Grinzane05.03
Aprile 10, 2005 in Libri da Stefano Mola
Titolo: | Al mio giudice |
Autore: | Alessandro Perissinotto |
Casa editrice: | Rizzolli |
Prezzo: | € 15.00 |
Pagine: | 236 |
Ci sono diversi tipi di giallo. Puoi inciampare subito in un delitto, e sfidare lo scrittore, sperando di indovinare chi è l’assassino prima di quando lui voglia. Oppure lui ti dice subito chi è, l’assassino. Allora ti siedi sulla spalla di chi indaga e lo guardi mentre arranca più o meno velocemente tra gli indizi. Come tutti i disperati tentativi classificatori, ovviamente anche questo ha le maglie larghe. Oltre a quanto resta nella rete, c’è sempre qualcosa che scappa. Ma anche questo è il bello del gioco. E questo libro di Alessandro Perissinotto, in che scatola lo mettiamo?
Partiamo dall’inizio. C’è una e-mail. L’ha spedita proprio l’assassino. La cosa curiosa è che il destinatario è un giudice. Anzi, una giudice, Giulia Ambrosiani, incaricata di indagare sull’omicidio di Giuliano Lajanca, investito a Milano, davanti a un ristorante da una desueta R4, che sarebbe anche romantica, forse, se fosse una scelta invece di una necessità. Perché l’assassino, il torinese Luca Barberis, è praticamente ormai sul lastrico. Dopo aver surfato sul successo, come titolare di una apparentemente invincibile azienda di sicurezza informatica, è caduto dall’onda e si è fatto parecchio male. O meglio, più che caduto, qualcuno gli ha dato una bella spinta. Ma è stato veramente Giuliano Lajanca a dargli la spinta? E perché Luca ha deciso di scrivere proprio al suo giudice? Non c’è il rischio che si faccia subito beccare?
Alle recensioni non si deve chiedere troppo, delle trame soprattutto. Si può sperare di sniffare qualche profumo, per indovinare gli ingredienti in cucina. Il libro è tutto costruito ad e-mail, quasi equamente alternate, una di Luca, una di Giulia. La giudice funziona prevalentemente da specchio, in cui riflettere la vita che Luca decide di dipanare sotto i nostri occhi poco a poco. Dai suoi inizi, al successo, al rompicapo della sua caduta, alla sua fuga. La cosa più notevole del libro è che qui non c’è soltanto il piacere di scoprire un ingranaggio di trama che si muove ben oliato, senza fastidiosi scricchiolii. Perissinotto ci offre molto di più. Innanzi tutto, c’è un fitto gioco di rimandi letterari. Già dalla prima pagina, compare un nome importante, Albert Camus, Lo straniero. E poi, tanti altri, ma a fare quasi da spina dorsale, Georges Simenon. Colonna sonora: Jacques Brel.
Dunque, al di là del giallo, troveremo un’esistenza, e un mondo. Il nostro, di questi anni con etica e morale dimenticate in un cassetto, soprattutto se nelle tasche si riesce a far entrare un portafoglio bello gonfio. Un mondo in cui la globalizzazione è anche (se non soprattutto) quella della grande rete. Qualcosa di molto immateriale, apparentemente. Solo apparentemente: perché negli scivoli discreti dei cavi telefonici e delle fibre ottiche scorrono molto bit. I bit, in fondo, sono numeri. Alcuni (o forse molti) di questi numeri, opportunamente trattati, sono soldi. Così questa natura duplice, l’immaterialità del numero e l’estrema dolorosa concretezza del denaro, fa sì che ogni tanto di questo denaro, sapendoci fare, con sapienti travasi, un passo dopo l’altro, si possano far perdere le tracce.
La storia di Luca Barberis ci accompagna così dietro alla polvere che il neon splendente della new economy cerca di nascondere. Ma qui occorre alzare un’altra paletta di attenzione: non è un pamphlet. L’ingranaggio non si trasforma in una meccanica invettiva. Ricordiamo i nomi di prima. Simenon. Brel. Una componente esistenzialista c’è. Perché c’è soprattutto una vicenda umanissima: Luca Barberis, il suo modo di raccontare il mondo, i luoghi che tocca nella sua fuga, le persone, le donne. E quindi anche i suoi amori. Il bocciolo tenero mai dischiuso di Elodie. La dura tenerezza di Marieke. Insomma. I profumi di questo libro li abbiamo descritti abbastanza. Sta a voi ora, metterci dentro i denti. E se non l’avete in casa, comprate anche un disco di Brel. Il sottofondo non è necessario, ma di sicuro non guasterà.
Se ne avete il tempo, fate anche un giro sul sito dell’autore. Ci sono anche degli assaggi del libro.
di Stefano Mola