Guerra e film…

Febbraio 10, 2003 in Cinema da Redazione

In questo momento in cui si parla insistentemente di guerra, sembrano essere diventati tutti anti-americani. Fatta eccezione per i Governi, gli europei mettono sempre più in discussione il diritto degli Stati Uniti ad autodifendersi e la competenza di questi a livello militare. Gli europei, e tra questi gli italiani, sentono ormai lontana la data dell’11 settembre 2001, ancora vivida per gli statunitensi.

Lasciando ad ognuno la libertà di pensiero riguardo questo soggetto, vogliamo qui aiutare ciascuno a formarsi un’idea. Mettendo da parte le idee preconcette, che sembrano essere anche il motore dei terribili atti terroristici che negli ultimi anni hanno colpito la Federazione Americana, vorremmo invitare i detrattori della guerra preventiva (ma anche i ferventi sostenitori) a vedere due film che bene illustrano lo spirito americano e la situazione irachena. Uno lo troverete certo già in videocassetta, l’altro potrebbe essere ancora in alcune sale d’essai o forse non ancora uscito in home video. Si tratta di Three Kings e Bowling for Columbine.

33529(1)Il primo è un film ambientato proprio in Iraq. Narra la fine della missione Desert Storm, così sapientemente portata avanti dagli stati Uniti. Grazie ai bombardamenti chirurgici gli americani riuscirono a ridurre notevolmente le perdite umane: pochissimi furono i soldati dell’Alleanza a perdere la vita. I prigionieri, come il nostro comandante Cocciolone, furono liberati, e nonostante le torture subite durante la prigionia, furono restituiti alle loro famiglie. In questo film si mette l’accento sulle delicate situazioni diplomatiche che si vennero ad instaurare alla fine del conflitto. Una pattuglia di militari riesce a difendere la popolazione irachena, vessata dalla potente struttura militare piramidale che fa capo al nemico della libertà: Saddam Hussein. Nella finzione hollywoodiana (nel cast grandi attori come George Clooney e Ice-T) gli eroi mettono a repentaglio la loro carriera militare pur di salvare la popolazione e metterla al sicuro oltre il confine con l’Iran. Sullo sfondo si intravedono le atrocità di cui si è macchiato il regime persico, tra inquinamento da petrolio e armi batteriologiche. Grazie al fortuito ritrovamento di parte del tesoro di Saddam, i quattro protagonisti riescono infine a comprare la salvezza di un intero villaggio.

Purtroppo, nonostante il volere degli americani, nella realtà gli equilibri politici nella Regione hanno impedito il ribaltamento della tirannia operata da Hussein. Da allora la comunità internazionale ha solo potuto imporre l’embargo. Saddam è riuscito a manovrare anche questo, riducendo la popolazione alla fame e assicurando ai suoi fedelissimi lusso e benessere.

33530Il film “Bowling for Columbine” è più un documentario d’autore. È più complesso de I re del deserto, perché non nasconde alcune ombre della società americana. Proprio per questo lascia una testimonianza più marcata dei nostri alleati d’Oltreoceano. Grazie all’accento portato sulla “sicurezza” (concetto che da noi arriva soltanto adesso) gli americani si fanno difensori di loro stessi. Ognuno di loro è già predisposto socialmente a prendersi cura della propria famiglia, sa di poter intervenire a difesa del prorpio nucleo. Per prepararlo e non lasciarlo in balia di un addestramento totalmente autonomo, le collettività prevedono dei corsi e dei poligoni di tiro.

Fin dall’epoca del Far West, le piccole collettività si difendevano autonomamente, garantendo la sicurezza di donne e bambini. Questo ha portato ad una nazione sentinella: non improvvisatasi paladina del Mondo, come qualcuno vorrebbe far credere, ma «geneticamente» portata alla “sicurezza”. Ad oggi gli Stati Uniti sono, sia logisticamente che operativamente, lo Stato meglio attrezzato per portare avanti il concetto di “libertà” che si è imposto solo nel mondo Occidentale.

Certo, il realizzatore Michael Moore non si nasconde dietro ad un dito. Ci possono essere alcuni isolati e sporadici casi di devianza, come l’attentato dovuto ad estremisti di destra ad Oklahoma City, o la sparatoria del liceo a Columbine. Gli americani però si riscattano con un sistema di condanne molto più efficiente che quello europeo (ed italiano soprattutto) e con il caso emblematico di New York: il piano «Tolleranza Zero» di Giuliani è riuscito ad abbassare di molto il tasso di criminalità nella regione. Se ancora stupisce, verso fine documentario, la cifra di 11 mila morti all’anno per ferite d’arma da fuoco, non bisogna dimenticare che la popolazione degli Usa è di 200 milioni di abitanti.

Il più grande errore degli Stati Uniti è stato quello di lasciare al potere Saddam Hussein alla fine della guerra del ’91. Ora cercano di riparare all’errore, per la sicurezza loro e di tutto l’Occidente. La visione dei due film sopra indicati dovrebbe aiutare a fare chiarezza sulle vere intenzioni che muovono questo potente Stato, lasciando finalmente da parte i luoghi comuni di petrolio ed armi.

di Diego DID Cirio