L’Esposizione cent’anni fa
Gennaio 15, 2003 in Medley da Sonia Gallesio
L’Esposizione comprenderà le manifestazioni artistiche ed i prodotti che riguardino sia l’estetica della via, come quelli della casa e della stanza. Vi saranno ammessi soltanto i prodotti originali che dimostrino una decisa tendenza al rinnovamento estetico della forma. Non potranno ammettersi le semplici imitazioni di stili del passato, né la produzione industriale non ispirata ai sensi artistici…
[Art. n. 2, Regolamento Generale dell’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna, 1902]
L’ampia rassegna Artigiano Metropolitano, realizzata per celebrare il centenario dell’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna per mezzo di ben sette allestimenti, prosegue con successo anche dopo l’arrivo del 2003. Se alcune mostre sono ormai giunte al termine, altre rimarranno aperte ancora fino al 26 gennaio (Masterpieces/capolavori a Palazzo Bricherasio, L’eccellenza italiana: per filo e per segno a Palazzo Carignano, L’architetto artista a Palazzo Graneri) o addirittura sino al 23 febbraio (TO 1902002 a Palazzo Cavour, Eccentricity all’Archivio di Stato). In occasione delle feste natalizie, l’avvenimento organizzato dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura ha contribuito apprezzabilmente a donare al nostro capoluogo un’atmosfera di frizzante gaiezza, offrendo a cittadini e turisti proposte culturali di notevole pregio. Ma cosa accadeva, invece, agli albori del secolo breve?
Torino. Correva l’anno 1902. La primavera aveva raggiunto il suo pieno e rigoglioso splendore. Per le vie della città scoppiettavano i motori delle prime automobili ed il tram elettrico sostituiva le carrozze a cavalli. In quei giorni, più precisamente il 7 maggio, fu inaugurato al Valentino, davanti ai cancelli dell’imminente fiera, il monumento di Davide Calandra dedicato ad Amedeo d’Aosta, terzogenito di Vittorio Emanuele II. L’Esposizione Internazionale venne invece aperta al pubblico sabato 10 maggio, tra sfarzi ed allegri festeggiamenti. Di portata mondiale, l’evento richiamò in tutto quasi ottocentosettantacinquemila visitatori paganti: anche dal punto di vista economico, un vero trionfo! Una delle sue più rilevanti conseguenze, così come per le altre Esposizioni Universali dell’epoca, fu la rivalutazione dell’importanza delle arti applicate, ma soprattutto l’incremento della ricerca estetica e formale in materia di oggetti di uso comune. Come mai prima, dunque, il bello poté entrare nella vita e nelle case di ogni cittadino appartenente alla media e alla piccola borghesia. Da allora, utensili e accessori non soltanto avrebbero dovuto mantenere la loro funzionalità, ma anche compiacere l’occhio dei possibili acquirenti.
Mobili e porte, candelabri e vasellame, strade ed interi edifici: il valore delle decorazioni cominciò ad essere determinante per ogni elemento dello spazio pubblico e privato, favorendo enormemente la riqualificazione dell’ingegno e della creatività di svariati professionisti. Influenzando il gusto italiano per decine di anni, la grande manifestazione del 1902 contribuì soprattutto all’evoluzione e alla diffusione nel nostro paese di quello stile chiamato Art Nouveau in Francia (inizialmente la calzante definizione era il nome di un negozio parigino di oggettistica ‘moderna’!) e Jugendstil in Germania. Genere che in tutto il mondo venne poi denominato Liberty, dall’iniziale appellativo inglese. Qui a Torino, i suoi ornamenti tipici e le sue linee sinuose si ritrovano ancora oggi nelle insegne di antichi empori, in alcuni edifici situati in Corso Francia, a poche centinaia di metri da Piazza Statuto, negli stabili signorili in precollina e nella zona della Crocetta. O in prestigiosi esercizi quali il Caffè Baratti ed, ancora, nella costruzione che ospitò la prima officina FIAT in Corso Dante…
di Sonia Gallesio