Festivaletteratura 2002

Settembre 4, 2002 in Medley da Stefano Mola

Vorrei provare a spiegarvi cos’è il Festivaletteratura di Mantova. Io ci sono andato nel 1997. Era la prima edizione. Bisogna ovviamente premettere che se si prova la sindrome di Stendhal entrando in una libreria, se di fronte anche a una poverissima bancarella non c’è altra possibilità che avvicinarsi, dare un’occhiata, sfiorare i libri, bene, se è così, sapere che un’intera città che per cinque giorni vive soltanto di libri e di scrittori è un’attrazione irresistibile. Perché Mantova in quei giorni è letteratura. Innanzi tutto parte avvantaggiata, perché già senza niente (cioè, senza libri e scrittori) è bellissima, con certe prospettive quasi di fiaba, con il Mincio che si allarga in un abbraccio da lago, e palazzo Ducale che sembra stato fatto dicendo, aspetta, adesso aggiungiamo ancora questo, e quello aggiunto è ancora più bello di quello che c’era prima.

31802(1)

E poi le piazze, e il centro pedonale. E nei cortili, negli angoli, nei palazzi, in una parola in mezzo alla storia che ha costruito tutta quella bellezza che c’è a Mantova, code di gente che sembra di essere allo stadio e invece no. Quell’anno, nel 1997, ho aspettato un’ora fuori dal teatro Bibiena (anche lui vale da solo la visita) prima di entrare per ascoltare in piedi Salman Rushdie leggere un racconto. E ricordo poi un acquazzone, una sera, e un pianoforte tirato di fortuna sotto un portico, e alla tastiera Vinicio Capossela con la gente bagnata fradicia a due passi, e lui a fare due accordi, triste per non aver potuto suonare. E ancora, una visita a Palazzo Ducale con la guida che leggeva pagine dai libri di Maria Bellonci nei luoghi dove erano state ambientate. E l’umanità straordinaria di Yeoushua, mentre parlava del dolore e del valore della famiglia. E Hanif Kureishi che poche ore dopo leggeva le prime pagine di “Intimacy”, in cui un uomo abbandona invece la moglie e la sua casa. E l’entusiasmo infaticabile dei volontari cortesissimi, gentilissimi, che spostavano tonnellate di sedie da una parte all’altra.

Insomma, non so se è facile capire, e cosa poi uno può farsene veramente dell’esperienza di qualcun altro compressa in poche righe da esaltato del ricordo. Credo che comunque valga la pena come sempre di fare una delle cose poche sensate che si possono fare: provare di persona. È praticamente impossibile dare conto del programma. Gli eventi, come si chiamano qui, sono 180. Andate sul sito del festival, per scoprirli tutti: percorsi guidati al patrimonio storico culturale della città; momenti teatrali; reading di poesia; spettacoli; incontri su arte, architettura, design e libro illustrato; colazioni con gli autori; reading in lingua.

E poi andate, a Mantova, e quando tornate, raccontateci quello che avete visto. Ah, solo una segnalazione: il progetto del festival “Scritture Giovani”, che punta alla promozione dei giovani scrittori europei (realizzato insieme a a The Guardian Hay Festival, Gran Bretagna, e Internationales Literaturfestival Berlin, Germania). Per il 2002 (prima edizione) sono stati selezionati sei giovani autori (due per ogni paese) con la pubblicazione nelle tre lingue di una raccolta di racconti che ogni autore appositamente scriverà. Il tema di quest’anno: le cose cambiano. Ovviamente i sei autori saranno a Mantova. Ma se volete dare un’occhiata ai racconti, li potete trovare nel sito di Scritture Giovani .

Mantova, dal 4 all’8 settembre 2002.

PS se volete dare un’occhiata a cosa scrive sul festival la nostra amica Lidia, guida di SuperEva, cliccate qui

di Stefano Mola