La Matita Blu e le agenzie letterarie

Marzo 6, 2006 in Medley da Redazione

L’editore Fabio Larcher e le pillole di opinione editoriale.

Oggi l’argomento saranno gli agenti letterari cui aspiranti scrittori ed affermate penne si rivolgono. La realtà Italia è vista anche a confronto con quella statunitense.

Agenzie letterarie: piccolo esorcismo

Se l’editor è un’immagine «fastidiosa» perché svolge un ruolo utile ma ingrato (un po’ come in altri contesti il vigile urbano), l’agente letterario si manifesta all’aspirante scrittore addirittura come una presenza inquietante, dai contorni «scontornati», difficile da inquadrare e perciò in qualche modo temibile.

In effetti per esorcizzare questa perturbante figura (spesso più immaginaria che reale) bisognerebbe metterla un a fuoco, capire almeno quale ruolo essa ricopra nella gerarchia editoriale.

Se fossimo in America le cose sarebbero semplici. Ivi l’agente letterario ha una consolidata storia alle spalle e delle funzioni precise: scoprire nuovi talenti, piazzarli a qualche casa editrice e curarne i rapporti economici con la stessa una volta firmato il contratto. È un manager non dissimile dal press-agent dei divi.

E in Italia? In Italia è la stessa cosa, direte voi. Niente affatto. Le cose sono invece molto diverse.

Nel nostro paese le agenzie letterarie si occupano di tutto: correzione testi, lettura critica, ghost-writing, funzione di ufficio stampa, organizzazione corsi di scrittura, organizzazione corsi di formazione professionale per editori o librai… Tutto, insomma, tranne quello che ci si aspetterebbe da esse, e cioè che siano un effettivo intermediario fra lo scrittore e la casa editrice.

Se vi state chiedendo: «Perché?», la risposta è la solita: la catena alimentare.

Gli Stati Uniti d’America hanno un’estensione a carattere continentale e il mercato di lingua inglese è un mercato sovra nazionale, sterminato: c’è posto per tutti, soldi per tutti, cibo per tutti (almeno in teoria).

L’Italia è un piccolo paese, con una popolazione inferiore ai sessanta milioni e con un tasso di lettori inferiore o prossimo al dieci percento. A queste condizioni svantaggiate aggiungiamo che in Italia non esiste alcuna tradizione circa le agenzie letterarie: solo negli ultimi vent’anni hanno cominciato a sorgere le prime agenzie… per lo più a opera di individui che venivano pure dileggiati dagli editori per la loro ingenuità.

È ovvio che le agenzie letterarie di piccole dimensioni (come del resto i piccoli editori) si arrangino a campare come possono.

Credete che il panorama sia completo?

Naturalmente no.

No, perché in Italia esistono anche delle agenzie letterarie di un certo peso e sarei disonesto se non lo segnalassi… solo che non si occupano (o solo marginalmente) di cercare o piazzare nuovi talenti. Al contrario questi agenti sono spesso i rappresentanti italiani di famosissimi scrittori stranieri; lavorano esclusivamente su e per i grandi numeri e impongono condizioni contrattuali salatissime agli editori con i quali sono disposti a trattare (lauti anticipi, distribuzione capillare, promozione di altro profilo…). Questi «agenti» sono totalmente irraggiungibili per gli aspiranti scrittori.

Per concludere, dunque: da un lato abbiamo una miriade di «agenzie letterarie» che offrono servizi a pagamento ma non hanno alcuna voce in capitolo entro le redazioni delle case editrici «vere»: dall’altro abbiamo dei giganti che non si occupano di scouting «locale», ma vivono di scrittori stranieri già famosi.

In entrambi i casi si tratta di agenti letterari sui generis, che perdono (ben volentieri) di vista il loro ruolo, ma lo fanno (sia detto a loro parziale discolpa) per ragioni «alimentari». L’Italia è una nazione di scrittori, ma non di lettori e quei pochi lettori che ci sono vanno suddivisi fra quattro colossi, due o trecento giganti e oltre cinquemila pulci.

«Accidenti!», direte voi, «Possibile che sia tutto o bianco o nero? Che non ci sia una via di mezzo?»

Non discuto. Per fortuna (o sfortuna) il mondo è sempre in movimento, la realtà cambia e le foto diventano obsolete nello stesso istante in cui le abbiamo scattate. Eppure io stesso, pur bazzicando l’ambiente editoriale da alcuni anni non saprei da che parte sbattere la testa se dovessi consigliarvi un’agenzia letteraria di medie proporzioni eppure capace.

Confidiamo nelle nuove generazioni.

Per chi volesse conoscere la realtà editoriale di Larcher, il suo sito è:

www.larchereditore.com

di Fabio Larcher