L’Estetica Bonsai

Aprile 12, 2002 in Giardinaggio da Redazione

L’estetica è la scienza filosofica che studia il bello e l’arte o teoria filosofica della conoscenza sensibile (sensibile nel senso che si apprende). Con questa definizione inclusa in tutti i dizionari di Italiano, possiamo comprendere come l’estetica si possa anche applicare ai bonsai perché, essendo una miniaturizzazione della natura in forma bella e piacevole, rientrano in un preciso ordine naturalistico e artistico in cui l’espressione massima è il coinvolgimento dello spettatore a livello inconscio ed emotivo.

Non ci addentriamo nella corposa indagine estetica della filosofia occidentale dall’Antichità al Rinascimento, dal Barocco al Settecento attraverso l’Idealismo ed il Romanticismo, per approdare al Positivismo, all’Evoluzionismo, alla Linguistica, Semeiotica, al Vitalismo ed al Pragmatismo, per finire nell’Ermeneutica e nel Decostruzionismo: sarebbe un discorso troppo lungo che ci devierebbe dal nostro cammino che è indirizzato all’estetica orientale, che pensa in un modo totalmente opposto. Però alcune affermazioni estetiche occidentali sul concetto di “Bello“ possono essere condivise anche dalla controparte orientale.



(Fig 1)

Esempio di esposizione a due elementi, bonsai e suiseki. Il bonsai è rivolto nello spazio cosiddetto libero a destra mentre al contrario il suiseki ha lo spazio libero a sinistra, per cui i due spazi si fondono con armonia ed equilibrio.

Come diceva Baudelaire, “il bello è fatto di un concetto eterno, invariabile, la cui quantità è oltremodo difficile da determinare, e di un elemento relativo, occasionale, che sarà, se si preferisce, volta a volta o contemporaneamente, l’epoca, la moda, la morale, la passione“.

La bellezza nell’Antichità è il termine comparativo cui si affiancano la “Grazia” e, nei tempi moderni, il “Sublime“ o il “Brutto”, il cui riferimento essenziale è il concetto di “Forma”. E’ richiamandosi alla bellezza che si sviluppano le teorie del “Genio“ del “Gusto“ e dell’ “Espressione “.

Diderot afferma che la bellezza è la percezione dei rapporti. Conscio che il termine rapporto possa essere un poco ambiguo, sottolinea in questo modo il carattere relazionale del bello, che appartiene sia alle intrinseche qualità espressive delle cose sia alla loro ricezione percettiva.

Secondo Gottlieb Baumgarten c’è un legame esplicito tra una dimensione estetico-sensibile e quella di uno specifico ambito conoscitivo, per cui i sensi soggettivi entrano in relazione colla bellezza, esercitando in questo contatto la loro forza sensuale e i poteri dell’immaginazione.

Per Kant la bellezza artistica dà la regola all’arte attraverso la nozione di genio: il bello è allora inserito in un contesto complesso, al tempo stesso soggettivo, formale, naturalistico, teologico, morale, artistico e geniale.

La bellezza si ammanta in Schiller di spessori etici, mentre in Goethe diviene l’immagine di un impulso costruttore che vuole evidenziare la divinità dell’uomo stesso. In entrambi è il concetto di una bellezza in movimento o Grazia.

Gli altri Romantici si riferiranno a questo concetto con distinguo sottili, come per Novalis, che parla di bellezza magica, che raccoglie in sé la forza misterica della natura, o Wackenroder che vede invece l’ascetica artisticità del tempo; Schegel invece dice che è il simbolo storico del divenire della divinità delle cose; Schelling è convinto dell’incontro assoluto della filosofia e dell’arte, mentre Hölderlin pensa che sia la tragedia dell’intuizione intellettuale. Per Novalis la verità e la bellezza coincidono e coincidono sul piano di una natura attraversata dalla forza geniale e produttiva del poeta o dell’artista.



(Fig 2)

Esempio di composizione armonica naturale

Da tutto quanto esposto sopra si evince la difficoltà di dare una connotazione categorica per l’estetica, da cui si deduce che l’estetica non può essere una scienza normativa immutabile, che tende cioè ad un sistema metodologicamente fissato. Poiché è connessa ad un’esperienza “sensibile “ e poiché è disciplina “critica“, che procede esercitando una facoltà di giudicare radicata negli stessi atti esperienziali, nella loro organicità e produttività, l’estetica è un orizzonte aperto, che può accettare nel suo interno, a patto di non assolutizzarli rendendoli norme dogmatiche, nuovi punti di vista, cioè nuove strategie e nuovi metodi.



(Fig 3)

Chokpineworld bonsai per vuoti e pieni: esempio di bonsai da sezionare

Ciò non è stato, come vedremo, per gli artisti orientali, poiché hanno dogmatizzato il loro concetto estetico, dato che hanno forte il concetto di gruppo di appartenenza. Il gruppo, maestro, allievi, associazionismo, bonsai si basa sulla posizione gerarchica all’interno dello stesso e tende a divenire un mondo chiuso. Il loro legame sarà di tipo verticale basato sull’anzianità lavorativa, in base al concetto che anziano significa meritevole e saggio.

Da qui si passa al

“SENPAI“, anziano;

“KOHAI“, giovane;

“DORRYO“, collega.

Dal Sempai in forma piramidale discendono le scuole e gli allievi rispettivamente del teatro del Noh, dell’ikebana, della Cerimonia del Tè, del Bonsai.

La figura del maestro “Sensei” è fondamentale nel mondo bonsai: il maestro, dice Masahiko Kimura, “deve trasmettere ciò di cui è convinto, ma l’allievo deve capire e dare la propria opinione“.

di Gaijin Ronin