Francesco Guccini al Palastampa
Dicembre 3, 2002 in Spettacoli da Redazione
Francesco Guccini e Palastampa, un appuntamento che si rinnova, a Torino, quasi annualmente; un appuntamento che vede cantare ed emozionare generazioni diverse unite dalla magia delle parole del neo-dottore Francesco; un appuntamento che, quest’anno, diventa ancora più coinvolgente ed altruista poiché una parte del ricavato del concerto andrà a favore di Emergency, il grande progetto umanitario di Gino Strada.
Il cantastorie di Pavana deve avere sempre avuto un ottimo rapporto con le parole e doveva averlo capito molto bene sua madre che per lui voleva una laurea in discipline umanistiche: “Mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta più di un cantante.”, così nel 1976 Guccini cantava nell’ “Avvelenata”.e, nonostante avesse sostenuto tutti gli esami alla Facoltà di Magistero, non si laureò.
Quest’anno il titolo accademico è entrato a far parte del suo curriculum: il 21 ottobre, a Reggio Emilia, ha ricevuto la laurea “honoris causa” in Scienze della Formazione primaria per aver realizzato “ricerche documentarie metodologicamente corrette e coerenti, spaziando in diversi generi letterari”.
Non di sole canzoni è fatta la sua vita, ma anche di romanzi (l’ultimo libro, con Loriano Macchiavelli, è “Lo spirito e altri briganti”), di gialli, di ricerche linguistiche (“Dizionario del dialetto di Pavana”), di fumetti (sceneggiatore per Magnus e Bonvi), di traduzioni dal latino (la sua versione di Plauto in pavano è uscita pochi mesi fa) e di lezioni universitarie (ha insegnato per vent’anni lingua italiana all’Università americana di Bologna ed è ricercatore di dialettologia). In ogni caso è il Guccini cantautore che ha ammagliato ed impegnato un pubblico eterogeneo costituito da chi aveva vent’anni nel 1960 e da chi ha vent’anni nel 2000, coprendo tutte le generazioni intermedie.
Andare ad un suo concerto è come ritrovarsi con un amico sul quale sai di poter contare: non è importante vedersi e sentirsi ogni mese, l’importante è ritrovarsi ogni tanto a fare insieme due chiacchiere, a chiedersi come va e a “cantarsene quattro”, magari accompagnati da un bicchiere di “quello buono” (purtroppo però beve solo lui).
Sul palco è accompagnato da un manipolo di collaudati compagni d’avventura: Ellade Bandini, batteria; Antonio Marangolo, sax e percussioni; Ares Tavolazzi, contrabbasso; Vince Tempera, tastiere (“Vince Tempera…è là!” come si sente dire da Francesco in un suo famoso album); Juan Carlos “Flaco” Biondini, chitarre e Roberto Manuzzi, sax e tastiere. Il concerto ripercorre e propone i “classici” di Guccini: canzoni che lo hanno collocato nell’Olimpo dei grandi e che il fedelissimo pubblico vuole sempre ascoltare e cantare senza stancarsi mai: “Il vecchio e il bambino”, “La locomotiva”, “Dio è morto”, “Eskimo”; accanto a questi “pezzi” scolpiti nella memoria di ognuno di noi vengono suonati quattro nuovi brani: “Vite”, scritta per l’ultimo album di Celentano, “Poema per il Che” (composta da Flaco Biondini che ha unito versi di Montalban a scritti originali di Che Guevara), “Certo non sai” e “Canzone” che cerca di spiegare il senso, la vita di una canzone. Il Dottor Guccini è pronto per “stregare” ancora una volta, con la sua inconfondibile erre moscia, venerdì, 6 dicembre, il devoto, caldo e numeroso pubblico torinese.
di Marinella Fugazza & Marino Periotto