La Passione di Cristo secondo Mel Gibson. Verità storica?

Luglio 1, 2007 in Spettacoli da Redazione

Andrea Cognata, ricercatore di Storia all’Università, prova a dare una risposta

Passione di Gibson locandina Durante il periodo pasquale si intensificano le iniziative che riguardano la Passione di Cristo. Molte di queste riguardano la rappresentazione della Via Crucis, mentre altre fanno il punto sulla situazione con riferimenti che di volta in volta vanno dalla storia alla lettura dei testi sacri. Andrea Cognata, ricercatore di Storia all’Università di Torino, ha invece presentato il 4 aprile presso la biblioteca “Cesare Pavese” una conferenza che prende spunto dal film di Mel Gibson del 2004.

Lo scopo è quello di confrontarsi con il concetto di verità storica. Ne analizzeremo l’intima complessità. E tenteremo di vedere se e in che modo esso possa essere applicato alla Passione di Mel Gibson”.

Il dibattito su “The Passion”, come è noto, si è svolto intorno alle scene più cruente del film, considerate spesso come inserti gratuiti e sadici del regista australiano. I passaggi in questione, oltretutto, secondo i detrattori non avrebbero una corrispondenza nei quattro vangeli sinottici, né tantomeno una giustificazione estetica (il film fu accusato di “brutalità quasi pornografica”). Il film di Gibson è dunque storicamente falso? Le scene non hanno altra finalità che mostrare un corpo straziato? Oppure il messaggio è un altro?

Per rispondere a queste domande, Andrea Cognata vaglia quindi le fonti dichiarate dal regista e dallo sceneggiatore, per scoprire se proprio quelle scene hanno avuto una giustificazione filologica o letteraria.

Secondo i comunicati stampa, infatti, le fonti adottate furono unicamente i quattro vangeli e il testo di Anna Catherine Emmerich, mistica del 1700, beatificata dal Vaticano nel 2004. Il libro della Emmerich, “La dolorosa passione di nostro signore Gesù Cristo” del 1833 è in realtà una raccolta dettagliata delle visioni che la suora ebbe nel corso della sua vita, raccolte e filtrate dal poeta Clemens Brentano.

Ma l’intervento di Brentano non è stato un lavoro di pura ispirazione,” commenta Cognata durante la conferenza “ma un rimaneggiamento del testo grazie ad opere precedenti. Brentano più di una volta sottolinea la scarsa cultura della Emmerich, anche dei testi canonici. Allora perché nel suo libro ci sono citazioni da altri testi? L’unica spiegazione possibile è proprio un intervento attivo di Brentano”.

Secondo questa lettura, nel libro della Emmerich convogliano anche le fonti di Brentano. Uno schema di lavoro potrebbe essere il seguente:

  • Vangeli Apocrifi (Vangeli della Passione)
  • Legenda Aurea (Jacopo da Varazze)
  • Acta Sanctorum
  • Storia dell’Antico e Nuovo Testamento di Calmet
  • Cognata fa comunque intendere che le fonti di Brentano (e del film di Gibson) potrebbero essere anche molte altre. A parere di chi scrive non si possono escludere almeno altri tre testi medievali come:

  • Liber de Passione Christi et doloribus et planctibus Matris Eius (S. Bernardo in Patrologia Latina 182)
  • Dialogus Beatae Mariae et Anselmi de Passione Domini (Pseudo Anselmo, PL 159)
  • Vita Jesu Christi, Caput LII e LIII (Ludolphus Saxo)
  • Queste fonti sono pertinenti per due motivi principali: sono autorevoli (hanno quindi contributo non poco alla codificazione della Via Crucis), e sono estremamente cruente, persino più di “The Passion”. Abbondano scene e descrizioni sullo strazio delle carni, sulle ossa rotte o divincolate, sullo spessore dei chiodi e sul mare di sangue versato.

