L’altra faccia di un calcio malato
Giugno 8, 2010 in Sport da Redazione
I più lo considerano lo sport nazionale facendone una ragione di vita, altri lo considerano una perdita di tempo, altri ancora un insulto alla povertà. Punti di vista. Senza ombra di dubbio si è ormai giunti ad un punto di non ritorno: cifre esorbitanti in continua crescita orbitano attorno a quel mondo, un tempo fatto di sola passione per quello sport che faceva battere i cuori di milioni e milioni di persone.
Si provi ad immaginare un mondo privo di calcio, certamente a quelle cifre ne gioverebbe l’intero mondo. Forse si sarebbe addirittura più produttivi vista l’assenza di inutili discussioni filocalcistiche negli uffici!
“Finalmente!” esclamerebbero in molti.
Ma ci siamo mai chiesti cosa davvero rappresenti quel rettangolo di gioco?
Una forma per evadere dalla realtà della vita, a volte dura, altre durissima, insostenibile… un modo per sognare. E’ una passione che unisce, fa piangere, urlare, ridere di gioia. E’ dell’operaio in cassa integrazione, è del presidente plurimiliardario di una multinazionale. Certo, il secondo potrebbe soddisfare le sue fantasie con l’acquisto di fuoriserie e quant’altro, ma l’operaio?!!
Sin dai tempi della rivoluzione industriale, con l’avvento dell’allora imperante filosofia di produzione, si era fatto dell’uomo una macchina, senz’anima, uno dei tanti nel grigiore spersonalizzante della grande città che stava nascendo.
Il parallelo non pare per nulla infondato se si pensa che molti padri di famiglia, premuti da mille responsabilità, cullano dolci pensieri per la squadra del cuore mentre lottano per arrivare a fine mese.
Per la stragrande maggioranza degli appassionati il calcio rappresenta un ottimo passatempo, la vittoria del team supportato un motivo in più per farsi grandi con parenti e amici diviene in alcune realtà molto di più, il calcio si tramuta in piccola, ma fondamentale consolazione per chi giorno per giorno è segnato dalla crudeltà della vita.
E’ pur vero che la violenza ha ormai raggiunto i limiti dell’assurdo, e stando a quanto riportato dai “bollettini” della domenica sera, sembra quasi che di “calcio” sia rimasto solo il nome, preso ahinoi alla lettera!
Frange di tifo esasperato dettano legge nello scempio che puntualmente si verifica fuori e dentro gli stadi, luoghi a dir poco improponibili alla famigliola che almeno la domenica pomeriggio vuole trascorrerla serenamente, o quantomeno restare illesa!
Milioni su milioni di euro, che da soli basterebbero a risollevare le sorti dei cosiddetti paesi in via di sviluppo, vengono investiti in questo mondo fatto di sprechi e volgarità. Cifre queste che all’origine in pochi si sarebbero immaginati, cifre che fanno riflettere e gridare allo scandalo, ma ligi a regole economiche di domanda e offerta in un mercato oligopolistico sì, ma ad alto tasso concorrenziale ce ne facciamo una ragione, storcendo un po’ il naso…
Ma allora cos’è che tiene ancora in piedi questo mostro sacro della nostra civiltà?
Si provi ad immaginare un mondo orfano di calcio, privo di passione, privo di ogni cosa che fa sognare, che fa battere il cuore… verrebbero meno l’amore e la fantasia di molti, e con essi vedremmo morire l’aquila che ferita non riusciva a librarsi maestosa nel suo cielo, alla quale per ignoranza di cure si sono volute tagliare le ali…
di Daniele Fiorini