Gli Impressionisti a Como

Maggio 9, 2007 in Medley da Gabriella Grea

comoLa mostra, che propone un secolo di pittura dal 1836 al 1937, con 123 opere provenienti dal museo nazionale di Belgrado, è stata ideata e curata da Sergio Gaddi, assessore alla cultura del comune di Como, da Tatjana Bosnjak (curatrice della mostra), da Dragana Kovacic (curatrice della mostra) e da Giovanni Gentili (storico dell’arte). Questo raffinato allestimento rappresenta l’occasione per ammirare dipinti per la prima volta in Italia, nel Museo Nazionale serbo, attualmente chiuso al pubblico per consentirne la ristrutturazione e l’ampliamento.

Il Museo di Belgrado è stato fondato il 10 maggio 1844, tuttavia fu decisivo per la formazione dell’odierna collezione il periodo tra le due guerre mondiali. Gli anni ’20 e ’30 del Novecento coincisero con l’acquisto del maggior numero di opere che costituiscono la base della sezione più importante del Museo.

Il principe Paolo Karadordevic si avvalse della collaborazione dello storico dell’arte Milan Ka’anin, del giovane collezionista Erih Slomovic e di altri insigni letterati. Si circondò di una generazione di intellettuali iugoslavi formatisi culturalmente in Francia, per tutti loro il centro dell’arte e della cultura era Parigi.

Da leggere proprio in questa chiave filo francese “l’inusuale coerenza del contenuto della collezione (Tatjana Bosnjak), il peculiare “fil rouge” che lega Francia e Serbia “unisce in un percorso consequenziale impressionismo, post-impressionismo e avanguardie” (Luciano Caramel – storico dell’arte -).

A differenza della maggior parte dei Musei che offrono esposizioni concepite con criteri tradizionali e conservatori qui sono raccolte opere di artisti responsabili della nascita di nuovi orientamenti e sostenitori dell’estetica moderna.

Il punto di partenza espositivo è Camille Corot che influenzerà i paesaggisti Sisley, Pizzarro e Renoir. Tra il 1850 e il 1860 elabora il “cliché-verre”, combinando grafica e fotografia. In quegli anni la fotografia fa passi da gigante, proprio nel 1874 (prima esposizione impressionista nello studio del fotografo Nadar), nasce in Francia la Scénographe, una macchina fotografica leggera e compatta che permette la resa di un’immagine panoramica senza l’uso del treppiede.

pissarro teatro franceseProcediamo quindi attraverso “les images a clin d’oeil” (a battito di palpebra) e raggiungiamo il “paesaggio poetico” di Corot Un angolo del Parco di Port Bateau, zenit dell’evoluzione creativa del pittore, che esprime l’empatia tra la figura al centro del dipinto e la natura che lo circonda.

[C. Corot Un angolo del parco di Port Bateau, vicino a Rochemont (1862, olio su tela); C. Pissarro Paesaggio a Berneval di pomeriggio (1900, olio su tela)].

Lasciamo la campagna francese e raggiungiamo le affollate strade di Parigi. Ne La piazza del Teatro Francese (1898, olio su tela) ammiriamo Rue Saint Honorè in tutta la sua lunghezza e a destra Avenue de l’Opera. Un Pizzarro maturo (1897) riesce a trasferire sulla tela un ritmo speciale, la dinamicità di una Parigi che a fine ‘800 è senza dubbio la metropoli più avanzata dell’epoca.

[C. Pissarro La piazza del Teatro Francese (1898, olio su tela)]

Accanto alla quotidianità urbana le tele impressioniste riflettono la voglia evadere dalla dimensione urbana e ritrovare un rapporto salvifico con la natura. Il tema ricorrente delle bagnanti consente di manifestare attraverso la pittura la concretezza e la fisicità del corpo, colto in un momento di pieno abbandono alla natura.

[P.A. Renoir La bagnante addormentata (1861, olio su tela)]

“La bagnante” (1915 olio su tela), che rappresenta lo stile maturo del pittore, è ritratta in un “bagno di luce” nello splendore delle sue proporzioni, immersa nella vegetazione mediterranea e avvolta da un’aura di spirito dionisiaco che caratterizza tutta la produzione dell’artista.

Anche i bambini, esplosione di natura in fieri, sono un soggetto caro ai pittori: Renoir costringe i suoi figli, soprattutto Coco a lunghe ed estenuanti pose, ma è Mary Cassatt che colpisce per il suo acume interpretativo; non fornisce una stucchevole ed idealizzata visione della maternità, si sofferma invece sui volti dei bambini evidenziandone l’apparentemente semplice dinamismo sentimentale.

monet cattedrale[P.A. Renoir Coco (1904, olio su tela); M. Cassat Madre e bambino (1894 circa pastello su carta)]

Dalla risata argentina di Coco nella camera dei giochi ci spostiamo alla finestra del primo piano al 23 di Place de la Cathedrale, immerso nella pittura e nel virtuosismo tecnico Monet sta dipingendo l’elaborata facciata de la cattedrale di Rouen, con i suoi pinnacoli e le migliaia di sculture si trasforma magicamente sotto gli effetti della tenue luce del mattino, diviene un elemento dello spazio, un luogo di misteriosi effetti di luce ed ombra. Monet può essere considerato l’inventore della serialità in pittura, serialità che gli consente di scandire – e in questo modo di raccontare – il trascorrere del tempo.[C. Monet La cattedrale di Rouen/ La cattedrale Rosa (1892, olio su tela)]

Dall’antro della cattedrale si passa ad una sala che ospita le ballerine di Degas. Piccoli pastelli su carta, appartenenti alla produzione più intima e matura del pittore, confluirono nella collezione di Belgrado grazie al giovane collezionista E. Slomovic, che visse a Parigi nel primo decennio del novecento.