    Se partiamo da questi presupposti, ovvero che le fonti principali non sono storiche, il film di Gibson allora è falso,” commenta provvisoriamente Cognata. E quindi inserisce un’altra fonte ancora, una sorta di summa della Passione di Cristo, ovvero “Il trattato di Terra Santa e dell’Oriente” di frate Francesco Suriano. Articolato in forma di dialogo, i cui interlocutori sono impersonati dallo stesso autore (Frate) e da sua sorella Sista (Sora), il Trattato fu redatto in tre versioni, frutto di successivi e sensibili rimaneggiamenti, fra il 1485 e il 1524.

    Andrea Cognata Se durante la visione del film qualcuno si fosse chiesto dove Gibson può avere preso spunto per alcune sue scene, in questo testo può trovare delle risposte. Nel Trattato infatti sono presenti più o meno gli stessi passaggi della Emmerich, con l’aggiunta di altri decisamente eloquenti. Durante la conferenza, Andrea Cognata ha così mostrato alcune delle scene “incriminate” fornendo in sequenza dei puntuali riferimenti sia a Suriano che a Emmerich. Le scene in questione (non presenti nei vangeli) sono:

  • Gesù gettato dal ponte nel tragitto che conduce al sommo sacerdote (presente in Emmerich e Suriano);
  • La lunga flagellazione, oltre il numero consentito dalla legge antica (Emmerich e Suriano);
  • Incontro fra Maria e Gesù durante la Via Crucis (Emmerich e Suriano);
  • Il ribaltamento della croce durante la crocifissione, per permettere il ripiegamento dei chiodi (Suriano)
  • L’ultimo punto è decisamente importante. Il particolare (che secondo molti studiosi è un inserto immotivato di Gibson) non compare in Emmerich ma solo in Suriano. Nel racconto del francescano infatti si precisa: “E per darli mazor pena et ancho aziò non cascasse de croce, voltarono la croce e rembadirono li chiodi”. Il dettaglio perciò esiste anche in questo caso, ed è presente almeno dal 1524.

    Certo, con i dati attuali è impossibile appurare se esista o meno un legame diretto Suriano/Emmerich e Gibson. “A questa domanda possono rispondere solo gli sceneggiatori, ” ammette Cognata. Ricordiamo comunque che il film è stato scritto grazie anche alla consulenza del padre gesuita William J. Fulco, professore di Studi dell’Antico Mediterraneo presso l’università Loyola Marymount (ha anche tradotto in latino e in aramaico la sceneggiatura). Il testo di Suriano può quindi benissimo rientrare nella bibliografia di Fulco, e certo è immaginabile l’utilizzo di più documenti oltre a quelli dichiarati (Vangeli e Emmerich).

    Sguardo finale di Maria E dunque, ritornando alla domanda iniziale, il concetto di “verità storica” è applicabile al film di Gibson? “Il fatto di non essere storicamente vero sul piano dei fatti, non lo rende storicamente falso sul piano dei contenuti. Nel film ogni cosa è funzionale allo scopo emozionale e didascalico”. Conclude Cognata, anche se ormai lo si è capito, il senso della discussione è un altro. Ciò che conta è il messaggio soggiacente. L’iperbole narrativa e l’esagerazione non solo sono coerenti con il contenuto emotivo (lo stupore per un sacrificio spontaneo), ma perfettamente allineato alla tradizione della rappresentazione della Passione.

    Questa lettura è resa plausibile anche da un piccolo particolare, presente alla fine della deposizione. Nelle battute finali del film, Maria (Maia Morgenstern), contro ogni regola del cinema classico, “guarda in camera”. L’espediente serve per separare definitivamente il piano della ricostruzione storica dal messaggio attuale. Con lo sguardo di Maria verso lo spettatore, la storia ha una sua conclusione ciclica: “Tutto questo è per voi. Ve lo siete meritato? Ve lo state meritando? ”.

    LA CROCE E LA PIRAMIDE

    Religione, civiltà e violenza nel cinema di Mel Gibson.

    Prossimo appuntamento:

    Apocalypto. Analisi storica e lettura filmica

    A cura di Andrea Cognata.

    In collaborazione con l’Università degli Studi di Torino (Dipartimento
    di Storia)

    Biblioteca Civica “Cesare Pavese”

    Via Candiolo 79.

    Mercoledì 22 giugno

    Ore 17.30

    Ingresso libero

    di Davide Greco