“Idlewind” by Outkast
Ottobre 11, 2006 in Musica da Gino Steiner Strippoli
Outkast: toh, chi si rivede! E’ un bel ritorno quello del duo internazionale hip hop formato da Andrè 3000 Benjamin e da Antuan Big Boi Patton. Due eccelsi artisti che incarnano le radici della musica nera negli anni 2000. Ma non solo, con questo nuovo album “Idlewild” (sony bmg) si sono messi a suonare e cantare sonorità che raccontano un po’ tutta la storia della black music.
Si passa dall’hip hop al jazz più puro per arrivare allo swing, alla soul music, al rithmyn& blues, al funk, al rap e al rock. Insomma un capolavoro di vere sonorità “nere”. Un album molto raffinato che è in realtà la colonna sonora dell’omonimo film ‘Idlewild’. Ma le 25 tracce del disco nella loro sequenza sono talmente perfette, tanto da non steccare in alcuna parte, che potrebbero non essere tranquillamente canzoni da soundtrack, anzi è proprio il contrario.
Definire questo lavoro degli Outkast una colonna sonora sarebbe troppo riduttivo e offensivo. Si comincia con “Mighty’O’”, un mix perfetto di hip hop e funk con un ritornello in pieno stile anni ’20. Morbida e raffinata la successiva “Peaches”. A travolgere tutto come un’onda spumeggiante è il rithymn & blues di “Idlewild Blue”, accattivante, che ci riporta a quelle atmosfere spettacolari dei night-club legate all’era del proibizionismo americano.
Il ritmo diventa più dance a ricordare la black anni ’70 quando viene intonata “ Morris Brown” con dei vocalizzi a falsetto di un eleganza unica, mentre la miscela hip hop penetra in perfetta armonia. La canzone più difficile da leggere “Chronomentrophobia”: è un rap soffice che è il giusto collegamento per la successiva “The Train”, con fiati alla Eart Wind & Fire, una fusion hip hop godibilissima. A proposito di goduria musicale, “Life Is Like a Musical” è una soul music dal carisma “Wonderiano” anni ’70. Questi due Outkast son davvero molto bravi eleganti e mai ripetitivi (molto difficile nell’hip hop). Forse perché sono musicisti completi. Chiuderli nel solo mondo hip hop appare restrittivo sentito l’album. Non è impresa facile mettere su 25 tracce. Eppure ogni brano ha una storia a sé. Potrebbero essere quasi tutti dei singoli come la melanconica o romantica “Hollywood Divorce”. E che dire di “Call The Law”, una superfusion in jazz sublimata dalla voce incantevole di Janelle Monaè? Un vero ritmo in blues con sfumature del primo The Genius della canzone mondiale “Ray”.
Il ritmo cresce ancora con un piano jezzato al massimo in “Makes No Sense At All”, con la voce di Janelle che si inserisce ai nostri in un soul-rap vibrante. E’ forse il brano più bello. Difficile però stabilirlo quando la successiva “In Your Dreams” suona rappato e imperioso, uno di quei brani che quando lo ascolti vedi i tuoi piedi ballare da soli.
La progressione aumenta ancora con “PJ & Rooster”, soul jazz tiratissimo con Andrè3000 e Big Boi a divertirsi come non mai. Sentiteli in “Mutron Angel”, tanto per capirci. Altro gioiello il gospel moderno di “Greatest Show On Earth” cantato insieme a Macy Gray. Qui siamo senza parole: c’è solo da ascoltare senza commenti. Macy è al solito eccezionale e la sua voce dà emozioni altissime, tanto che alla fine del brano il gospel di trasforma in un soul psichedelico da brivido!
Poi un dignitoso jazz tradizionale, “When I lookin your eyes”, e una perla “nera”, “Dyin’to live”, con il piano di Kevin Kendrix che riecheggia atmosfere fumose dei sobborghi della vecchia Harlem. I nostri Outkast si superano nel brano che chiude “Idlewild”. Infatti “A Bad Note” è un concentrato di chitarre distorte di Hendrixiana memoria, che sono però da sottofondo per le note del pianoforte che recita profonde e pesanti atmosfere sino ad aprirsi a mille voci corali che si librano nell’aria.
Questo è un bellissimo album, forse il più bell’album di Black Music concepito negli ultimi vent’anni, perché completo di tutte le sonorità della musica nera. Non c’è alcuna possibilità di stancarsi ad ascoltarlo.
di Gino Steiner Strippoli