Il superstizioso

Luglio 29, 2009 in Libri da Stefano Mola

Il superstiziosoCercare un senso, una direzione, un orientamento nelle cose. Illudersi che ci sia, non rassegnarsi al caso. Scrutare il mondo alla ricerca di segni che testimonino un disegno, quantomeno un ammonimento. Insomma, aspirazioni più o meno condivise da tutti noi: difficile rassegnarsi all’idea che tutto quanto ci accade e ci circonda altro non sia che un incidente.

Tutto dipende poi da quanto ci si pensa, e da come. Le ossessioni sono sempre dietro l’angolo, e talvolta può essere difficile ammettere le proprie dipendenze. Prendiamo per esempio Camillo Nelli, il personaggio che Francesco Recami ha messo al centro de Il superstizioso, romanzo con cui è entrato nella cinquina del Premio Campiello.

All’inizio della storia Camillo è infatti seccato proprio perché un amico lo ha accusato del peccato che sta nel titolo. Non ci mettiamo moto noi lettori a venire edotti sulla complessa teoria con cui Camillo legge le sue giornate. Come un aruspice, invece di leggere il volo degli uccelli o il fegato degli animali, conta il numero dei treni che scorrono sotto una passerella che percorre tutte le mattine per raggiungere il negozio di scarpe di cui è proprietario. La tipologia e la dimensione dei convogli. Se sono più d’uno contemporaneamente, il loro senso, concorde o discorde.

Capita così che una mattina sotto i suoi piedi passino ben tre treni di quelli belli lunghi, diretti nello stesso verso. Evento mai verificatosi prima, e interpretato come eccezionale e potenzialmente assai fausto. Camillo così decide che quella giornata non deve essere sprecata in negozio, e torna sui suoi passi. A casa, dove prima di inciampare nel gatto e perdere conoscenza, gli sembra d’aver percepito inequivocabili sospiri provenire dalla coniugale camera da letto.

Il resto del romanzo è dunque la storia della ricerca che Camillo fa delle prove dell’adulterio. Impresa tragicomica, che lo porterà a riempire pagine e pagine di taccuini in maniera “scientifica” cercando di organizzare ogni presunto segno passato e presente, a compulsare le carte in una serie interminabile di solitari cui chiedere risposte impossibili. Recami descrive la vicenda di Camillo con acutezza e partecipazione, in una lingua scorrevole e precisa, ricca di osservazioni sul costume e sulle debolezze di tutti noi.

di Stefano Mola