La donna del mare

Gennaio 16, 2005 in Spettacoli da Stefania Martini

Io ritengo che se gli uomini si fossero abituati a vivere sul mare, o addirittura nel mare, adesso saremmo più perfetti di come siamo. Più buoni e più felici.

Elisabetta pozzi Al Teatro Carignano, martedì 18 gennaio 2005, alle ore 20.45, debutta in prima nazionale la nuova produzione del Teatro Stabile di Torino: “La donna del mare” di Henrik Ibsen, nella traduzione di Maria Valeria d’Avino, con la regia di Mauro Avogadro.

Pubblicata dal drammaturgo norvegese Henrik Ibsen nel 1888, in pieno periodo simbolista, Fruen fra havet, uno dei suoi testi più significativi, è un’opera percorsa da una tensione poetica trascinante, con momenti di straordinaria suggestione, scanditi da un ritmo lirico: una riflessione sui problemi, vitali per Ibsen, della libertà e della presa di coscienza della personalità umana.

Ellida, la protagonista, è la sorella maggiore di Nora, la donna che in “Casa di bambola” non esiterà ad abbandonare il marito e il figlio per seguire il filo della sua libertà.

Ma per Ellida l’attrazione per il mare, per l’incompiuto, per l’avventura con lo straniero (C’è in lui uno straordinario potere di attrazione. Quell’uomo è come il mare) restano una pulsione dell’anima, un ambiguo e sconfinato anelito di libertà, un sogno di cui ha timore e da cui fugge con sollievo non appena possibile.

Ellida, seconda moglie del Dottor Wangel, vive con il marito e le figlie di primo letto di lui in un posto presso il mare, elemento dal quale si sente misteriosamente attratta. Con la visita del professor Arnholm, suo vecchio pretendente, affiora un episodio del passato che da tempo la tormenta. Ellida confessa, infatti, al marito di essersi legata in passato ad un uomo che ora le torna alla mente come un’ossessione: un marinaio dagli occhi inquietanti, in fuga da un passato burrascoso, che non ha mantenuto la promessa di tornare per sposarla.

Un giorno, l’uomo effettivamente si presenta per portarla con sé ed Ellida chiede al marito di lasciarla libera di scegliere spontaneamente, poiché si è resa conto che il loro matrimonio non è stato frutto di una libera scelta da parte sua.

Non avrei mai dovuto accettare. Mai! A nessun prezzo! Non avrei dovuto vendermi. Meglio il lavoro più umile, meglio la miseria. Almeno quella l’avrei scelta io, liberamente! Il nostro non è stato un vero matrimonio. Io voglio una cosa sola: che noi, in piena libertà di giudizio, si sia d’accordo sulla necessità di sciogliere il nostro legame..

Il marito dapprima si oppone, poi, nel momento in cui Ellida deve scegliere se seguire il marinaio, lascia la moglie libera di decidere il suo destino,sotto la tua diretta responsabilità, Ellida.

È a quel punto che Ellida, finalmente libera di decidere autonomamente della propria vita, si rende conto di amare il marito.

Ellida sceglie di restare con lui e di non seguire il marinaio che, partendo per sempre, porta via con sé anche l’irrequietezza della donna.

Il fascino de “La donna del mare” spiega il regista Mauro Avogadro sta in una pulsione, in un anelito, che appartiene non solo a Ellida, ma a tutti i personaggi del dramma: è il desiderio di darsi un’identità. Ellida è l’esempio più clamoroso, la punta di questo desiderio: sa che se potesse essere altra sarebbe se stessa.

A questo proposito, bisogna smentire che il finale sia un finale “debole”, o riduttivo. Al contrario, nel momento in cui lei viene posta di fronte alla scelta e viene lasciata libera di scegliere, capisce che è lei stessa a dover dare dei limiti alla propria libertà e proprio in quel momento può ricominciare a vivere. Non si tratta quindi dell’accettazione di una realtà piccolo-borghese, ma di comprendere ciò che lo straniero per lei rappresenta e di effettuare una scelta. Lo straniero per lei è il mare, è qualcosa di cui ha enormemente paura, perché rappresenta quella parte di noi, forse perduta, anche violenta, primordiale, che, in quanto ignota, non sappiamo controllare. Solo diventandone consapevoli ci si può riconciliare con questa parte di noi.

Secondo me l’assoluta contemporaneità del testo consiste nelle sue figure, che vivono la condizione di estremo disagio con se stesse. Questa condizione è universale, forse oggi ancor più esasperata. L’essere costantemente a disagio con la propria persona e il dilagante terrore di non conciliarsi con la solitudine sono i caratteri più contemporanei di questi personaggi

Per la complessità dell’interpretazione del testo, in Italia pochi allestimenti de La donna del mare sono stati portati in scena: il dramma arrivò per la prima volta nel 1894 ma solo nel 1921 diventò celebre: fu proprio nel ruolo di Ellida che Eleonora Duse tornò sulla scena, dopo 12 anni di assenza.

Cinque anni più tardi venne riproposta nell’interpretazione di Marta Abba, per la regia di Luigi Pirandello.

Nell’attuale produzione del Teatro Stabile di Torino Ellida Wangel è interpretato da Elisabetta Pozzi, affiancata da Antonio Zanoletti (Il dottor Wangel), Graziano Piazza (Il professor Arnholm), Martino D’Amico (Ballested).

Accanto a loro, in scena, gli attori della Compagnia del TST: Andrea Bosca (Uno straniero), Francesca Bracchino (Bolette), Elisa Galvagno (Una turista), Cristina Odasso (Una turista), Alessio Romano (Lyngstrand), Olga Rossi (Hilde), Massimiliano Sozzi (Un turista).

Le scene sono di Giacomo Andrico, i costumi di Giovanna Buzzi, le luci di Giancarlo Salvatori e le musiche di Daniele D’Angelo. Regista assistente Ola Cavagna.

La donna del mare

Da martedì 18 a sabato 22 gennaio 2005, ore 20.45.

Domenica 23 gennaio, ore 15.30.

Lunedì 24 gennaio, riposo.

Da martedì 25 a venerdì 28 gennaio, ore 20.45.

Sabato 29 gennaio doppia recita alle ore 15.30 e alle ore 20.45.

Domenica 30 gennaio, ore 15.30.

Teatro Carignano, Piazza Carignano – Torino.

Per informazioni sugli orari della biglietteria:

www.teatrostabiletorino.it

di Stefania Martini