La “kuna” dell’ago

Settembre 17, 2007 in Arte da Gabriella Grea

Seguiamo il filo che conduce dal cuore dell’America Centrale alla chiocciola di Internet attraverso l’evoluzione di una cultura indigena senza ibridazione europea.

HaringAbitano la fascia costiera caraibica sud-orientale dello stato di Panama e 50 delle 300 isole che la fronteggiano, sono i 25000 nativi amerindi, appartenenti al popolo Kuna; li ritroviamo anche lungo il confine tra Panama e Colombia. Con ammirabile maestria i Kuna si sforzano di mantenere rapporti diplomatici equilibrati con i governi viciniori, senza snaturare il loro sistema di vita e la loro organizzazione sociale.

Il professor Pedro Uriel Sánchez Zárate ha curato e allestito all’Ecomuseo del Villaggio Leumann la mostra estremamente esaustiva ed interessante “l’arte delle donne kuna: dalla pittura corporea all’arte figurativa”, “perché considerando la crisi attuale della cultura ritengo di grande importanza ricercare spunti progettuali alternativi” (P. U. Sánchez Zárate). Pensiero certamente condiviso da numerosi artisti dell’Optical Art, soprattutto da K. Haring [Fig.1], fortemente influenzato dalle molas delle donne Kuna [Fig.2].

I nativi americani tuttavia, non nascono “tessitori e cucitori”, all’arrivo dei conquistadores e dei missionari si dipingevano –ricamavano- il corpo, soprattutto il torace. Il disegno corporale costituiva un momento di inserimento dell’individuo nelle comunità, precisandone il ruolo di identificazione e di appartenenza alla cultura kuna, ma assumeva anche la funzione di proteggere e mantenere lontani gli spiriti nefasti.

uomini Quando il contatto con l’Occidente impone agli indigeni l’abbigliamento, le donne kuna escogitano un artificio: pannelli rettangolari di 30 x 40 cm da applicare sulle loro bluse. Si sovrappongono strati di tessuto (i diversi strati che compongono l’universo) di vari colori, applicati uno sull’altro e cuciti con accurata precisione. Ogni pannello richiede dai 20 ai 40 gg di preparazione [Fig.3].

Le molas hanno subito diverse tappe evolutive: il disegno geometrico lascia il posto all’arte figurativa. I simboli stilizzati e ricorrenti nella cultura indigene si alternano a raffigurazioni religiose (San Giorgio e il Drago) e a pannelli con lettere dell’alfabeto spagnolo, utilizzati come tavole didattiche nelle scuole.

La giovane kuna al momento del menarca viene iniziata al ricamo delle molas: da bambina a donna fertile, da bambina ad artista per la comunità, custode dei simboli che incidono e influenzano la cultura a cui appartiene. Il colore rosso, molto usato per lo sfondo, richiama la fertilità, quasi a sottolineare che il mestruo femminile non è solo fonte di vita, ma anche di creatività.

Ojo-serpienteColori caldi, primari e secondari, opposti e complementari, suggestionano e incantano lo spettatore. Forme e colori sono scelti in modo da dirigere l’attenzione verso tutte le parti dell’immagine, come se tutto fosse importante. La comunicazione visuale non è immediata, devono essere osservate con cura per estrapolare l’immagine contenuta nel ricamo.

Mancano gli spazi vuoti perché l’universo è un continuum di interazioni e intersezioni. I disegni più antichi sono composti da linee rette continue o linee curve che si connettono tra di loro ininterrottamente [Fig.4], senza inizio e senza fine, labirinti della realtà e del pensiero, da cui emerge – ove presente – la figura sullo sfondo ben mimetizzata.

Una lettura più approfondita consente di attribuire agli elementi che compongono il disegno un significato allegorico. I cani rappresentano la fame, le scimmie la libertà , ma anche gli uomini corrotti costretti a vivere sugli alberi, le tartarughe l’astuzia e le formiche la pigrizia (Etno-zoo-allegoria!!).

FirmamentohojaSecondo la cosmologia kuna ogni essere può cambiare forma, può trasformarsi in un demone o viceversa, può assumere i tratti di una altro, costituendosi così nel suo doppio (purba). Il concetto di dualità, che si ritrova negli esseri umani come negli animali, nelle piante e negli oggetti inanimati, tipico delle culture amerindie, ineluttabilmente richiama alla mente il dualismo yin-yang di matrice orientale.

I kuna cercano di arricchire la loro cultura con innovazioni provenienti dal mondo esterno, senza snaturare il loro sistema di vita. In questo modo hanno evitato la distruzione e l’asservimento durante la conquista spagnola e le successive omologazioni culturali con la cultura dominante. Fieri delle loro origini, entusiasti del nuovo mondo, ma ben lontani dal miope nazionalismo di molte etnie della progredita e colta Europa.

L’arte delle donne kuna: dalla pittura corporea all’arte figurativa

Ecomuseo Villaggio Leumann

C.So Francia 349, Collegno (To)

8-23 settembre 2007

Ma-Ve 17-21 – Sa-Do 10-19

Tel: 011.415.95.43

www.villaggioleumann.it – [email protected]

Curatore: Prof. Pedro Uriel Sánchez Zárate

Didascalie:

Fig.1: K. Haring

Fig.2: Uomini

Fig.3: Ojo-serpiente

Fig.4: Firmamentohoja

di Gabriella Grea