La danza del ventre

Novembre 6, 2003 in il Traspiratore da Redazione

Danza del ventreImparare le danze di altri popoli è un’arte che non si deve trascurare, in quanto lo studio dei balli comporta lo studio complessivo delle passioni, dei sentimenti e della storia; ogni musica e ogni movimento hanno i loro significati e comprenderli significa entrare nel vivo delle tradizioni dei popoli. Proprio l’insegnamento della danza è uno dei modi più interessanti ed efficaci per diffondere la cultura araba.

La danza araba è ricca di innumerevoli sfumature e stili distinti, a seconda dei paesi e delle loro diverse musiche, interpretate in modo differente le une dalle altre. Il primo stile che viene insegnato è il “Raqs Sharqy“, ovvero la classica “danza orientale”. L’occidente scoprì l’esistenza di questo mondo nell’Ottocento grazie ai viaggiatori francesi orientalisti e fece subito diventare questa danza il simbolo di quella sensualità orientale da sogno di cui tanto si favoleggia. Infatti la “danza del ventre”, come viene comunemente chiamata, ha affascinato artisti, poeti e registi, destando, tra movimenti sinuosi e musiche leggiadre, sogni incantevoli di mondi lontani.

Il Raqs Sharqy è un’arte antica, le cui origini pare risalgano ai culti religiosi della “madre terra”, praticati nelle società della Mesopotamia e dell’antico Egitto. Era usata in passato per propiziare la fertilità e celebrare il parto. Era anche l’elemento essenziale delle festività agricole, infatti con la danza si chiedeva agli dei il buon esito del raccolto. Tramandata e reinventata nei secoli, ora è diventata patrimonio etnico delle popolazioni che si estendono dal sud del mediterraneo fino alla Turchia.

Il Raqs Sharqy inoltre è il punto di partenza per la ricerca e lo studio delle tante altre danze popolari che, attraversando paese dopo paese, permettono di scoprire le differenze e le tradizioni di ogni popolo arabo.

Nel ventesimo secolo, il colonialismo europeo portò i casinò nei paesi arabi. Famosi compositori del mondo arabo scrissero così musiche influenzati dalle orchestre occidentali e l’industria cinematografica egiziana trasformò numerose danzatrici in star leggendarie: in un attimo il costume della danza del ventre fece la sua prima apparizione a Hollywood! Ancora oggi un film arabo non ha successo se non prevede nella trama una scena di danza del ventre.

Al giorno d’oggi la danza del ventre è una forma di intrattenimento, ma i benefici fisici che apporta sono sempre gli stessi, a patto di impararne bene i movimenti. Ventre e fianchi sono le parti del corpo più allenate nella danza, perché esaltate dalla cultura orientale per il loro potere generativo e sensuale.

Anche se con il tempo si è sempre più cercato di codificarne i movimenti, la verità è che nella danza del ventre non esiste una coreografia precisa: la danzatrice è libera di improvvisare a seconda dei sentimenti che prova. Dolcezza, rabbia, gioia o malinconia vengono così espresse con i movimenti più chiaramente di quanto non si potrebbe fare a parole. Il gesto è fondamentale. Il gesto diventa linguaggio. I movimenti delle mani, delle braccia, della testa, dei fianchi, del bacino parlano in un codice intuitivamente comprensibile. La musica, il ritmo e gli abiti indossati dalla danzatrice sono conformi alla natura della danza.

La danza del ventre, infatti, è una danza matura, che si esplica su un preciso canovaccio; tutti i suoi elementi convergono verso un unico fine: gesti, movimenti del corpo, espressioni del viso simboleggiano la bellezza e la grazia. La danza del ventre non è rivolta alla divinità, ma agli esseri umani ed ha una finalizzazione precisa: è fatta per destare meraviglia, piacere, ammirazione. Lo spettatore deve solo contemplare.

Il Traspiratore – Numero 45

di S. El Sebaie