Ivanov del Katona Theatre di Budapest
Novembre 25, 2006 in Spettacoli da Roberto Canavesi
TORINO – Che fossero bravi già lo si era intuito lo scorso anno nella “Medea”, ma la consacrazione definitiva si è avuta in questi giorni assistendo al cechoviano “Ivanov”, spettacolo proposto sul palco del Teatro Carignano per la stagione “europea” dello Stabile torinese. Stiamo parlando del Katona Theatre di Budapest, formazione magiara di altissimo livello protagonista, con la regia di Tamas Ascher, di un allestimento corale di grande intensità.
Estrapolata la vicenda dal suo ambiente originario, e trasposta nell’Ungheria a cavallo tra anni ‘60 e ‘70, Tamas Ascher costruisce uno spettacolo-manifesto di un’umanità bigotta ed artificiale che sembra avere nelle parole “noia” ed “angoscia” gli unici punti di riferimento: una (apparente) forzatura dell’originario contesto temporale che contribuisce a rendere, se possibile, ancor più umani e a noi vicini l’accolita di pseudo borghesi, dediti al gioco, alla vodka e ai propri interessi, che tanto ben ritratti sono da uno straordinario conoscitore dell’animo umano quale Anton Cechov: un “clan” dove anche chi è giovane si trova a sopportare il peso di un’età spirituale che lo opprime e devasta, con il risultato di renderlo passivo di fronte ad un’esistenza già di per sé non facile.
E’ in questo crogiuolo di ataviche depressioni e solitudini che si staglia come simbolo la figura di un Ivanov trentacinquenne già stanco e deluso da una vita che l’ha visto prima amato sposo della giudea Anna Petrovna, e poi, una volta che la moglie è stata sconfitta dalla tisi, seduttore neanche troppo convinto della giovane Sasha, alla cui famiglia si trova vincolato per una serie di debiti. Personaggi prigionieri del loro stesso microcosmo alimentato da manie e frustrazioni generazionali, un’umanità incapace di capire se stessa, prima che gli altri, e rassegnata a consumarsi in una quotidianità fatta di gesti ripetitivi, discorsi aleatori, incontri-scontri che inteneriscono più che spaventare.
Il risultato sono due ore e mezza di splendido teatro con una serie di tableaux vivants di rara bellezza ed intensità con l’intero cast ad eccellere per bravura, a partire dall’apatico Ivanov di Erno Fekete, ben spalleggiato dalla Sasha di Adel Jordan: per tutti, protagonisti e comprimari, numerose chiamate finali condite da vere e proprie strameritate ovazioni.
“Ivanov” di Anton Cechov,
uno spettacolo del Katona Theatre di Budapest
fino a domenica 26 novembre 2006
Teatro Carignano,
p.za Carignano, Torino
di Roberto Canavesi