Friuli. Terre, uomini, vino

Luglio 15, 2005 in Libri da Gustare da Stefano Mola

zanficopertinaSiamo alla terza tappa di un viaggio molto premiato. Andrea Zanfi ha deciso di guardare all’Italia attraverso quella lente molto particolare: un bicchiere. Un bicchiere vuoto? Sarebbe una tristezza. Viene riempito sul posto di quel sangue del territorio che in fondo è il vino. Una regione alla volta, migliaia di chilometri alla volta, decine e decine di incontri alla volta. Per poter tornare indietro e avere nella testa e nelle vene una nuova cartina di geografia umana ed enologica. Le prime due fortunate tappe, iSupertuscans e Viaggio trai grandi vini di Sicilia, hanno ricevuto riconoscimenti importanti quali la vittoria nel concorso Libirdagustare e il Gourmand Cookbook Award. Ora tocca al Friuli.

Non a caso il sottotitolo: terre, uomini, vino. Il vino è al terzo posto, non perché non sia importante, ma perché è un punto d’arrivo. Se vogliamo capire bene una cosa, dobbiamo essere capaci a inserirla nel suo contesto. Non basta una buona terra, e non bastano uomini competenti e appassionati. Come in una reazione chimica (e nel vino se ne scatenano tante) ci vogliono tutti gli elementi, e le giuste condizioni. Così è bene scendere le scale della cantina solo dopo aver capito quale terra, cultura e quali uomini ci sono alle spalle di una bottiglia.

Gli scaffali dei supermercati facilmente ci portano a dimenticare, nella loro asettica artificialità al neon, che il cibo e il vino sono delle storie e non delle confezioni. Uno dei meriti di Andrea Zanfi, in questo suo lavoro attento, meticoloso e appassionato, è proprio questo: restituirci la terra e gli uomini. Parlando con loro, facendone brevi ritratti, e, grazie alle meravigliose foto di Giò Martorana restituendoci facce e paesaggi a complemento delle parole. Un approccio che in una terra particolare, di confine, quale il Friuli, non è stato banale. Tanto che l’autore paragona questa terra all’ostrica, immagine a nostro giudizio assai calzante, per la sua duplice valenza di scabrosità esterna e grande valore interno (pensiamo a rappresentanti della terra friulana quali Dino Zoff ed Enzo Bearzot, e la cosa calza perfettamente).

Tutto questo senza tralasciare il rigore della selezione di cantine ed etichette, vitigni autoctoni e alloctoni, perché il Friuli, come molte altre terre del mondo ormai, è sospeso tra tradizione e contaminazione. Non so voi, ma a me i nomi dei vitigni piacciono molto. Il suono delle parole, innanzi tutto, al di là del sapore e dell’aroma. Penso a parole come Picolit, Sciaglin, Tazzelenghe, Refosco, Ribolla Gialla, Schioppettino, Ramandolo, Vitovska, per citare alcuni degli autoctoni. Nomi che da soli sembrano chiamarci ad ascoltare una storia. Una parte, ce la racconta Andrea. Questo libro è il frutto di un anno di lavoro, 85 aziende visitate, 250 vini degustati per selezionarne poi 118 di 66 aziende. Per ognuno, una scheda tecnica completa, dalla descrizione del territorio, al sistema di allevamento e impianto, alla maturazione e tecnica di vinificazione. Il resto tocca a noi, leggendo il libro, seguendo le suggestioni, degustando.

di Stefano Mola