Giuda ballerino ! – I parte

Gennaio 10, 2008 in Medley da Tomas

Dylan Dog 1

Un libro dalle pagine bianche, dove solo titolo e prefazione son già stati scritti. Un libro scritto a più mani, col nostro nome per titolo e la prefazione scritta dai nostri genitori. Questo dovrebbe essere il libro della nostra vita. Ora mi ritrovo qui a scrivere su di un foglio bianco parole che rapidamente si formano dall’unione di tante lettere danzanti. Una danza che mi inebria la mente e che mi confonde letteralmente tentando di portarmi fuori dal seminato. A cosa dovete questa mia bizzarra presenza in questo coraggioso giornale? A chissà quali brani scritti nel mio e nel vostro libro dovete questo supplizio? E il titolo dell’articolo? Che vorrà mai dire? Una strana bestemmia apocrifa? Vediamo se riesco a rispondere in modo esauriente. Agosto 1993. Son passati oramai più di 14 anni dalla prima volta che questa esclamazione “Giuda ballerino!” entrò a far parte delle citazioni presenti nel libro della mia vita. “…Tod!… Giuda ballerino ! Tod, Helmut, pagina 62…”. La scena si svolge nella biblioteca nazionale di Londra e chi pronuncia quelle parole è il famoso indagatore dell’incubo, il londinese Dylan Dog, mentre è alla ricerca di notizie sull’esistenza dell’antagonista dell’albo in questione: n° 83, “Doktor Terror”, pagina 33. Da allora ho continuato a mischiare le pagine del fumetto con le sue storie horror, fantastiche, romantiche, velate di una leggera tristezza e colorate da una semplice ironia, alle pagine che quotidianamente vivo, pagine che credo nel mio piccolo contengano parte di queste caratteristiche. Dylan Dog nasce ufficialmente nell’ottobre del 1986, quando la sua serie debutta con il famoso numero 1 “L’alba dei morti viventi”:

in una casa un urlo… una donna in vestaglia da notte è terrorizzata da qualcuno o qualcosa… cerca di fuggire… una porta che si apre difficoltosamente… una mano che l’afferra e le strappa la vestaglia… una corsa verso il telefono… oh no! inciampa, cade e sbatte la testa… sembra svenuta… ormai è stata raggiunta da quell’essere misterioso… le afferra la gamba e si appresta a morderla… la donna si risveglia, sferra un calcio divincolandosi dalla presa dell’aggressore ed incredula da quel che le sta accadendo si rialza e si rinchiude in bagno… è in trappola… l’essere bussa violentemente alla porta… la squarcia a mani nude… “No… John… No!”… la donna conosce l’essere/uomo che sia…. afferra una forbice e dopo aver inutilmente chiesto di andarsene all’uomo, in un atto finale terribilmente cruento lo uccide colpendolo alla testa. Cambio di scena. Una settimana dopo. In mezzo al traffico viene pronunciato l’indirizzo che ormai tutti conoscono “Craven Road, avete detto?” “Sì, numero 7”. Scesa dal taxi, una donna si ritrova a suonare al campanello con la targa “Dylan Dog indagatore dell’incubo” e si ode un urlo “Uaaaaaaaaaargh!”… quante volte questa scena verrà ripetuta, quante! Alla porta compare un ometto coi baffi, gli occhiali ed un sigaro fumante, rassomigliante a Groucho Marx dei famosi fratelli, che l’accoglie travolgendola da battute, freddure, non-sense e giochi verbali che la introducono al protagonista assoluto.

E così nasce il mito. Ma quale è la vera storia di questo fulgido rappresentante del fumetto italiano, che dopo Tex è diventato il numero uno nel mondo delle pubblicazioni dei fumetti in serie? Dylan Dog è stato ideato da Tiziano Sclavi, che nel 1985 faceva parte della Orient Express, assorbita dalla Bonelli assieme alla casa editrice “L’isola Trovata”, entrambe con proposte innovative, narrazioni atipiche ed autori bravissimi e geniali, insieme al geniale disegnatore Claudio Villa, l’autore delle copertine di DyD. Inizialmente il protagonista del fumetto doveva ispirarsi fisicamente a Jack Nicholson e Richard Dreyfuss, in seguito addirittura puntarono su un ballerino dall’aspetto molto latino (Antonio Gades), ma alla fine Sclavi si impose consigliando ai disegnatori di ispirarsi a Rupert Everett, anzi, Dylan Dog è Rupert Everett, un plagio insomma. Dylan è ironico e autoironico, ingenuo e avventato, impulsivo e romantico, triste con la vocazione da eroe per forza o per amore falsamente repressa, pieno di vezzi ed idiosincrasie e non ultima con una innata tendenza ad innamorarsi…

Il fumetto infatti non è solo un horror splatter, è carico di citazioni cinematografiche e narrative, di ironia e che cerca di parlare dell’orrore che ci circonda attraverso l’orrore fantastico che abbiamo conosciuto fin da bambini, seguendo narrazioni intense immerse molto spesso nelle leggende popolari, e segnate da una tristezza mai disperata. Questo è uno dei tanti successi del fumetto.

Images courtesy of Sergio Bonelli Editore http://www.sergiobonellieditore.it/

di Tomas