Il Signore degli anelli

Gennaio 15, 2002 in Cinema da Redazione

25288(1)Per curiosi motivi di produzione che sfuggono ai più, mentre nel resto d’Europa l’uscita è stata contemporanea a quella statunitense e le migliaia di proseliti di J.R.R. Tolkien si godono il colosso cinematografico dal 19 dicembre, nella penisola italica la pellicola sarà visibile solo dal prossimo venerdì.

“La compagnia degli anelli” è il più famoso libro di quel genere popolato da orchetti e draghi comunemente conosciuto come fantasy. Diversi scrittori hanno fondato la loro fama su questo genere, come Marion Zimmer Bradley e Terry Brooks; ma il più conosciuto e unanimamente stimato autore fantasy rimane Tolkien.

Con alcuni libri come “Lo Hobbit” e “Sidmarillion” è riuscito a creare quel mondo fatato delle Terre di Mezzo che vivono nelle migliaia di pagine dell’opera principale. All’annuncio dell’uscita del film i fans dello scrittore si sono mobilitati in tutto il mondo e già si parla della pellicola come dell’opera più rivoluzionaria dai tempi di “Guerre Stellari”.

Peter Jackson tradisce, a detta dei più esperti, in diversi punti il libro di Tolkien. Quel che è certo è che “Il Signore degli anelli” rende onore al genere fantasy e lo nobilità. Nonostante “La storia infinita”, “Willow”, “Labyrint” ed altri siano dei bei film, tutti quanti peccano di infantilismo: il pubblico a cui si rivolgevano era di bambini e giovani. I lettori di Tolkien coprono invece almeno due generazioni diverse e per soddisfarli non si poteva puntare a meno dell’eccellenza. Ed è quello che Jackson ha fatto, in un chiaro slancio di celebrazione del suo idolo da parte di tutta la produzione.

Il bel film, facente parte di una trilogia, non ha fretta di ammaliare lo spettatore, di trascinarlo nell’azione. L’atmosfera è costruita con pazienza puntando su sequenze poetiche, inquadrature evocative, introduzione graduale dei personaggi. Dopo una ricostruzione degli avvenimenti di centinaia d’anni prima, si è trasportati nel villaggio degli hobbit. Da qui partono le peripezie del malvagio anello degli anelli.

Per giungere al regno del malvagio di turno, Sauron, Frodo ed i suoi amici devono affrontare un lungo viaggio e la fotografia con cui è reso è superlativa. Paesaggi rubati all’incontaminata Nuova Zelanda (dove, dicono le statistiche, per ogni persona ci sono sei pecore) rimaneggiati al computer che danno un tuffo al cuore allo spettatore per la loro immensità.

Lo sforzo creativo si vede anche in altri aspetti. Le architetture presenti nel film sono dei puri guizzi di creatività, che molto devono ai numerosi libri illustrati nati attorno alla letteratura tolkiana. Per rendere una tale disparità di tratti somatici delle diverse razze, i curatori degli effetti speciali si sono dovuti ingegnare parecchio: in particolare si deve notare la complessità delle scene che comprendono contemporaneamente esseri umani e hobbit, dalle stature decisamente difformi.

Ancora, la liricità della colonna sonora accosta il film maggiormente al già citato “Guerre Stellari” o alla grandiosità dei Charmina Burana che ai suoni sintetizzati di “Gremlins” e compagnia. Una ciliegina su una già ricca torta da gustare per gli affezionati; e da condividere con chi non ha mai avuto modo di appassionarsi al genere.

di Diego DID Sirio