Garbo: io fulminato da Walk On The Wild Side

Ottobre 14, 2008 in Musica da Gino Steiner Strippoli

‘COME IL VETRO’ LA TRASPARENZA MUSICALE DI GARBO

L’INTERVISTA ESCLUSIVA

Garbo Oggi parlare di elettro-pop o elettro-rock sembra quasi naturale, visto che sono molti gli artisti che si adoperano a suonare e cantare, con e su, cadenze elettroniche. Ma era una novità assoluta nei primi anni ’80, soprattutto per gli artisti italiani. In Inghilterra in piena epoca punk nel 1976 un brano di un eccellente band i “Metro” con una stupenda “Criminal World” diede il là a quelle cadenze ipnotiche che poi sfociarono in Brian Eno, Midge Ure ed altri ancora. Anche in Italia,che si lasciava dietro le spalle il rock progressivo, iniziavano a nascere nuovi movimenti, artisti e band tra cui Franco Battiato e i Krisma di Maurizio Arcieri. Subito dopo arrivarono Faust’O e Garbo. Quest’ultimo nel 1981 librò nel cielo 7 note musicali che diedero vita ad un album fortunato come “A Berlino va bene”. L’omonimo brano fu subito un successo, sia musicale molto tecnologico per l’epoca, sia per il testo della canzone molto graffiante ma contemporaneamente molto decadente e inquietante per quel periodo. Di li in poi si susseguirono altri album che sono entrati di diritto nella storia del rock cantautorale italico, album come “Scortati (Generazione e Io vorrei regnare)”, “Fotografie” e “Il Fiume” non hanno tempo. In trent’anni di attività musicale Renato Abate in arte Garbo ha compiuto la bellezza di 23 album( e 22 singoli). Auguri all’eccelso artista che poche settimane fa ha partorito l’ultimo figlio “Come il Vetro”, un disco che mantiene le sonorità elettroniche ma molto più “mansuete”, dove a farla da padrone sono i testi molto comunicativi scritti tutti da Garbo con l’eccezione del singolo “Voglio morire giovane” (Tao) e la cover di “Baby i love you” (Phil Spector). E’ la prima volta che il “nostro” inserisce e canta un brano inedito scritto da un altro artista ma e come se lo avesse scritto con le sue mani visto quanto entra pienamente nel canto dando delle vere emozioni. Ma altre canzoni rendono particolarmente affascinante l’album ad esempio“Come il vetro” titolo omonimo dell’album: il ritmo e di quelli che prendono subito l’orecchio, ipnotico e cadenzato al futurismo con pause dove Garbo recita :”Per te che sei cosi fragile, per te che puoi riflettermi, per te che sai, ora scivola, per te che sei un po’ luce qui..”. A mio avviso è la perla di questo album. Ma i brani si susseguono veloci e non cambia il ‘godimento’, sentire per credere “Chi sei”, atmosfera magica legata a parole di amori lontani e sconosciuti. Garbo oltre che essere un fine musicista è anche una persona gentile e simpaticissima, pronto alla battuta e a scherzare. Un intervista a tu per tu è l’occasione per parlare dell’ultimo album e di trent’anni di carriera.

  • Come il vetro” è l’ultimo atto di una trilogia iniziata con “Blu” e proseguita con “Giallo Elettrico”.

    “Si, in “Come il vetro” volevo la definizione della somma di tutti colori e delle assenze di colori e il vetro mi ha permesso come materiale di identificare questa zona, cioè puoi guardare attraverso il vetro e guardare i colori che vuoi o non vedere colori, d’altra parte gli altri attraverso il vetro

    possono vedere te, c’è un bisogno di trasparenza da una parte, il mio desidero. di comunicarmi meglio sotto il profilo emotivo. Questo album è più incentrato sulla ricerca da un punto di vista della comunicazione emotiva. Ho dato meno peso alla ricerca sonora in modo meno esasperato rispetto a “Giallo Elettrico” che era molto elettronico, molto curato dal punto di vista scientifico”
    .

  • Per la prima volta hai in un tuo album una canzone inedita “Voglio morire giovane” che non hai scritto tu, puoi raccontarci il perché e in quanto tempo è stato realizzato l’album?

    “ Si volevo dimostrare a me stesso che riesco ad emozionarmi per cose altrui, se ci sono i presupposti, e quando Tao l’autore mi ha detto – vorrei farti un regalo con un testo adatto a te – be mi sono emozionato realmente. Questa canzone che è il singolo estratto dall’album in realtà è un po’ equivoco come titolo, io penso in realtà che sia un inno all’amore, l’amore per la vita, per la creatività e per l’arte con un pizzico di autoironia. Per quanto riguarda l’intero album mi ha comportato un anno di lavoro da un punto di vista di scrittura, produzione etc.”

