Il teatro, la follia e lo Juvarra

Febbraio 19, 2002 in Spettacoli da Redazione

Il Teatro Juvarra e l’adiacente Café Procope non necessitano di introduzione a quanti seguono con piacere le manifestazioni culturali e le espressioni multietniche, e quindi ci limiteremo a parlarvi della decima edizione della “Rassegna di spettacoli, mostre e incontri: Follia a teatro”, che inizia il 19 di febbraio con “Il bell’indifferente” di Jean Cocteau.

La manifestazione avrà per tema la “Follia a teatro”, ma porterà innanzi, come ha evidenziato Sergio Martin, curatore della rassegna insieme a Sebastiano Brizio, altri due temi molto forti: si tratterà di follia spesso al femminile e sarà spesso il lavoro di giovani e geniali gruppi di sperimentazione.

Vi sono già tutti gli elementi per comprendere il carattere di eccezionalità di questa manifestazione, in grado di coinvolgere un pubblico molto vario.

Presentiamo qui una rapida carrellata degli spettacoli proposti, rimandandovi per ulteriori dettagli alle singole recensioni prossimamente pubblicate sul Traspi.

Il bell’indifferente” in apertura verrà presentato dalla bravissima Carla Cassola, già nota ai frequentatori del teatro Juvarra per il monologo “Rosel”. La storia, un’attrice al tramonto che fa dipendere la propria felicità da un uomo cui lei risulta completamente indifferente, ci propone una prima vittima al femminile.

Si continuerà con “Il ristorante immortale”, presentato da una compagnia nata in Germania i cui componenti sono di diverse nazionalità. Lo spettacolo è già stato portato in tournée in Europa ottenendo il consenso del pubblico per la comicità estrema, mescolata alla più profonda melanconia.

Anche “Il barone dei porci”, la rappresentazione successiva, ha caratteristiche di genialità nel proporre le contraddizioni di una realtà che non riconosce i meriti di chi vuole migliorarsi e migliorare i propri simili. Fa da sfondo una Puglia del dopoguerra, in contrasto con l’America del jazz.

Si torna in pieno nel tema femminile con “O – Scena”, un lavoro teatrale portato avanti da sei donne, che ha preso le mosse da un seminario sul “femminile”.

Ed è per il 6 e l’8 marzo, quest’ultima data coincidente non a caso con la festa delle donne, che verrà rappresentato “Segni”, lavoro che ha preso spunto da uno studio della psichiatra francese Marie-France Hirigoyen sulle violenze perverse subite dagli individui in famiglia e sul lavoro, concentrandosi particolarmente sui maltrattamenti alle donne.

Segue lo spettacolo “Oscar e Dorian”, che si avvale della regia della bravissima Anna Cuculo. Anna, come si può dire con le parole dell’assessore Leo, ospite eccezionale della conferenza stampa di apertura, è oramai il detentore del titolo del “copyright del teatro al femminile” per l’ideazione della rassegna e concorso nazionale Aquilegia Blu.

Con “Streghe si nasce”, si affronta un altro tema tipico legato alla follia e le donne. Ambientato nella Germania del 1500 narra una storia di caccia alla streghe, esempio di follia collettiva a spese delle donne.

Nel corso della conferenza stampa, è intervenuta di persona Raffaella De Vita, regista dello spettacolo incentrato su Zelda Fitzgerald, annunciando che a causa di problemi di budget e di tempo, tale spettacolo verrà sostituito da “Riso amaro di uno scemo”, di Petrolini, “Il primo -ha detto la regista- a portare il tema della follia sulle scene”.

A questo proposito si è discusso durante la conferenza delle difficoltà davanti alle quali si trovano coloro che vogliono portare sulla scena gli spettacoli teatrali a causa delle limitazioni sempre maggiori dei budget, problema che colpisce soprattutto le giovani compagnie, ricorda Martin, che pure sono spesso autrici di ottimi lavori, portatori di novità a teatro. L’assessore Leo ha ricordato quale piccola parte abbiano le manifestazioni culturali nel budget del Città di Torino, che pure si difende bene, offrendo sempre un’attività di ottimo livello e originalità.

Il Teatro Juvarra ne è ormai diventato un modello, copiato ora da molte altre realtà cittadine.

Ma torniamo alla nostra rassegna con Ella, scritto nel 1978 per un personaggio femminile, un’altra vittima dolente, che però in questa edizione verrà impersonato da un uomo. Lo spettacolo è stato premiato nel corso del festival di Sant’Arcangelo.

Si abbandona in seguito il filone del femminile con la narrazione di altri fatti terribili e recenti, in “A come Srebrenica”. Fatti di guerra e di massacri nella vicina Jugoslavia, narrazione non facile eppure molto riuscita, che è valsa al testo il premio “Gherarado Gherardi”, dedicato a P.P. Pasolini.

In “Storie del sonno” si affronta invece un tema “antico”, ovvero la leggenda degli abitanti di una città, Valbruna, posta tra Marche e Romagna, segnata su alcune vecchie mappe e che si inabissa nel mare Adriatico, riportando in superficie temi antichi, manufatti remoti e desueti, filastrocche e cantilene di cui si erano perse le rime.

Termina la rassegna un tributo all’uomo Pirandello e al suo teatro, una presenza doverosa in una rassegna sul teatro e la follia, presentato dal giovanissimo gruppo dei Tabula Rasa: “Sono figlio del caos”, un’affermazione in cui c’è tutto il tema e il disagio di Pirandello, alias l’uomo moderno, sviluppata da questi coraggiosissimi ragazzi del laboratorio teatrale permanente di Giaveno.

Come ha poi ricordato Sebastiano Brizio, nel contesto della rassegna saranno presenti al caffè Procope tre mostre piuttosto eccezionali per i temi e le personalità di chi espone.

Tre donne argentine per ricordarsi di non chinar la testa”, ovvero tre lavori recenti di tre pittrici di Buenos Aires, che nel disordine seguito ai fatti argentini, ci trasmettono il fermo impegno a tirar innanzi privilegiando il modesto lavoro di tutti i giorni, “Le folli figurazioni coreutiche” di Marina Nekaeva, pittrice russa di soli 26 anni, che ha già esposto in Russia e in Italia le sue “bambole cattivissime”, ottenendo un vasto successo per l’originalità e l’eccezionalità del suo lavoro.

Il terzo lavoro è una mostra fotografica di Fausto Fabbri sul tema “Tornare. Kosovo 1999”, che si accompagnerà alla rappresentazione teatrale “A come Srebrenica”.

Non ci resta dunque che fare i complimenti al teatro Juvarra per il suo impegno, il sostegno ai giovani ed i temi trattati, ed augurare a tutti una buona partecipazione agli spettacoli!

di Fedra