Le “Ballerine” sono il risultato di uno studio intenso sulla figura, sulla possibilità di tradurre attraverso il disegno movimenti rigorosi e suggestioni che caratterizzano la danza. Degas non si sofferma sui particolari, ma sui gesti che divengono abituali: l’impressione dell’istante è traccia della quotidianità. La vitalità del corpo femminile è esaltata dalla regolarità del tratto, dalla purezza formale della composizione.

[E. Degas Tre ballerine (1896-1898, matita e pastello su carta)]

Abbandonati gli impressionisti scopriamo le Avanguardie, movimenti sorti in aperta contrapposizione con i dettami dell’Impressionismo.

Suggestivo il confronto tra la natura morta di Boudin [E. Boudin Ciliegie (1835-1856, olio su tela)] ad inizio mostra e la Natura morta con pesci di M. de Vlamink [ M. de Vlamink Natura morta con pesci (1905 circa, olio su carta)], un autodidatta, suggestionato dai dipinti di Van Gogh.

renoir bagnanteLa sua Natura diventa una presenza minacciosa e ostile, simbolo di una visione drammatica dell’esistenza, la tavolozza si fa cupa e le atmosfere più inquietanti e drammatiche in sintonia con lo stato d’animo perturbato dell’artista, alla ricerca di una propria identità.

Ritroviamo i Nabis, pittori intimisti che propongono tematiche quotidiane: incantevole il Bambino addormentato di Vuillard, accanto ai Fauves dal cromatismo dirompente e immediato , dalle forme semplificate, caratterizzate da pennellate spesse e selvagge.

I canali cromataci sono declinazione dell’interiorità per un Guaguin che definisce il suo colore “lontano dalla natura: un confuso vasellame, spezzato durante la cottura”.

[P. Gauguin Donna tahitiana (1898, olio su tela)]

Gauguin rimprovera all’Impressionismo di essere “puramente superficiale” e puramente materiale”. Il simbolismo rifiuta radicalmente il realismo in tutte le sue forme, Jean Moréas nel Manifesto del Simbolismo nel 1886 assegna al movimento il compito di “rivestire l’idea di forma sensibile”, calembour sintattico con tre ossimori in un’ unica proposizione, e di “indagare sulla dimensione interiore, sui sogni e sugli incubi che agitano le loro coscienze inquiete
. Jung stesso riconoscerà a Redon un antesignano intuito nell’interpretazione dei sogni.

[O. Redon Occhi/ Sguardo (1879-82, carboncino su carta)]

Il sovvertimento del linguaggio espressivo sganciato da ogni legamento troppo stretto con la realtà culmina con altri due movimenti avanguardisti, caratterizzati dall’uso di un linguaggio geometrico il Cubismo e il Costruttivismo: mentre il primo mantiene un forte riferimento alla figura, scomposta nei diversi piani di percezione [P.Picasso Ritratto di donna (1909, olio su tela)], il Costruttivismo compie una profonda analisi dei colori primari con maggior tendenza all’astrazione. Non è solo una forma d’arte in sintonia con il progresso tecnologico, la geometria di Mondrian ad esempio, ha genesi spirituale: le linee verticali e orizzontali che si intersecano rappresentano l’armonia cosmo/ordine perfetto che regola la natura e che la pittura deve evocare. L’arte deve trasmettere l’armonia che nella vita umana non si può più raggiungere.

[P. Mondrian Composizoine II (1929, olio su tela)]

Con questo amaro messaggio la mostra si chiude, tuttavia l’incanto del lago che rincorre i monti all’uscita di Villa Olmo alimenta la speranza che la quiete irraggiungibile per Mondrian ci aspetti all’Orizzonte.

Monet – Degas – Renoir – Gauguin – Redon – Mondrian

Gli Impressionisti – I Simbolisti – Le Avanguardie

120 Capolavori dal Museo Nazionale di Belgrado

  • Como, Villa Olmo (via Cantoni 1)

    24 marzo – 15 luglio 2007

  • Orari: martedì, mercoledì e giovedì 9.00 – 20.00;

    venerdì, sabato e domenica 9.00 – 22.00.

    Lunedì chiuso (La biglietteria chiude un’ora prima)

  • Biglietto intero: Euro 9,00 – Biglietto ridotto: Euro 7,00, i giovani fino ai 18 anni, gli over 65, gli studenti fino a 26 anni, categorie convenzionate, gruppi di almeno 20 persone (con gratuità per l’accompagnatore); Euro 5,00, per le scuole (classi organizzate, con gratuità per 2 accompagnatori)

    Ingresso gratuito: bambini sino a 6 anni, portatori di handicap con accompagnatore, giornalisti con tesserino, guide turistiche con tesserino o autorizzate, militari in divisa.

    Visite guidate su prenotazione per gruppi fino a 20 persone: Euro 100,00

    Visite guidate per scuole: Euro 50,00

    Audioguide: Euro 3,00

  • Catalogo: Silvana Editoriale

  • Sito Internet: www.impressionisticomo.it

    di Gabriella Grea