  • Tornando indietro negli anni nel 1981 nacque “A Berlino va bene” che apri la new wave italiana, insieme ai Decibel e Faust’O. Oggi a 50 anni come rivedi quel Garbo giovane. “ Be sicuramente un ragazzo poco più che ventenne che si affacciava ad una scena assolutamente impreparato, c’era molta inesperienza ma c’era anche la creatività ingenua pura, i miei amori per quello che ascoltavo, la grande energia dell’inesperienza che lasciava andare le cose come dovevano andare”.

    Tu sei stato e sei un musicista atipico, sei sempre stato una figura musicale di nicchia , per persone che capiscono e sanno cos’è la musica. “Nel passato proprio in relazione all’inesperienza e a una certa dose di incoscienza non mi sono chiesto molte cose, facevo quello che ero capace di fare e volevo fare. Poi mi resi conto che quello che facevo poco aveva a che fare con un atteggiamento nazional – popolare perché, sai, se parli di Maria che ha lasciato Antonio e che poi si è innamorata di un altro magari funziona, se ti chiedi a Berlino che giorno è la gente ti dice chi se ne frega. In realtà dietro a questa canzone c’è una meditazione “filosofica” sui luoghi, sulla vita sociologica delle città”

  • Tra l’altro “A Berlino va bene” è una canzone sempre attuale, con un testo volto all’infinito. “Una delle cose che ho sempre voluto fare nelle mie canzoni è parlare di temi, se vuoi anche dal punto di vista psicologico oltre che culturale, che si congiungono nel sociale degli accadimenti. Il qualcosa che un uomo si domanda sempre nella storia: chi sono, cosa voglio da me, dove sto andando e il rapporto con il tempo che trascorre sono temi che anche nel 2090 l’uomo tratterà”.
  • L’influenza elettronica, uno dei padri italiani è stato senza dubbio Maurizio Arcieri con i Krisma e tu per certi verso hai proseguito quella ‘scuola’.

    “Siamo grandi amici, ci vediamo spesso, abbiamo condiviso qualche serata. Si in effetti siamo un piccolo gruppo di artisti, che tu prima hai citato, che hanno condiviso, chi prima chi poi, un territorio trovando strada propria personale su cui appoggiarsi”.

  • Oggi il mercato discografico è in crisi che spiegazioni dai.

    “ Intanto nuovi supporti tecnologici, un nuovo modo di consumare la musica e poi un problema culturale. Oggi la gente consuma poca musica, la consuma e la vive poco. La musica oggi è vissuta attraverso i media come supporto per altre cose, attraverso la telefonia mobile, e poi una cattiva gestione. Le multinazionali non hanno mai, tranne in rari casi, spinto, protetto, sostenuto la cultura come invece il commercio e la gente è anche stanca di essere presa in giro. Gente che compera il disco dove dentro c’è il ‘singolone’di successo (che è specchio per le allodole) ma poi nel resto dell’album i contenuti non ci sono. Io credo che nel futuro la musica debba essere privatizzata, gli artisti devono controllare totalmente il proprio lavoro le proprie edizioni e il rapporto con la gente”

  • Sei diventato negli anni un’icona della new wave italiana tanto che artisti come Madaski, Subsonica, Krisma e tanti altri ti hanno fatto tributo realizzando un doppio album “ConGarbo” di tue canzoni.

    “ La prima cosa che ho provato, quando ho scoperto ciò, è stato stupore perché in fondo io non sono un cantautore per tutte le ge
    nerazioni cosi come non sono un artista da classifica. Qualcuno mi ha detto – guarda che hai lasciato il segno per una generazione – preso atto di questo la seconda emozione è molta gratificazione, mi ha fatto molto onore.” Da ragazzo il primo disco che hai ascoltato. “ Mi ricordo un aneddoto, io ero ragazzino, non uscivo la sera , non potevo, i miei non mi lasciavano uscire, ascoltavo la radio di Stato ( non c’erano le radio private) e una sera ascoltando, nella mia cameretta, con una radiolina il programma musicale“Supersonic”, fui fulminato da “Walk on the wild side” di Lou Reed e pensai se io un domani farò il musicista anch’io voglio fare queste cose”.

    di Gino Steiner Strippoli