dopo averla resa madre di una bellissima bambina.

La moglie cittadina dell’uomo non può avere figli e quindi lui tornerà al paese per prendere la sua figlia legittima, strapparla alle braccia della madre naturale e portarla in città.

Fino alla morte dell’uomo nessuna delle tre donne, la prima moglie, la seconda moglie, la figlia ormai grande sapranno esattamente come sono andate per davvero le cose.

Sotto l’aspetto di storie raccontate per portare alla luce frammenti di vite quotidiane dei personaggi, si nasconde un sentimento di insofferenza, di ribellione dell’autrice alle leggi matrimoniali iraniane, al peso della mancanza di alcune libertà, alla supina passività alla “tradizione” degli uomini e elle donne della sua terra. I protagonisti sono dolorosamente rassegnati al loro destino, sono lacerati dalle vicende della vita, sono incapaci di perseguire la loro realizzazione personale.

di Stefania Martini