Il Traspi alla Settimana Letteraria
Settembre 30, 2003 in Attualità da Simona Margarino
Arancia di Mezzanotte, Piazza Emanuele Filiberto, siamo alla frutta.
Quando arriva l’autunno, quando gli alberi si riducono a rami, sale la brezza, strane immagini prendono il sopravvento, le strade si affollano di gente accalcata per un nonnulla di calore, e allora, sì, allora può succedere davvero di tutto, anche che da un bar all’aperto strida l’eco di una penna che chiede di essere ascoltata. Mettete quattro persone a far cerchio e il gioco è assicurato.
Alle 11 le pedine hanno ormai posto sulla scacchiera, ogni quadretto è occupato, non manca nessuno: bianchi, neri, alfieri della partita, vincitori e vinti. I tavolini sono ingombri di Sudate Carte, dalle stecche sterili degli ombrelloni penzolano racconti, poesie e disegni che si muovono all’aria sferzante della sera, sotto una luce giallognola rischiarata appena da birra e Calvados. Il cartoncino che li sostiene nereggia la notte da poco iniziata, lo spago ondeggia, i fuochi delle lampade scaldano i bicchieri a coppa tra le mani e Marte, appeso in cielo, sta a guardare, riflettendo la polvere dei miti, come cambiano le cose… Tutto un altro pianeta, quello che andiamo a evocare. Da specchiarcisi dentro.
Si potrebbe quasi respirare forte, tutta quest’atmosfera lirica di rime, matita e carboncino. Ci fosse un flash a colpire la scena, rimarrebbe a terra la cenere di un miscuglio di note improvvisate, pizzicate apposta per stupire. Un evento che non si ripete ogni luna nuova, ma da segnare sul calendario in bella mostra: spazio ai libri, ultimo weekend di Settembre, Santa Cultura e San Cosmo Letterario, piatto consigliato le solite la(sa)gne.
Qualche passante si ferma a curiosare col sopracciglio alzato, chissàmaicheaccadrà. Ma presto si svela l’arcano, svapora la sorpresa: per primo il microfono, portato impavido dall’organizzazione, gratta ingrato, graffiando le orecchie con un fischio dispettoso. Pasquale (Bonarrota) lo impugna saldo, tira il filo e comincia a leggere. Suona un sax in sottofondo, lo sfondo si fa attento. Vita d’attore, davanti a un pubblico che forse conosce già la storia che sta per divenire, come sempre. Basta ascoltare, per rendersene conto. O scrivere, per confondersi ancora.
Poi poco altro.
Parlano Dada (Rosso), Claudio (Arissone), Carlo (Grande), le giurie, i partecipanti, scorrono parole, di guerra, di fatica, di entusiasmo, di sudore. Borbotta di nuovo il microfono, è la mitragliata delle ostilità riprese dopo una goccia di silenzio. Non finisce qui, siamo già pronti a un altro concorso, sulle righe di Pavese e un suo ennesimo “Tradimento”, inseguendo un viaggio diverso e scongiurando la cattiva sorte, i finanziamenti mancati, gli sponsor che latitano. Sarebbe il caso di chiedere l’intervento dell’Arma per scovare le finanze?
Per ora accontentiamoci di carta bianca, l’indispensabile almeno per sognare.
di Simona Margarino