Il Baal di Gialli allo Juvarra
Marzo 23, 2003 in Spettacoli da Redazione
Il 14, 15 e 16 marzo Valeriano Gialli ha portato sul palcoscenico del Teatro Juvarra il Baal di Bertolt Brecht, la prima opera del grande drammaturgo-regista tedesco. Intrisodi elementi romantici ma anche di una forza ed una musicalità fuori dalle righe il Baal di Brecht è sempre stata poco rappresentata per la complessità delle scene o forse per la crudezza del tessuto narrativo. Valeriano Gialli compie un riadattamento scenico con selezione drammaturgia assolutamente azzeccata e gioca con i colori del testo ed i profumi, il sapore delle parole verdi, rosse, blu, gialle dei toni delle scene che vanno colorando anche gli sfondi come cascate di colore che lasciano spazio ad ombre albero, scenografie mobili, uomini-informi, danza.
E tutto è un ubriacante ruotare attorno alla sedia su cui Baal osserva e vede il vorticoso evolversi del mondo attraverso la sua cinica meravigliosa poesia, il suo amore disumano, feroce modo di possedere senza avere o rifiutare ed annusare la pelle di una vita che è sensazione tra le gambe di tutte le donne che è possibile amare. Tormentato e sincero, sfacciato e volgare, poesia nel midollo, frontale al pubblico per tutto lo spettacolo spalanca sul mondo senza alcun velo i segreti della vita nascosti nei colori, stagioni, pulsioni, nella natura che resta sempre la stessa anche alla morte degli occhi che guardano.
Ballata di movimenti di corpi assuefatti nella musica del vino-sangue, sulle note di canti tedeschi del ’68 e le canzoni scritte da un giovane David Bowie per lo spettacolo, nel corpo ebbro di Ekart, nella gravidanza di Sofia, l’umiliazione di Giovanna e dove trionfa e non trema Baal, con gli occhi sempre rivolti alle stelle.
Ma giunge la morte anche per lui, nella notte stretta dalle ombre sullo sfondo di un bruno rosso viscerale bosco piegato sul corpo di Baal assassino, l’uomo con la falce condanna e ride ora, ride, fino a quando solo come un cane è Baal a consolarsi, a sentire che è la natura vincente e stringere ancora con gli occhi il cielo che resta sempre bellissimo. Infine, il Baal di Valeriano Gialli è una soffusa e violenta riscoperta della forza dell’uomo-natura, madre e assassina, santa-puttana che sfugge tra le dita anche a chi la morde da vicino, mostra il senso attraverso colori che piovono da sfondo, con corpi meccanismo ed emozioni danzanti sulle tavole di legno che ospitano una scenografia ibrida e mutamente dal sapore surreale.
di Alan Vai