Gli antichi sapori dei mangiari di strada

Dicembre 11, 2005 in Libri da Gustare da Simona Margarino

Titolo: Gli antichi sapori dei mangiari di strada
Autore: Carlo G. Valli
Casa editrice: Cierre Edizioni
Prezzo: € 12,50
Pagine: 156

Invade il marciapiede la teglia dei bomboloni avvoltolati nello zucchero, pregnanti di vaniglia. Il trippaio è davanti al suo carretto: fuma nella vaschetta il lampredotto appena bollito; gli si affollano attorno i garzoni del Quartiere col pane croccante fra le mani, per la prima colazione: si puliscono le dita sul fondo dei calzoni per servirsi un pizzico di sale…Passa il cenciaiulo nel suo richiamo e il barroccino spinto da un ragazzo. Nel sacco sulle spalle, un giovane di diverso accento nella via dell’Agnolo alza il grido quotidiano: Compro capelli caduti dal pettine…. (V.Pratolini, Il Quartiere)

Gli antichi sapori dei mangiari di stradaLa toponomastica urbana della nostra vecchia Italia, rivestita del sugo della vita di piazza, si acconcia ovunque di vie delle Pescherie, degli Staderai, dei Caciaioli. Ai mestieri dei quartieri, ai sapori che l’hanno resa luogo unico e ai personaggi che l’hanno popolata di gastronomiche curiosità è dedicato il libro Gli antichi sapori dei mangiari di strada (Cierre Edizioni, 2003) del consulente e docente di marketing e comunicazione Carlo G.Valli, membro dell’Accademia Italiana della Cucina, nonché del Direttivo dell’Associazione della Stampa Agroalimentare.

La storia pittoresca degli ambulanti, le urla degli imbonitori di cibo, il lessico peculiare dei girovaghi dell’abbuffata senza tavola e centrini sono raccontati dall’autore mettendo in scena -per quanto sommariamente, data la vastità del tema- il grande palco dei mercati e della gente di sagra. Recitano così, a soggetto, l’acciugaio e il trippaio, il lumacaio e la mistucchinaia, il castagnaro e il ranaiolo, il perecottaio e il poliparo, il porchettaio e l’uomo dei gamberi, il feghettaro e il mostacciolaro, il morato e il carnacciaro, il recuttaro e il franfelliccaro, il capraio e il frutte ‘e mare.

Se gli attori di questo spettacolo antico son ormai quasi tutti usciti dal quadro del moderno Stivale mangereccio, resta ancora la voce del mellonaro che d’estate cerca di rinfrescarci a fette d’anguria, o quella del venditore di marroni che d’inverno ci scalda coi marroni abbrustoliti. In bocca rimangono anche, per fortuna, le frittelle della fiera, lo zucchero filato di bambinesca memoria, le zeppole da carnevale.

Come sia nato il sorbetto, chi fosse l’ambulante della sete, cosa abbiano a che fare tre dita di Sant’Ambrogio con la polenta e di quante rane fosso ghiotto il Barbarossa ci dà un assaggio Valli, aggiungendo verità golosa a ricordi sbiaditi. A piccoli pezzetti si torna infatti in un mondo affollato di paesi e città fra carretti e bancarelle, odore di granturco e vermicelli gustati all’aperto, cesti ricolmi, chioschi e camminate sgomitando tra gli animali.

Attraverso stampe, ricette, aneddoti e citazioni passano svelte 150 pagine in cui le vivande vengon servite negli slarghi o sui ‘campi’ in una galleria di ritratti che potrebbe facilmente spennellarsi sotto l’olio di un artista. E così, mentre il profumo di asfalto oggi copre l’arte lontana della compravendita, gli spazi d’incontro popolare possano ben riscriversi tra le parole di un amante del palato e della Cultura che ha saputo trasformar la fame in una meravigliosa pantomima.

di Simona Margarino