L’uomo che non c’era

Gennaio 2, 2002 in Cinema da Redazione

“L’uomo che non c’era” (Usa, 2001) di Joel Coen, con Billy Bob Thorthon, James Gandolfini, Frances McDormand

25255(1)Non bisogna farsi ingannare dal titolo. L’uomo c’è, eccome, e c’è anche un grande attore, Billy Bob Thorthon che ad Hollywood è una sorta di tuttofare. Oltre a recitare, infatti, si diletta con la regia e con le sceneggiature, in più è sposato con Angelina “Lara Croft” Jolie. Insomma è un eclettico, uno di quelli che non ce la fanno a stare seduti in una stanza. E’ tutto il contrario del personaggio disincantato, taciturno e malinconico che incarna in “L’uomo che non c’era”.

“La vita mi ha servito delle mani sbagliate oppure io non le ho sapute giocare” dice il protagonista con stoica rassegnazione. E’ un barbiere che vive con una moglie che non lo ama, che lo ha sposato perché parla poco e che lo tradisce con il suo datore di lavoro, un ambiguo commerciante. La vita gli piove addosso, gli eventi lo sfiorano senza toccarlo, quando dice la verità nessuno gli crede. Il finale che non vi sveliamo ha un che di pirandelliano e la pellicola, rigorosa, classica, antiromantica, è formalmente ineccepibile. Soltanto nel finale la forma devia in quel grottesco che è tipico di tutte le pellicole dei Coen. Nello specifico dietro la macchina da presa ha lavorato il solo Joel, mentre Ethan ha ricoperto il ruolo di produttore, anche se va detto che in fase di scrittura hanno lavorato come sempre in tandem.

Camaleontico come Robert De Niro, misurato come il migliore Anthony Hopkins, Thorthon tratteggia un inetto che pare uscire da un romanzo di Thomas Mann. E’ il film della sua consacrazione dopo una lunga gavetta all’ombra dei protagonisti; ai Golden Globe è arrivata – ovviamente – la candidatura nella categoria “drammatici” che fa il paio con quella delle “commedie” (per “Bandits”). Due altri motivi per andare a vederlo? La fotografia, uno splendido bianconero, e la colonna sonora.

di Davide Mazzocco