La primula di Cavour

Marzo 6, 2003 in Libri da Tiziana Fissore

Piero Soria “La primula di Cavour”, Mondadori, pp. 376, Euro 17,20

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Un giallo-poliziesco ambientato nell’800 è la sostanza dell’ultimo libro di Piero Soria. Solo la sua capacità di grande scrittore può condurre avanti questa storia dove i personaggi storici del nostro Risorgimento si muovono ora con una sequenza di piani strategici incredibile ora lasciandosi andare a momenti dolcissimi di amore e sensualità. Il romanzo che sul retro della copertina porta scritto “Un pettegolezzo risorgimentale di amore e morte” racconta di un attentato eccezionale: la carrozza di Napoleone III deve saltare a tutti i costi e si parla di tutte le strategie adottate affinché ciò avvenga. La storia studiata a scuola è diversa ma il mistero inscenato dall’autore è molto ben costruito ed il lettore viene attratto dalle varie figure conosciute e sconosciute e dalle loro storie come quella di Aimone (la primula rossa di Cavour) figlio bastardo di Carlo Alberto; quella di Cavour, che oscilla tra malvagità, creatore di intrighi e spirito imprenditoriale (si ricordi che è stato il creatore del Barolo). Si salva nei momenti di sensualità cerebrale nei confronti della ex suor Candida del Carretto.

Bella la storia d’amore tra Aimone e Chiara e pure quella tra Vittorio Emanuele II e la sua Rosa Vercellana, dove il Re Vittorio ne esce molto bene, come un uomo qualunque che ama stare in maniche di camicia (infischiandosi del protocollo regale) con la sua Rosina, davanti ad un’adorata polenta ed un piatto di acciughe al verde, parlando di cose comuni in dialetto.

Figura decisamente negativa appare Garibaldi che viene dipinto come un grande generale senza scrupoli ma soprattutto come un pirata e stupratore di donne. Neppure Mazzini appare come figura positiva e la contessa di Castiglione, la perversa Nicchia, che balla per la prima volta il can-can sotto gli occhi di Hoffenbach è quella che da sempre conosciamo: sensuale, impudica, grande rotella del meccanismo politico nelle mani di Cavour.

Quello che piace al lettore è il potersi spostare, con la fantasia, nello spazio da Parigi a Staten Island, da Torino a Londra, passando per la Val di Susa, tra la Sacra di San Michele ed il Musiné, tra la Novalesa ed il Mont Cenis, per ritrovarsi in vicoli sordidi di Londra o in fiabeschi palazzi Parigi che si ritrovano comunque a Torino in una Vanchiglia umida e nebbiosa. Oltre ai personaggi storici, raccontati e manipolati abilmente, vagano figure molto particolari. Donne mature e brutte ma piene di una sensualità mai smessa come la vecchia prostituta parigina Martine, la londinese Stella e la torinese tòta Pautasso.

Storicamente parlando, esistono degli anacronismi: tipo Lincoln menzionato come un grande del passato mentre, al momento della vicenda, nessuno l’aveva ancora sentito nominare oppure Oberdan che seppur citato, alla data in cui si chiude la vicenda veniva appena al mondo e questo fa capire come Soria non abbia seguito una precisione storica ma piuttosto abbia voluto costruire una situazione particolare, mescolando realtà a fantasia, forse divertendosi a mescolare fatti, personaggi, vicende vere e fantasiose ma riuscendo ad avvincere i lettori e ad avvicinarli, anche se in chiave a volte farsesca, alla storia che è sempre un doppio gioco tra attentati, potere, amori profani.

di Tiziana Fissore