L’arte del vino

Novembre 17, 2001 in Enogastronomia da Claris

25087(2)Enogastronomia e arte: un connubio ancora poco sperimentato, ad eccetto dei buffet post vernissage. Invece al Primo salone del Vino di Torino questo matrimonio viene celebrato con due iniziative pregevoli.

La prima riguarda la Fondazione Lungarotti, presente con un “ridotto” del Museo del Vino di Torgiano (che gestisce insieme al più recente Museo dell’Olivo e dell’Olio) al Lingotto Fiere di Torino fino al 18 novembre 2001.

Ideato e creato da Giorgio e Maria Grazia Lungarotti nel 1974 a sostegno della economia vitivinicola locale, il Museo del Vino ripercorre la storia del vino attraverso molteplici collezioni di reperti archeologici, di ceramiche, dal medioevo ad oggi, di grafica e di editoria antiquaria. Attraverso di esse è evidenziata la centralità del vino nella cultura occidentale e nel suo immaginario collettivo.

Al Lingotto Fiere la Fondazione Lungarotti propone una lettura del vino articolata in sei temi: il vino e l’allegria, il vino e l’amore, il vino e la poesia, il vino e l’alimentazione, il vino e il lavoro, il vino e la salute. Il “ridotto” del Museo Lungarotti è ospitato sull’originale piattaforma sopraelevata situata al centro del Padiglione 2 di Lingotto Fiere.

La seconda iniziativa è ancora più meritevole, pur se il titolo non è dei più originali. La ricerca di senso, che caratterizza l’Arte, e la necessità di “incontrarsi dialogando” sono alla base della mostra ‘Vino e arte: un moderno Simposium’. L’allestimento e le opere daranno metaforicamente corpo a un moderno simposio, ad un rito dell’incontro che crea conoscenza, attingendo forza e verità dalle tante fatiche che trasformano il frutto della vite in vino. E’ una sinergia di cultura, con citazioni di poeti diversi e di diverse culture a fare da punteggiatura nella sequenza delle opere.

L’allestimento accoglie le opere di Maria Micozzi, Vincenzo Reda, Bruno Casetta e Milan Goldschmiedt e tende a suggerire il caratteristico andamento circolare evocato dallo stare insieme, andamento che raccoglie poi tutte le linee in una spirale di terra che converge in una particolare installazione che vede il vino, preso nella sua realtà fisica, protagonista di un intervento dell’artista Vincenzo Reda.

Ad introduzione e chiusura della mostra due grandi installazioni-scultura di Maria Micozzi, che simbolicamente tracciano l’arco del processo vissuto dal vino, dalla vite alla bottiglia con la citazione ” Il vino ci vien servito in cerchio, entro una coppa d’oro, che la Persia arricchì di molteplici effigi.”(Coppe istoriate, Abu Nuwàs, poeta iracheno, 760-815).

La mostra, ideazione e allestimento di Maria Micozzi in collaborazione con Vincenzo Reda, è allestita in un’area all’ingresso del Padilgione 2 di Lingotto Fiere.

Tra i quattro artisti una nota particolare di merito va a Reda e Goldschmiedt.

Vincenzo Reda, nato in Sila nel 1954, a Torino dal 1960, dal ‘93 dipinge su carta usando esclusivamente il vino; in precedenza ha avuto intense frequentazioni artistiche soprattutto nella fotografia. Espone qui a Torino dopo la riuscitissima mostra a tema a 2001 nel prestigioso stand Veronelli, in occasione di Vinitaly 2001 a Verona.

Milan Goldschmiedt ci regala con le opere esposte traccia della sua pittura inconfondibile improntata ad un esuberante tono narrativo dall’atmosfera sospesa, quasi fiabesca. Le immagini fantastiche, ectoplasmi articolati in elementi meccanici e biologici, sono ascrivibili all’universo visionario surrealista. La maestria del colore nitroacrilico steso a spruzzo restituisce campiture piatte dalle tonalità fredde, creando una sorta di illusionismo ottico: le forme viste a distanza acquistano rilievo e consistenza tattile. Ciò spiazza lo spettatore per la profonda contraddizione creata tra l’evidente carattere fantastico e la loro presenza quasi tangibile.

di Claris